L'alta finanza sposa il lusso e scoppia la voglia di Borsa di Valeria Sacchi
L'alta finanza sposa il lusso e scoppia la voglia di Borsa L'alta finanza sposa il lusso e scoppia la voglia di Borsa MILANO. Sarà perché, a furia di crescere, le grandi griffe diventano inevitabilmente delle multinazionali. Sarà perché da qualche tempo la finanza internazionale ha capito che tra le migliori performance ci sono proprio quelle dell'industria del «lusso». Sarà perché da due anni Wall Street è al Toro e da un anno anche le Borse europee hanno ripreso a correre. Sia come sia, nel mondo della moda la corsa alle alleanze e allistino sta diventando un imperativo. Mentre accelera - ormai ha innestato la quinta - il processo di osinosi tra moda e affa¬ ri. I francesi ci sono arrivati per primi. Christian Dior-Louis Vuitton e Hermes sono gruppi da tempo svincolati dai padri fondatori e vecchie conoscenze di Palais Brongniart. In Italia il passaggio dalla dimensione strettamente familiare a quella finanziaria è recente, forse per questo corre più in fretta. Bulgari è approdato a Piazza Affari nel '95, nel '96 è stata la volta di Gucci, che ha dovuto ripiegare su New York perché le regole della Borsa di Milano (che poi si è mangiata le mani) non gli davano il via libera. Versace ha rinviato il debutto al '99 per la morte improvvisa di Gianni, ma tutto era già pronto. La Ittierre di Tonino Penìa è an¬ data al mercato nei mesi scorsi. Nicola Trussardi studia Wall Street, Gianfranco Ferré ha affidato l'operazione Borsa alle esperte mani di Morgan Stanley. Giorgio Armani, che pure un piede in Borsa ce l'ha già con Simit, continua invece a ripetere che il listino non lo interessa perché i capitali per crescere se li produce in casa. E un «no» alla quotazione hanno confermato recentemente Krizia e Miuccia Prada. Ma tutti e tre questi mostri sacri della moda hanno, ad ogni buon conto, avviato una seria riorganizzazione societaria dei loro imperi. Più aperte le sorelle Fendi, che «studiano» con interesse l'ipotesi di accogliere azionisti terzi nel gruppo di famiglia. Del resto, anche chi per la Borsa non è pronto, accetta combinazioni finanziarie che preludono al listino, come Alberto Aspesi che fa entrare nel suo capitale la merchant bank Interbanca. O come Moritz Mantero (gruppo della seta) che, dopo una serie di acquisizioni, fa posto nel capitale della Mantero Finanziaria al socio Comit con il 10%. Febbre da Borsa contagia settori vicini, come quello degli occhiali, dove per primo fece scalpore lo sbarco a Wall Street di Leonardo Del Vecchio con la sua Luxottica. Un esempio seguito recentemente, con la quotazione a Piazza Affari, dai Marcolin e da Callisto Fedon (astucci) che però ha scelto Parigi. Sul fronte delle concentrazioni la grande svolta arriva con il nuovo amministratore di Hpi, Maurizio Romiti, che sposta decisamente la rotta della holding verso la creazione di un polo del «lusso» con «Valentino» e «Fusco». Forse, anche se è troppo presto per capire come andrà a finire, nello stesso solco si inserisce l'ingresso di Prada nel capitale della public company Gucci. Valeria Sacchi
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