«Ma il lavoro non è finito»

«Ma il lavoro non è finito» «Ma il lavoro non è finito» Vigna: continua la caccia ai fiancheggiatori IL PROCURATORE ANTIMAFIA SFIRENZE ONO state accolte le richieste dei pubblici ministeri, tranne posizioni marginali». Piero Luigi Vigna ha assistito alla lettura della sentenza per le stragi del '93 e '94. E non nasconde la soddisfazione, forse anche perché si ricorda della promessa che fece all'allora presidente del Consiglio, Ciampi, durante una riunione in prefettura: «Li prenderemo». «Personalmente misi in relazione quasi subito l'attentato agli Uffizi con quello di via Fauro contro Costanzo - ricorda -. La mafia non era certo incompatibile con questi attentati. Nei primissimi giorni dopo la strage scartate le ipotesi terroristiche, quelle di un attentato progettato all'estera, confrontandoci con la Dia, si concluse che la pista più probabile e attendibile doveva essere quella mafiosa». Dottor Vigna, ripartiamo dal processo: gli attentati del '93'94 fanno parte dì un identico disegno criminale. «Hanno la stessa matrice, gli stessi soggetti e, a parte l'attentato a Costanzo che è eccentrico rispetto agli altri, gli stessi obiettivi, ovvero lo Stato». Una strategia stragista che aveva fini eversivi... «... Lo ha confermato anche la sentenza. Segno, questo, che la mafia nel tempo ha acquisito anche una dimensione terroristica». E si arriva così direttamente all'anima dell'inchiesta bis. «Inchiesta che procede con il lavoro delle procure di Firenze e Caltanissetta, con il grosso supporto co¬ noscitivo della procura di Palermo che pure procede per ipotesi diverse, mostrando nella sua inchiesta un mélange di mafiosi, massoni e personaggi dell'eversione». Il coordinamento sembra fondamentale perché questa inchiesta bis proceda quindi senza intoppi. Lei concorda? «E' fondamentale. Sia a Firenze che a Caltanissetta sono applicati due magistrati della Dna, Piero Grasso e Carmelo Petralia. Il lavoro procede di concerto. Effettuiamo periodicamente incontri tra le procure, ci confrontiamo...». Dev'essere davvero difficile il lavoro del coordinatore. O no? «E' difficile ma fondamentale. E i risultati danno ragione al codice che punta sul coordinamento per una concreta lotta alla mafia». E così si evitano i capricci delle procure. «Li chiamerei, più che capricci, "picche investigative"». Un bel risultato. Se ne sente protagonista? «Per carità: piuttosto il promotore. Ecco, promotore del coordinamento. Credo che questa sia non solo la definizione migliore ma anche la mia carta vincente». Ma rimane qualche interrogativo? «Ciò che avvenne nella notte degli attentati di Roma e Milano. Ci fu un episodio molto allarmante mentre avvenivano le stragi: si interruppero tutti i telefoni di Palazzo Chigi. Fu fatta una prima analisi a Roma, poi noi nel processo l'abbiamo ripetuta. Non si trovano spiegazioni plausibili. Nessuna traccia di un intervento esterno, ma non è che così si risolve il problema. E' stata una cosa abbastanza singolare». [c. ca.] «Spunta un mélange di massoni, mafiosi e elementi eversivi» Il superprocuratore Vigna. Sopra: l'attentato in via dei Georgofili

Persone citate: Carmelo Petralia, Ciampi, Piero Grasso, Piero Luigi Vigna

Luoghi citati: Caltanissetta, Firenze, Milano, Palermo, Roma