«Ferrerò si vantava di over mentito»
«Ferrerò si vantava di over mentito» Alcuni studenti ricordano i giorni dopo il delitto e raccontano di dispense vendute e di esami irregolari «Ferrerò si vantava di over mentito» Marta Russo, in aula si torna a parlare del delitto perfetto ROMA DALLA REDAZIONE E' stata la giornata della ricostruzione della vita nelle aule dell'università La Sapienza, di quando si teorizzava il «delitto perfetto» e si vendevano dispense. Questo il risultato delle testimonianze rese ieri nel corso del processo per l'omicidio di Marta Russo. La tesi sostenuta dall'accusa è che Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, i due ricercatori accusati dell'omicidio, hanno lanciato una sfida: dimostrare che in mancanza dell'arma che ha ucciso e del movente, nessuno potrà incastrarli. A sostegno della loro tesi, è giunta ieri la testimonianza di Marco Fierli, uno studente. Durante un esame di Filosofia del diritto - ha ricordato il giovane - Ferraro gli fece una domanda sull'argomento. «Se X ha commesso un certo defitto ci saranno degli indizi: i principali sono il movente, l'arma e il luogo. Ma la presenza di questi tre elementi non rende necessariamente valida la colpevolezza dell'indiziato, la ren¬ de altamente probabile secondo un ragionamento induttivo. Quindi la mancanza di uno di questi tre elementi rende impunibile l'indagato». Sono stati poi ricordati i giorni immediatamente successivi al defitto. E' stata Lucia Sabia a rievocarli. Una mattina - ha ricordato «in una stanza di fronte all'aula 6, in cui ero entrata con un'altra ragazza, Ferraro disse che era soddisfatto di essere stato interrogato, perché in quell'occasione aveva preso un caffè e fatto scrivere 16 pagine di "emerite cazzate"». Particolare su cui l'avvocato di Ferraro, Domenico Cartolano, ha avuto da obiettare a margine dell'udienza, in quanto non esiste un interrogatorio del ricercatore lungo 16 pagine. Lucia Sabia ha anche rivelato di aver partecipato a due cene, una il 17, l'altra il 22 maggio: rispettivamente, otto e 13 giorni dopo il defitto. A quelle cene erano presenti i due ricercatori oggi accusati di aver ucciso Marta Russo, e Francesco Liparota, l'usciere dell'università sospettato di favoreg¬ giamento. «Nella seconda cena ha spiegato la ragazza - Ferraro disse che le indagini si stavano appuntando verso una direzione sbagliata, cioè listituto di Filosofia del diritto. E aggiunse: "Poi, alla fine, ci porterete le arance a Rebibbia"». La ragazza non è stata in grado di precisare a chi si riferisse il ricercatore utilizzando il plurale, ma ha spiegato che quelle battute suscitavano l'ilarità di tutti i commensali. Nessun commento, né riferimento al delitto, invece, quando al tavolo vi erano soltanto Scattone e Liparota, come ha riferito Giuseppe Gerace, ex borsista dell'istituto. E' stata sempre Lucia Sabia a confermare l'abitudine, invalsa all'università, di vendere le dispense. «Ferraro mi disse che ero sciocca a non vendere le dispense. Ma io non lo feci mai». Lo fece invece - secondo quanto ha affermato la ragazza - Stefano La Porta, il teste indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza: «Quando mi vide, mi diede 10 mila lire a titolo di compenso». E fu La Porta stesso a confidarle di vendere gli appunti «su sollecitazione di Ferraro». Lucia Sabia ha anche affermato di aver sostenuto l'esame «solo con il dottor Ferraro», confermando la pratica irregolare dell'istituto di far sostenere agli studenti l'esame con i soli assistenti senza la presenza dei titolari di cattedra. Stefano La Porta è riapparso ieri al processo, dopo l'interrogatorio e i discussi occhiolini rivolti a Salvatore Ferraro la scorsa settimana, per consegnare un biglietto. Si tratta di un foglio di carta su cui Scattone la mattina del 9 maggio avrebbe scritto alcuni appunti di logica giuridica e poi affidato a La Porta. Il biglietto era rimasto in una tasca di un pantalone e finito in lavatrice. E' infatti consunto, logorato e soltanto in astratto «può essere sottoposto a perizia», ha affermato l'avvocato di La Porta, Francesco Patanè. Il biglietto è stato però riconosciuto da Scattone e sarà comunque acquisito agli atti. Stefano La Porta, il teste indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza
Luoghi citati: Roma
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