I caccia etiopici tornano su Asmara

I caccia etiopici tornano su Asmara Colpito l'aeroporto, un altro Mig abbattuto. Addis Abeba denuncia un nuovo raid su Makallè I caccia etiopici tornano su Asmara E il fronte di terra si allarga NAIROBI NOSTRO SERVIZIO Secondo giorno di guerra nel Corno d'Africa. Ieri mattina, intorno alle 9,40, alcuni Mig 23 dell'aviazione etiopica hanno sferrato un secondo attacco all'aeroporto di Asinara, capitale dell'Eritrea. L'aeroporto è stato gravemente danneggiato, ed è sicura la morte di un civile, che si trovava sulla strada dell'aeroporto, durante l'attacco etiopico di venerdì. Fonti eritree affermano di aver abbattuto due Mig nemici, i cui piloti sarebbero stati catturati e fatti sfilare per le strade della capitale eritrea, mentre la folla suonava i clacson delle auto e sventolava la bandiera nazionale blu, verde e rossa. Gli etiopici (che riconoscono la perdita di un solo aereo), sostengono di aver abbattuto un aereo eritreo a Makallè, sulla stessa città attaccata l'altra sera dall'aviazione di Asmara. Addis Abeba afferma che il primo bombardamento di Asmara, registrato nel pomeriggio di venerdì scorso, sarebbe avvenuto proprio in risposta all'incursione eritrea su Makallè, capitale della regione del Tigrai. L'attacco, che avrebbe provocato 47 morti e 135 feriti, è stato fermamente smentito dagli eritrei, che dichiarano invece di aver attaccato solo dopo la prima incursione aerea etiopica. Il bombardamento etiopico di venerdì su Asmara è avvenuto nemmeno due ore dopo la diffusione del comunicato ufficiale in cui il governo eritreo dichiarava di accettare «con riserva» il piano di pace portato avanti da Stati Uniti e Ruanda. I fronti di combattimen¬ to si sono nel frattempo allargati: nella notte tra giovedì e venerdì scontri accesi si sono registrati alla frontiera di Zalambesa, a circa 160 chilometri a Nord di Makallè. Le forze in campo, per quanto concerne l'aviazione, sono nettamente a favore di Addis Abeba. Nel 1993, quando un referendum ha sancito l'indipendenza eritrea, la flotta aerea è rimasta per la maggior parte agli etiopici; di più difficile valutazione la situazione dell'esercito, dove l'Eritrea può vantare mezzi decisamente più moderni. Se è vero che l'Eritrea è più vulnerabile in quanto facilmente raggiungibile dai Mig nemici, l'Etiopia, che attualmente dipende per tutti i rifornimenti via mare dal porto di Gibuti, rischia di rimanere isolata qualora l'unica strada per il mare, che pe- raltro dista meno di 100 chilometri dal fronte, venisse bloccata. In tal caso il conflitto rischierebbe di aggravarsi perché Addis Abeba, per uscire dall'isolamento, potrebbe impegnarsi (se non lo ha già fatto) a conquistare militarmente il porto di Assab. Dopo il bombardamento di sabato mattina su Asmara, il primo ministro di Addis Abeba, Meles Zenawi, ha dichiarato di essere pronto ad accordare un cessate il fuoco e a sedersi al tavolo negoziale sulla base di un piano di mediazione che preveda la completa demilitarizzazione dell'area contesa e un arbitrato internazionale per definire i confini Dal canto suo, il presidente eritreo Isaias Afeworki ha invece dichiarato che non vi sono per ora le condizioni per il cessate il fuoco. Dopo l'invito rivolto giovedì scorso dall'ambasciatore americano ad Asmara ai suoi connazionali a lasciare il Paese, anche le altre diplomazie stanno facendo altrettanto. Il Foreign Office ha invitato i britannici attualmente in Eritrea a evacuare il Paese, mentre anche la Farnesina si sta organizzando in tal senso. Difficile prevedere come il conflitto, scoppiato in un'area ove già sono in atto due gravi crisi (Somalia e Sudan) possa ora evolvere; gli inviti alla soluzione pacifica sono giunti da più parti ma non hanno avuto alcun esito. Al di là della mediazione americano-ruandese, condotta dal segretario di Stato per gli Affari Africani Susan Rice e dal vicepresidente ruandese Paul Kagame, numerosi sono stati gli sforzi per favorire un dialogo tra i due contendenti. Dopo i tentativi già esperiti dal presidente di turno gibutino dell'autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) Gouled Aptidon e gli inviti francesi ed italiani a risolvere pacificamente la disputa, anche la presidenza britannica dell'Unione Europea aveva auspicato un rapido superamento del contenzioso. Dal fronte africano si sono attivati per mediare il colonnello Gheddafi attraverso la Comunità del Sahel-Sahara, di cui la Libia detiene attualmente la presidenza e l'Organizzazione per l'unità africana, che si riunirà a Ouagadougou a partire da lunedì 8 giugno. Ma il proliferare di iniziative non ha giovato alla causa della pace, almeno per ora. Francesca Baronie- I piloti catturati sono stati portati per le vie della capitale eritrea tra due ali di folla che agitava bandiere e coi clacson spiegati Il leader eritreo Isaias Afeworki e un donna etiope a Makallè

Persone citate: Francesca Baronie, Gheddafi, Isaias Afeworki, Meles Zenawi, Paul Kagame, Susan Rice