Washington assolve la dolce morte

Washington assolve la dolce morte Janet Reno: la legge federale non proibisce ai medici di prescrivere farmaci letali ai malati terminali Washington assolve la dolce morte Dal ministro l'okay all'eutanasia nell'Oregon NEW YORK. I medici dell'Oregon potranno continuare ad «aiutare a morire» i loro pazienti affetti da malattie incurabili senza che il governo federale intervenga. Lo ha annunciato ieri Janet Reno, il segretario alla Giustizia, dopo una lunga meditazione. L'Oregon è l'unico dei 50 Stati Uniti ad essere andato controcorrente dopo che questa scabrosa questione è esplosa, principalmente a causa dell'attività di Jack Kevorkian, il «Dottor Morte» Imito sotto processo tante volte per avere appunto aiutato a «morire con dignità» persone che, a causa del proseguire inesorabile del loro male, avevano davanti mesi di sofferenza e degradazione prima di finire i loro giorni. Vari Stati, in seguito allo scalpore suscitato da quei casi, si erano affrettati a darei delle leggi che proibissero esplicitamente il «suicidio assistito», ma l'Oregon no. Lì fu invece varata una legge, nel 1994, che quella pratica la consentiva a certe condizioni: una, che dei metodi seguiti dal medico non facesse parte l'iniezione letale, cioè lo stesso sistema che ormai ha sostituito quasi dovunque la sedia elettrica nell'esecuzione dei condannati a morte; l'altra, che prima di procedere ci fosse una doppia opinione, cioè formulata da due medici diversi, sull'ineluttabilità entro sei mesi della morte del paziente hi questione. La legge fu bloccata perché alcune associazioni contrarie al suicidio assistito l'avevano sfidata chiedendo un referendum. Ma nel novembre scorso il voto popolare si è dichiarato al 60 per cento in favore del suicidio assistito e la pratica è diventata operativa. Solo hi parte, però. Siccome c'era la possibilità che il governo federale intervenisse per bloccarla (lo stesso capo della Dea, l'organismo che combatte l'uso di farmaci illegali e che appartiene al dipartimento della Giustizia, aveva ammonito in questo senso), l'associazione dei medici dell'Oregon aveva «suggerito» ai propri membri di non praticare il suicidio assistito finché Janet Reno non avesse fatto conoscere il suo parere. Così, nei sette mesi trascorei da allora, soltanto tre pazienti, che si sappia, sono stati aiutati a «morire con dignità» dai loro medici. Ora però il segretario alla Giustizia - su sollecitazione dei deputati democratici e repubblicani eletti nell'Oregon - ha parlato e ha sconfessato il capo della Dea, Thomas Constantine. Non perché il governo sia a favore del suicidio assistito - anzi la Janet Reno ha ribadito che il presidente Bill Clinton è assolutamente contrario - ma perché questa è una materia che ogni Stato ha il diritto di regolare come meglio crede, senza l'interferenza dell'autorità federale. Un trionfo dell'autonomia, insomma, che i politici dell'Oregon hanno salutato con soddisfazione, anche so pochi di loro si sono detti apertamente favorevoli alla pratica. Sul parere della Reno, che comunque è stato piuttosto sofferto, come dimostra il lungo tempo trascoreo prima che si decidesse a formularlo, deve avere pesato una recente sentenza della Corte Suprema che aveva sostenuto la validità delle leggi contro il suicidio assistito varate in vari Stati, senza però dare giudizi di merito e basandosi esclusivamente sull'autonomia che la Costituzione riconosce loro. In sostanza, se l'autonomia funziona in un senso, deve funzionare anche nell'altro. Franco Pantarelli I dottori che aiutano i malati incurabili a morire non perderanno la licenza Il parere potrebbe aprire la strada a un'iniziativa nazionale sul suicidio assistito Il ministro della Giustizia Janet Reno. A sinistra: Jack Kevorkian, il medico che ha aiutato alcuni malati terminali a morire e che è stato ribattezzato «dottor morte»

Persone citate: Bill Clinton, Franco Pantarelli, Jack Kevorkian, Janet Reno, Thomas Constantine

Luoghi citati: Oregon, Stati Uniti, Washington, York