Kosovo, al rogo le case dei fuggiaschi

Kosovo, al rogo le case dei fuggiaschi La polizia di Milosevic incendia i villaggi per impedire il ritorno delle migliaia di profughi Kosovo, al rogo le case dei fuggiaschi Washington e Londra vogliono dall'Onu il sì alla forza ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Le fiamme stanno divorando i villaggi albanesi della regione di Decani, nel Kosovo occidentale, bombardata senza tregua dall'artiglieria pesante serba. Con un'azione mirata di pulizia etnica, dopo aver cacciato la popolazione civile, le forze jugoslave danno fuoco alle case in modo che le decine di migliaia di profughi albanesi non abbiano più la possibilità di rientrare. La polizia serba dirige le colonne di donne, vecchi e bambini costretti ad abbandonare le abitazioni indicando loro la via per la vicina Albania. Secondo le testimonianze dei profughi ovunque si ripete lo stesso scenario: dopo aver raso al suolo i paesi, i soldati separano gli uomini dalle loro famiglie. Un bambino di 9 anni ha raccontato di aver visto il padre fucilato davanti ai suoi occhi insieme con una decina di altre persone. Di «pulizia etnica» hanno parlato ieri nel documento finale, per la prima volta in riferimento al Kosovo, i ministri degli Esteri dei 16 Paesi dell'Ince (Iniziativa centro-europea) riuniti a Brioni, presente per l'Italia il sottose- gretario Fassino. E a New York fonti diplomatiche fanno sapere che Stati Uniti e Gran Bretagna stanno «seriamente prendendo in considerazione» l'ipotesi di chiedere al Consiglio di Sicurezza dell'Orni il via libera all'uso di una forza militare per fermare la repressione serba nella regione. E domani a Lussemburgo i ministri degli Esteri dell'Unione Europea discuteranno di possibili nuove sanzioni contro Belgrado. In un comunicato ufficiale le autorità jugoslave hanno reso noto che ieri mattina due albanesi sono stati uccisi mentre tentavano di entrare illegalmente nel Kosovo dalla vicina Macedonia; altri due membri del commando sono riusciti a fuggire. Il gruppo, sempre secondo Belgrado, stava tentando di introdurre armi nella regione. E' la prima volta che vengono bloccati guerriglieri provenienti dalla Macedonia, dove un terzo della popolazione è di nazionalità albanese. L'ex Repubblica jugoslava, che teme l'espandersi del conflitto, ha chiesto alle forze della Nato di proteggere i suoi confini. Secondo fonti albanesi venerdì le forze di Belgrado hanno impiegato per la prima volta gli aerei, bombardando il paese di Novi Poklek. In un villaggio vicino a Essaiù un bambino di 3 anni è rimasto ucciso da una bomba che ha distrutto la sua casa. Secondo l'agenzia di stampa indipendente di Belgrado Beta (ma la notizia non è stata confermata) una fossa comune con 300 cadaveri è stata ritrovata nelle vicinanze della città: si tratterebbe di albanesi sommariamente giustiziati dalle truppe serbe. Di ritorno da Belgrado, il ministro degli Esteri austriaco Wolfgang Schùsser ha annunciato che il presidente jugoslavo Milosevic ha autorizzato la Croce Rossa Internazionale a recarsi nel Kosovo: si tratta della prima organizzazione cui Milosevic ha accordato il permesso di accedere alla regione. In un'intervista al quotidiano spagnolo «El Mundo», l'alto rappresentante civile in Bosnia, Carlos Westendorp, ha usato parole durissime contro Belgrado e la comunità internazionale: «I capi di Stato, di governo e i loro ministri dovrebbero smettere di andare a trovare Milosevic. Alcuni vanno in pellegrinaggio, altri ne approfittano per fare affari. Bisognerebbe imporgli un cordone ombelicale di comunicazione con l'Occidente, un mediatore, e lasciarlo nel più assoluto ostracismo. Milosevic gioca con la comunità internazionale e ci riesce benissimo. E' un vero sopravvissuto, è un uomo estremamente intelligente e assolutamente amorale. Cede ogni giorno qualcosa, giusto il necessario per mantenere il potere». Ingrid Badurina Belgrado annuncia di avere ucciso due «terroristi» che tentavano di entrare nella regione con un carico d'armi dal confine con la Macedonia: è la prima volta Voci non confermate parlano di una fossa comune con 300 corpi L'Alto rappresentante in Bosnia: «I leader occidentali la smettano di andare pellegrini da Milosevic» Profughi del Kosovo a Tropoje in Albania