Tempi supplementari per le riforme

Tempi supplementari per le riforme I leader, con Violante, dai giovani industriali: dialogo possibile sulla legge elettorale Tempi supplementari per le riforme Fossa: «Gli imprenditori chiedono più stabilità e durata per i governi» SANTA MARGHERITA DAL NOSTRO INVIATO Hotel Miramare, Santa Margherita Ligure. Qui 65 anni fa Guglielmo Marconi riuscì a trasmettere segnali radio con le micro onde: una grande impresa. Ma in questo stesso albergo si tenta di scoprire se c'è ancora un modo per salvare le riforme istituzionali, dopo l'affossamento della Commissione bicamerale nata per riscrivere la Costituzione: un'impresa quasi disperata. Tuttavia Massimo D'Alema, presidente della Bicamerale e segretario dei Democratici di sinistra, e Gianfranco Fini, presidente di Alleanza nazionale, tentano ancora di trovare un'intesa. E parlano la stessa lingua, senza nascondere la sintonia. Ma Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e del Polo di centrodestra che comprende An, non fa concessioni dopo aver decretato la morte della Bicamerale. Per lui la discussione si può riaprire solo partendo da una nuova legge elettorale, con il doppio turno basato sugli accordi di coalizione, e clausole anti-ribaltone, ovvero il ricorso alle elezioni in caso di defezioni di parlamentari dalla maggioranza. All'Hotel Miramare D'Alema, Fini e Berlusconi si ritrovano dopo le recenti liti perché invitati all'annuale convegno dei giovani imprenditori della Confindustria. E ovviamente monopolizzano l'attenzione, rubando spazio ai padroni di casa, del resto inquieti per le mancate riforme. Dei tre, Fini parla per primo evitando di dare l'impressione che si celebrino i funerali della Bicamerale: «E' tutto finito? Mi auguro di no. Sarebbe un errore. Credo sia essenziale non interrompere il filo del discorso». Subito dopo, D'Alema si muove nella stessa direzione: «E' stato un errore far saltare le riforme perché si è fatto un danno a tutti ed è un fallimento del Parlamento, delle forze politiche e della nuova classe dirigente». Poi tocca a Berlusconi, che non a caso ha imposto di parlare per ultimo: non voleva essere messo in mezzo (come prevedeva il programma originario). Dà infatti l'impressione di sentirei schiacciato tra Fini e D'Alema e parte all'attacco con un vero e proprio show con il quale propa- ganda tutte le sue idee, rivendicando gli otto milioni di voti di Forza Italia e i sedici del Polo di cui è leader. Berlusconi trascura la Bicamerale e parla di legge elettorale: immagina che «si stia formando una maggioranza» intorno alla proposta di legge di Sergio Mattarella, esponente del partito popolare, per consolidare il sistema maggioritario invece dell'assegnazione proporzionale dei seggi ai partiti. Dice Berlusconi: «L'unica strada per far rientrare dalla finestra il maggioritario, cacciato dalla porta, è il disegno di legge sul doppio turno con l'accordo di coalizione». C'è quindi uno spiraglio per rimediare al fallimento della Bicamerale? «Se non ho capito male» dice Luciano Violante, presidente della Camera, intervenuto anche lui a Santa Margherita, «mi sembra che Berlusconi nel suo intervento ritenga possibile una riforma elettorale». Violante spera «di vedere in questo la possibilità di riallacciare il filo del dialogo», ma «ora lasciamo passare questi giorni che sono tempestosi». Commenta Fini: «Bisognerà vedere se la strada è percorribile». E il presidente della Confindustria Giorgio Fossa resta piuttosto scettico: «Tutti mi sembrano preoccupati, però non ho visto nessun filo che si possa usare per cucire lo strappo». Gli imprenditori comunque incalzano la classe politica. Chiedono, come dice Fossa, «di portare a compimento quella riforma elettorale che può dare stabilità e prospettive di durata ai governi, senza lasciare a nessuno il ben che rninimo spazio per tenerli in ostaggio». Cosa succederà? Per D'Alema e Fini il problema resta Berlusconi. Secondo il segretario dei Democratici di sinistra è inaccettabile la sua impostazione più che la proposta specifica sulla quale si è bloccata la Bicamerale: «Non è scandaloso, anche se non sono d'accordo, l'emendamento per dare al presidente il potere di sciogliere il Parlamento ma non è accettabile dire in Parlamento: o lo votate o butI to tutto per aria». In sintesi, purché non ci siano ultimatum per D'Alema «tutto si può discutere» anche se appare complicata l'idea di eleggere un'assemblea costituente. E anche Fini, con singolare analogia, non chiude la porta a nessuna soluzione per realizzare le riforme: dalla costituente al ricorso alle procedure previste dall'articolo 138 della Costituzione per modificare i suoi articoli. Idee simili poi sul referendum (sostenuto fra gli altri dall'ex presidente della Confindustria Luigi Abete) per l'abolizione della quota proporzionale prevista dall'attuale legge elettorale. «Con il referendum si dà una spallata» dice D'Alema, ma non si fanno le riforme costituzionali. Il referendum «sarebbe solo uno stimolo» osserva Firn. Berlusconi invece non prende in considerazione il referendum, convinto che la consultazione non verrebbe ammessa dalla Corte Costituzionale perché avrebbe l'effetto di manipolare e non di abrogare le norme in vigore. D'Alema vede nelle posizioni di Berlusconi una volontà conservatrice: «Non c'è trippa per gatti. Che gli italiani vogliano tornare al proporzionale, alla partitocrazia e a Tangentopoli non ci credo, i cittadini non vogliono tornare al passato». Replica Berlusconi: «Se c'è qualcuno che appartiene alla prima Repubblica questi è lei». Poi il leader di Forza Italia, ripetutamente oggetto di inchieste giudiziarie, attacca le procure «che non sono della Repubblica, ma di sinistra». E aggiunge: «Con i magistrati avete spaccato il Paese». Ma questo scambio di complimenti consente la ripresa del dialogo? Roberto Ippolito Il segretario dei ds «Non c'è trippa per i gatti. li Paese non vuole tornare al proporzionale, alla partitocrazia e a Tangentopoli» Il presidente di An «E' tutto finito? Mi auguro di no Sarebbe un errore Credo sia essenziale non interrompere il filo del discorso» Il Cavaliere: «La sola via per far rientrare dalla finestra il maggioritario è il doppio turno con accordo di coalizione» Il presidente della Camera «Si può riallacciare il dialogo ora lasciamo passare questi giorni tempestosi» Il leader del pds Massimo D'Alema con l'eurocommissario Mario Monti

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