Nel Polo scoppia la pace di Portofino

Nel Polo scoppia la pace di Portofino Berlusconi: «Fini presidia la destra, ma io devo allargarmi al centro: anche 11% può servire per vincere» Nel Polo scoppia la pace di Portofino Tre ore di faccia a faccia sul caso Cossiga PORTOFINO DAL NOSTRO INVIATO Guerra e pace. Nel grande romanzo dei rapporti tra Berlusconi e Fini, ieri sotto il sole soffocante di Portofino, si è consumata una pace. Anzi, un onorevole armistizio dopo quella frase pronunciata da Cossiga sulla «fine dell'alleanza strategica» tra Forza Italia e An che aveva scatenato la fibrillazione nel Polo. «Altro che rottura, io sto lavorando per aumentare la forza del centrodestra. Per vincere, per realizzare l'alternanza, serve anche l'uno, due per cento dei voti», dice Silvio Berlusconi per spiegare il suo incontro con l'ex Presidente della Repubblica. E Gianfranco Fini sorride soddisfatto. «L'importante era chiarire il senso della nostra alleanza. Ed è stato chiarito: è un'alleanza politica, quindi strategica. Chiunque vuole venire a darci una mano è il benvenuto». Per arrivare a questo duetto pacificatore, c'è voluto un vertice a quattr'occhi che è durato quasi tre ore. Un vertice organizzato tutto da Berlusconi: dalla scelta del luogo fino al menù, realizzato da Puny, il più famoso tra i ristoratori di Portofino. Con Fini, il leader azzurro aveva partecipato al convegno dei giovani della Confindustria a Santa Margherita Ligure. Ma i saloni dell'albergo Miramare erano troppo affollati da giornalisti e invitati per consentire il «chiarimento». Ecco, così, verso le 14, la corsa lungo i cinque chilometri di tor nanti a strapiombo sul mare che dividono Santa Margherita da Por tofino. Qui Berlusconi è di casa. Per più di quindici anni ha avuto una villa in affitto all'Olivetta. L'ha lasciata da gennaio. Ma conosce tutti. Anche chi può ospitarlo per un incontro importante, e riservato come quello che è in programma. Il corteo di auto si ferma di fronte a un cancello di ferro verde che si apre su una specie di tunnel lungo una decina di metri che porta a un ascensore che conduce a mezza costa, sulla collina. Un ingresso comune per tre ville: quella dei petrolieri svizzeri Phudel, quella della contessa Francesca Vacca Agusta e quella dei Recchi, imprenditori nel campo dei grandi lavori. Quest'ultima è la sede scelta per la pace con Fini. Mentre i due sono a colloquio, dal cancello esce, con una polo rosa e pantaloni ciliari, il «biondissimo» Maurizio Raggio, l'amico della contessa Agusta, che fu prestanome di Craxi. E per un attimo, sui volti degli uomini dell'entourage di Fini, si legge l'imbarazzo per quest'apparizione da prima Repubblica. Ma Raggio dice: «Io non so nulla, stavo a casa mia. C'è Berlusconi? Quando esce salutatemelo». Intanto, dentro, due leader cominciano con un pranzo a base di gnocchetti in salsa di gamberi e branzino alla griglia, si continua con una chiacchierata molto franca. Sul caso-Cossiga, naturalmente. Quando Berlusconi e Fini ricompaiono fuori dal cancello verde, i sorrisi si sprecano. E' stato un temporale d'estate nel Polo? Fini guarda il cielo e sorride: «Qui non piove». E Berlusconi incalza: «Semmai è stato im temporale fuori dal Polo. Su Cossiga io e Gianfranco abbiamo sempre avuto la stessa posizione: chi vuole venire ad aiutarci nella nostra attività è il benvenuto. Ma ho letto in questi giorni che vorrei resuscitare la de e cose del genere. Sono invenzioni. Non si torna indietro». E con Cossiga, Silvio Berlusconi era stato duro anche dal palco del convegno della Confindustria: «Cossiga mi ha chiesto un incontro. Che cosa dovevo fare? Io incontro tutti. E' mio dovere. Anche se certe forze rappresentassero soltanto l'uno per cento dei voti. Lo sapete che cosa significa l'imo per cento in politica' può far pendere la maggioranza da una parte all'altra». Non solo. Dice Berlusconi: «Fini presidia molto bene la destra; il mio compito è di allargare consensi i al centro». E' questa la chiave di lettura dell'incontro con Cossiga che esce dalla «pace di Portofino». Anche Gianfranco Fini è d'accordo. «Io sono di destra, ma i voti di destra non sono delimitabili. Come la sinistra guarda al centro, anche il Polo può farlo». Ma nelle tre ore di faccia a faccia non si è parlato soltanto del caso-Cossiga. E' stata anche definita la strategia del Polo dopo la rottura sulle riforme che erano stale mediate in Bicamerale. E qui c'è quella che Gianfranco Fini definice «la vera novità di Porto fino». La proposta di «ripartire dalla legge elettorale». Dice Berlusconi: «Noi crediamo che si debba partire dalla legge elettorale che pre¬ vede il doppio turno di coalizione, dove gli schieramenti spiegano chiaramente agli elettori che cosa vogliono e che cosa si impegnano a fare. E poi mantengono i loro impegni». Su questa proposta - che altro non è se non quella dell'ormai famoso «patto della crostata» - c'era stato accordo anche in Bicamerale «e noi siamo pronti a ripartire da qui». Una proposta di legge per modificare in questo senso la legge elettorale l'ha già presentata anche il popolare Sergio Mattarelìa. «Almeno una parte della maggioranza dovrebbe, quindi, essere d'accordo con noi», dice Fini. Che aggiunge: «Non è, certo, la ripresa del cammino delle riforme costituzionali, che ormai è interrotto, ma è un modo per riprendere il dialogo. E questa consideratela una proposta di tutto il Polo. Ne abbiamo parlato e siamo d'accordo». Berlusconi e Fini cercano, così, di rilanciare le palla nel campo della maggioranza. «Anche D'Alema, stamattina, ha detto che serve il bipolarismo. Ecco: una legge elettorale e doppio turno di coalizione serve per confermare il bipolarismo», dice Fini. E Berlusconi annuisce. H clima è quello dell'idillio ritrovato. Tutto risolto, allora? Fini, per la verità, qualche distinguo lo esprime. «E' chiaro che ci vuole collegialità nelle decisioni. Oggi lo abbiamo riaffermato. Dovremo metterlo in pratica». Ma nelle strade di Portofino, dopo il vertice di villa Recchi, adesso è tempo di bagno di folla. Fini firma autografi Berlusconi si intrattiene con tutti, stringe mani, saluta vecchi amici. Prima di lasciare il porticciolo a bordo di un motoscafo Riva mostra un bigliettone che ha in tasca. «Me lo ha mandato Violante stamattina nella saia. Mi propone un incontro». Dopo le parole dure e i pugili battuti sulla tribuna aeJ convegno, Berlusconi vuole lasciare aperlc mio spazio di dialogo Enrico Singer L'incontro riservato tra i due a villa Recchi. E da una casa vicina sbuca Raggio, latitante di Tangentopoli, fuggito in Messico Il leader del Polo Silvio Berlusconi con il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini al convegno di Santa Margherita

Luoghi citati: Messico, Portofino, Santa Margherita Ligure