Da Ecofin un sì alle 35 ore «se non fanno salire i costi » di Francesco Manacorda

Da Ecofin un sì alle 35 ore «se non fanno salire i costi » i ministri economici bocciano il parere della Commissione sull'orario di lavoro Da Ecofin un sì alle 35 ore «se non fanno salire i costi » LUSSEMBURGO DAL NOSTRO INVIATO Uno schiaffo alla Commissione europea. Ieri a Lussemburgo i ministri economici e finanziari dei Quindici hanno dato un brusco altolà alle linee guida tracciate da Bruxelles per le politiche economiche degli Stati membri nel '98, riducendone molto la portata e l'incisività. Dal documento, che sarà presentato al vertice dei capi di Stato e di governo europei di Cardiff, sparisce così l'obiettivo di portare nel 1999 il deficit pubblico medio degli undici Paesi della zona Euro all'1,5% rispetto al 2% ipotizzato in precedenza, approfittando della congiuntura favorevole; non si trova quasi più traccia degli impegni previsti in base al cosiddetto «Piano Waigel»; scompaiono i richiami precisi ai Paesi che non hanno ancora aperto abbastanza le loro economie al mercato unico o che continuano a fare ricorso eccessivo agli aiuti di Stato; infine viene cassato anche il giudizio negativo della Commissione sulla riduzione dell'orario di lavoro per legge. Su quest'ultimo punto, in particolare, Francia e Italia sembrano aver ottenuto un successo, trasformando una bocciatura in una mezza promozione. Sparisce infatti la considerazione secondo cui «una riduzione obbligatoria e generalizzata dell'orario di lavoro, motivata in parte cor l'augurio di aumentare il livello di occupazione, può avere delle conseguen ze sfavorevoli e dovrebbe quindi essere evitata» mentre resta quel la secondo cui «accordi che abbi nano una riduzione dell'orario di lavoro alla creazione di posti di la voro potrebbero dare risultati po sitivi, purché non aumenti il costo del lavoro per unità di prodotto» «Noi certo non ci siamo opposti alla modifica - dice il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi ma per l'Italia la legge sulle 35 ore non è un obiettivo a sé stante ma va inquadrato in una linea di stabilità e di aumento dell'occupazione». Ma al di là della questione delle 35 ore, la decisione dell'Ecofin, che formalmente è stata una semplice ratifica delle modifiche apportate al documento della Com^ missione dal Comitato monetarirj* - l'organismo tecnico che riunisqpj i rappresentanti del Tesoro e del»*; Banche centrali dei Quindici rappresenta di fatto una secca smentita dell'operato del Commissario agli Affari economici e monetari Yves-Thibault de Silguy e rischia di innescare un duro braccio di ferro tra i governi e la Commissione sul coordinamento delle politiche economiche nazionali dopo la nascita dell'Euro. Bruxelles aveva scelto la sua strada, proponendo delle linee guida che per la prima volta univano alla diagnosi dei problemi europei una terapia rigorosa Paese per Paese. Ma, come ha detto ieri il ministro delle Finanze francese Dominique Strauss-Kahn, «la Commissione è andata al di là di quello che le avevamo domandato». E' furibonda la reazione di de Silguy, che si dice «deluso dal testo e dal dibattito» di questo Ecofin, e commenta che la posizione degli Stati membri, presa proprio il giorno dopo il primo Consiglio Euro-11, appare contraddittoria: kSe le politiche economiche vanno aàitte per conto loro non si facilita idi certo il lavoro della Banca centrale europea». Già in mattinata, del resto, il Commissario aveva voluto lanciare un messaggio ai Paesi della zona Euro, insofferenti alla sua ricetta di rinnovato rigore: «Non dico di fare sforzi supplementari, chiedo solo di fare ciò che hanno previsto e di non approfittare della congiuntura migliore del previsto per rilassarsi». Ma la risposta è stata chiarissima. Se tutti sembrano infatti concordi nel dare la responsabilità dell'accaduto al Comitato mone- tario, sta di fatto che molti Paesi hanno interessi magari diversi ma convergenti nell'«addolcimento» del piano di De Silguy. I francesi, ad esempio, non sono certo scontenti di vedere eliminati dalle linee guida quei richiami al «Piano Waigel» secondo cui ogni effetto positivo di una congiuntura più forte del previsto andrebbe utilizzato per risanare deficit e debito, riportano una vittoria sulle 35 ore e d'altro canto vedono confermate dagli avvenimenti di ieri la loro idea che il Consiglio Euro-11 debba essere il luogo deputato per il coordinamento delle politiche economiche. Ma anche i tedeschi, che pure potrebbero essere delusi dal minor rigore, non si sono opposti alle decisioni dell'Ecofin anche perché prima delle elezioni di settembre il Cancelliere Kohl ha interesse a vedere ridimensionato il ruolo della Commissione. Quanto all'Italia, Ciampi non usa perifrasi: «Io mi sento impegnato al Patto di stabilità e di crescita perché è quello che è stato firmato ed è quello che vale. Tutto quello che è ripetitivo diventa superfluo». Come a dire che il «Piano Waigel» ormai vale la carta su cui è scritto. Francesco Manacorda Ciampi: un obiettivo di stabilità e occupazione Yves-Thibault De Silguy e (sopra) Carlo Azeglio Ciampi

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Dominique Strauss-kahn, Thibault, Waigel

Luoghi citati: Bruxelles, Cardiff, Francia, Italia, Lussemburgo