«Insurrezione in Kosovo»

«Insurrezione in Kosovo» L'esercito di liberazione: tutti gli uomini alle armi. Usa e Gran Bretagna preparano l'intervento militare Onu «Insurrezione in Kosovo» Appello dei ribelli alla rivolta finale ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Un appello all'insurrezione a tutti gli uomini abili alle armi è stato lanciato ieri dall'Esercito di liberazione del Kosovo. Tutti gli albanesi tra i 18 e i 55 anni di età sono stati chiamati a partecipare alla lotta per la liberazione della regione. «Bisogna impugnare le armi per fermare la fanteria serba, scavare trincee per combattere contro i blindati», dice l'appello pubblicato dal quotidiano in lingua albanese «Koha Ditore». I combattenti dell'Esercito di liberazione invitano tutti i profughi rifugiatisi in Albania a rientrare nel Kosovo per unirsi alla lotta contro il regime di Belgrado. «Quegli albanesi che non combattono ancora contro i serbi dovrebbero perdere ogni illusione sul fatto che la guerra possa essere evitata», termina il messaggio che chiede a tutti i partiti politici del Kosovo di appoggiare senza riserve l'organizzazione militare che vuole l'indipendenza della regione. Le truppe jugoslave hanno continuato anche ieri ad attaccare i villaggi albanesi nei pressi di Decani e Djakovica, nel Kosovo occidentale. Secondo fonti di Tirana almeno due paesi sarebbero stati bombardati dall'artiglieria pesante, mentre non si sa ancora U numero delle vittime del primo raid dei caccia di Belgrado che venerdì hanno colpito la città di Prilep. D'altra parte i combattenti albanesi avrebbero attaccato e fatto saltare in aria il quartier generale della polizia a Ratkoc. Dopo una violenta battaglia, gli agenti e i civili serbi sono stati costretti a scappare. Nel frattempo la polizia di Belgrado è duramente intervenuta contro i manifestanti albanesi a Pristina dove, per il cinquantasettesimo giorno di seguito, è stato organizzato un grande corteo di protesta contro la repressione nel Kosovo. L'agenzia indipendente di Belgrado «Beta» afferma che tre anziani albanesi sono stati picchiati dagli agenti. Gli organizzatori delle manifestazioni quotidiane hanno invitato la gente a non rispondere alle provocazioni degli agenti, soprattutto mercoledì quando decine di migliaia di albanesi scenderanno in piazza per reclamare l'intervento della Nato. Secondo le autorità serbe, che ieri hanno invitato nel Kosovo un gruppo di diplomatici stranieri accreditati a Belgrado, gli albanesi sarebbero vittime dell'Esercito di liberazione del Kosovo. «Sono le bande terroristiche albanesi che attaccano i villaggi del Kosovo e si vendicano nel modo più atroce dei loro connazionali che rifiutano di appoggiarli)), affermano a Belgra¬ do, accusando l'Albania e alcune organizzazioni internazionali di diffondere notizie false sui profughi per provocare una reazione della comunità internazionale. Ma ieri soltanto i giornalisti jugoslavi fedeli al regime hanno potuto accompagnare i diplomatici stranieri nella loro visita nel Kosovo. Sembra infatti che il morale delle truppe jugoslave non sia più così alto. A quanto scrive il quotidiano di Belgrado «Dnevni Telegraf», nelle ultime due settimane 363 poliziotti della capitale si sono licenziati perché non vogliono andare nel Ko¬ sovo. Lo stesso accade con i riservisti dell'esercito, mentre i genitori delle nuove reclute cominciano ad alzare la voce contro l'invio dei loro figli nella zona degli scontri. A Belgrado corre voce che l'Esercito di liberazione del Kosovo controlli ormai il 40 per cento del territorio. «Se esplode il Kosovo ci troveremo di fronte a una guerra ancora più feroce di quella in Bosnia», ha dichiarato il supermediatore americano Richard Holbrooke a cui si deve il primo incontro tra il presidente jugoslavo Milosevic e il leader albanese Rugova. Per affronta¬ re la situazione che diventa di ora in ora più drammatica, Stati Uniti e Gran Bretagna stanno preparando una richiesta per l'intervento militare della Nato che verrà sottoposta al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nel progetto di risoluzione ci sarà un appello all'Onu affinché autorizzi «tutti i mezzi che siano necessari» per proteggere la popolazione albanese dalla repressione delle truppe jugoslave. In una conversazione telefonica, il presidente russo Eltsin e il primo ministro britannico Blair si sono però dichiarati d'accordo sul fatto che la soluzio¬ ne della elisi del Kosovo non deve intaccare l'integrità territoriale della Federazione jugoslava. I ministri degli Esteri dell'Unione Europea, che oggi s'incontrano a Lussemburgo, hanno annunciato nuove sanzioni economiche contro Belgrado e in particolare il blocco degli investimenti stranieri in Jugoslavia. E il ministro degli Esteri Dini in una intervista al Tg3 ha dichiarato che «l'Italia farà certamente la sua parte e non si tirerà indietro». Ingrìd Badurina Il progetto di risoluzione prevede «tutti i mezzi necessari»per proteggere la popolazione Blair telefona a Eltsin per rassicurarlo e Dini ribadisce «L'Italia non si tirerà indietro» IP • m La tragedia dei profughi in fuga dalla repressione serba nel Kosovo che con una penosa marcia tra le montagne cercano di raggiungere i centri di raccolta predisposti nella confinante Albania

Persone citate: Dini, Eltsin, Milosevic, Richard Holbrooke, Rugova