Ciclone-Cavaliere sul convegno

Ciclone-Cavaliere sul convegno Ciclone-Cavaliere sul convegno Fossa: purtroppo il clima è da comizio UN ATTACCO 1 A TESTA BASSA SANTA MARGHERITA DAL NOSTRO INVIATO «Caro D'Alema, che bello stare ad ascoltarti...». Berlusconi attacca dal palco e subito si capisce che, stavolta, non sarà certo un duello di fioretto o di messaggi cifrati. «Sei così bravo - aggiunge subito in passato hai convinto anche me...». E giù la clava, più che la spada, per quasi un'ora, contro il leader pidiessino, che ostenta un sorriso freddo come il ghiaccio e sbotta una volta sola, quasi trattenuto da Giorgio Fossa, quando, a metà discorso (o comizio), Berlusconi, confortato dai primi applausi, gli dice: «Lei è giovane d'età, caro D'Alema, ma in politica il giovane sono io». «Ma se tu all'epoca - replica D'Alema - combinavi con altri...». Fini, poco più in là, seduto accanto a Mario Monti, sorride, all'apparenza divertito (o imbarazzato?). Berlusconi, però, va avanti. Senza tentennamenti o indecisioni. Sfonda il tetto dei venti minuti concessi per oratore, poi quello dei quaranta. E quando il moderatore, Alan Friedman, così perentorio nel toglier la parola agli ospiti prolissi in tv, prova a levar la parola all'ospite, Berlusconi replica con un secco: «Non ho finito». E giù con l'ultimo, furibondo attacco sulla questione giustizia. «D'Alema - chiude battendo i pugni sul tavolo - con i magistrati avete spaccato il Paese e se non prenderete coscienza che un'intera classe politica, dal '92 in poi, è stata fatta fuori da alcune Procure che hanno agito in modo unidirezionale, sarà vostra responsabilità di creare una spaccatura nel Paese e di portarlo in una situazione dove non solo non si faranno le riforme istituzionali, ma dove nemmeno ci sarà un Parlamento che legittimamente si confronta». «Se una Procura vi prende di mira - aggiunge - rischiate cinque anni e mezzo per non aver fatto nulla... E non sono vicende personali, D'Alema, ma politiche». Lo sfogo del leader di Forza Italia finisce qui, tra molti applausi della platea e qualche imbarazzo tra i grandi delle prime fila. «Mi rammarico - commenta Giorgio Fossa, il presidente della Confindustria - che in questo convegno ci siano stati interventi che hanno più che sfiorato il comizio politico. E' una cosa che non mi è piaciuta per niente...». Di problemi, pare aggiungere Fossa, ce n'è a sufficienza, a partire dalla «scelta becera» delle 35 ore fatta da Italia e Francia. E Luciano Violante, il presidente della Camera, si rivolge così al Berlusconi infuriato: «Le assicuro che nessuno è detentore del bene o del male assoluto; il Parlamento è confronto, si può vincere o perdere, ma bisogna confrontarsi». E D'Alema? Il leader del Pds incassa le bordate di Berlusconi in silenzio. Forse rimpiange il fair play dimostrato in mattinata quando, imbarazzatissimi, gli organizzatori lo hanno pregato di modificare l'orario dell'intervento: il programma prevedeva pri¬ ma Berlusconi poi lui, ma il leader di Forza Italia ha chiesto di ribaltare la scaletta, altrimenti avrebbe disertato il convegno. E D'Alema ha accettato, facendo spallucce. Tanto, c'è comunque tempo per replicare a distanza al leader del Polo. «Quello di Berlu- sconi - commenta al suo arrivo a Trieste, nel pomeriggio - è stato un intervento molto preoccupante. Vuole ribadire la sua capacità di rilanciare i moderati, ma a me è parso un estremista, non un moderato». «Ognuno - aggiunge può avere le sue opinioni... Ma il tono, il pugno sbattuto sul palchetto, un'evidente eccitazione sono elementi che non mi paiono utili al Paese». Eppure, al di là dei toni della giornata, D'Alema ha incassato qualche successo nella sua trasferta tra i giovani industriali. Primo, l'assonanza di intenti con Gianfranco Fini, pur impegnato a ricompattare l'alleanza del Polo. Ma è un fatto che il leader del Pds e di An la pensano in maniera simile, su più punti. Il no al centrisno, innanzitutto. «Non c'è trippa per i gatti - ironizza -. Lo dico qui, con grande franchezza, a chi pensa che gli italiani possano pensare di tornare in dietro...». «Non c'è spazio - aveva detto pochi minuti prima Gianfranco Fini - per chi magari ha la tentazione di voler remare all'indietro». Altra assonanza: il giudizio sul referendum. «Non credo dice il leader di An - che possa risolvere il problema ma se continuerà la pressione di chi vuol tornare indietro, di chi ha nostalgia del proporzionale, ebbene rived?"ò il mio giudizio. Ben venga, in questo caso, il referendum come stimolo e richiamo alle responsabilità». «Ho le stesse obiezioni di Fini - incalza D'Alema - ma non escludo l'idea che, di fronte a certe tentazioni, sia oportuno fumare, per non tornare indietro». E Luigi Abete, ex presidente della Confindustria e animatore d'eccezione del banchetto dei referendum a Santa Margherita, alza le braccia al cielo in segno di vittoria Manco a dirlo, l'unico scettico pei davvero sul referendum è Silvio Berlusconi che sibila da) palco: <'Non vi raccontano le cose cose stanno: quel referendum la Corte Costituionale non l'ammetterà mai» D'Alema che dialoga con Fini, il leader di An che si prepara al grande abbraccio, in pubblico, con Berlusconi. Il leader di Forza Italia che strappa applausi attaccando D'Alema. Ma anche il leader del Pds che ripete di volere, in materia di flessibilità, «la massima disponibilità possibile, area per area, caso concreto per caso concreto». E quando Alessandro Profumo, manager emergente del Credito Italiano, sostiene che, probabilmente «30 mila esuberi nel settore sono pochi pei metterci al passo della concorrenza» D'Alema non insorge. Anzi, di fronte al linguaggio schietto di Profumo commenta : «Cinque anni fa un banchiere non avrebbe avuto il coraggio di parlare così...». Tutto questo accade a Santa Margherita, in un'estate precoce e torrida. Chi sognava che fosse l'occasione buona per far ripartire la nave delle riforme è stato, in parte deluso: per ora si possono fare solo operazioni di piccolo cabotaggio, in attesa che passi, se possibile, la tempesta: quella, naturalmente, che oscura i cieli giudiziari di Silvio Berlusconi. Ugo Bertone «Se non prenderete coscienza che dal '92 in poi un'intera classe politica è stata annientata dalle procure, porterete il Paese in una situazione dove non solo le riforme saranno impossibili ma dove non ci sarà più neppure un Parlamento» La replica di D'Alema «Vuole rilanciare i moderati parlando da estremista Certo, ognuno può avere le sue opinioni, ma il tono il pugno sbattuto sul palco quell'eccitazione evidente sono fatti preoccupanti E non mi paiono utili al futuro del Paese» Giorgio Fossa, presidente di Confindustria. A destra Emma Marcegaglia

Luoghi citati: Fossa, Francia, Italia, Trieste