Nicholas, sentenza ribaltata
Nicholas, sentenza ribaltata Catanzaro: ergastolo a uno, vent'anni all'altro. Il padre del bimbo ucciso: in questa vicenda ci sono solo sconfìtti Nicholas, sentenza ribaltata Condannati in appello i due imputati CATANZARO. Reginald e Margaret Green hanno forse da ieri un motivo in più per essere perplessi. Quei due giovani che il 16 gennaio '97 avevano visto assolvere dall'accusa di aver ucciso Nicholas, il loro bambino di 7 anni mentre viaggiavano sulla Salerno-Reggio Calabria - era il 29 settembre '94 - sono stati condannati dai giudici di secondo grado. Sentenza ribaltata. Per la corte d'assise d'appello di Catanzaro, a sparare contro la «Y10» dei Green, sono stati proprio Michele Iannello, 30 anni, e Francesco Mesiano, 25 anni. Quelli che per i giudici di primo grado erano solo indizi, insufficienti a far condannare i due, per quelli d'appello sono diventati prove. Prove ritenute schiaccianti. Al punto da far condannare Iannello all'ergastolo e Mesiano a vent'anni di reclusione. «Nessuno ha vinto in questo processo, in questa vicenda ci sono solo sconfitti, la condanna non ci restituisce nostro figlio, in questo momento penso solo al dolore delle famiglie dei due condannati». Reginald Green ha commentato così la sentenza, dalla sua abitazione di Bodega Bay, vicino a San Francisco. E coglie l'occasione per annunciare che una donna siciliana che ricevette il fegato di Nicholas (furono espiantati gli organi consentendo a sette persone di riprendere una vita normale) è diventata madre pochi giorni fa: Maria Pia Pedala, che vive in provincia di Messina, ha telefonato per dargli la notizia. Un'auto, una pistola e alcune conversazioni intercettate dagli in vestigatori, nelle quali ci sono ammissioni di responsabilità. Ha ruo tato soprattutto su questo, il processo per la morte di Nicholas; E i Green da ieri hanno un motivo in più per desiderare di conoscere la verità. Soprattutto per la compo stezza con la quale avevano ascoi tato, in aula, anche se non si erano costituiti parte civile, la sentenza di primo grado («l'assoluzione di Iannello e Mesiano non mi turba perché non avevo alcuna certezza della colpevolezza degli imputati», aveva detto lui). E ieri, invece, per la giustizia italiana, quelle due persone che avevano affiancato l'YlO dei Green a scopo di rapina, e che per bloccarla avevano sparato con una pistola, hanno un volto e un nome. «Mia moglie e io - ha aggiunto Green - non abbiamo mai saputo se i due siano innocenti o colpevoli. Il primo processo è stato equo, nel senso che sono state valutate delle prove, ed equo è stato anche questo secondo processo; non devono essere le vittime a giudicare». I Green hanno da ieri anche molte più cose su cui interrogarsi. Avevano iniziato a farlo sul tratto calabrese della Salerno-Reggio Calabria, quando si erano fermati appena avevano visto un'auto della pohzia (impegnata in quel luogo perché c'era stato un incidente) e solo in quel momento si erano accorti che il piccolo Nicholas, che credevano addormentato, era ferito alla testa, privo di sensi. La corsa verso l'ospedale di Polistena, poi il trasferimento nell'ospedale di Messina, dove il bambino è morto. Perché, come si può morire così? Indizi, indizi insufficienti, avevano scritto i giudici di primo grado. Indizi quelli relativi all'aver individuato nell'auto degli assassini una Fiat Uno Diesel che era nella disponibilità di Iannello, indizi quelli legati ad una pistola in possesso di Iannello, una Taurus, e indizi quelli emergenti da alcune conversazioni intercettate dagli inquirenti e nelle quali i due imputati, parlando con altre persone, in circostanze diverse, avrebbero sostanzialmente fatto delle ammissioni circa la loro responsabilità di quanto accaduto quella sera sull'autostrada. Indizi e niente di più. Un quadro sopravvissuto fino alle 14,45 di ieri. E che per la verità era vacillato l'altro giorno, nella requisitoria del procuratore Murone che andando oltre le richieste di primo grado, aveva chiesto l'ergastolo per Iannello e trent'anni per Mesiano. Altro che indizi: Murone ha parlato di «prove inconfutabili ed univoche», che consentirebbero di accertare che contro i Green è stato Iannello a sparare, trovandosi sulla Uno guidata da Mesiano. Credevano che sull'YlO viaggiasse un rappresentante di preziosi. Adesso rimane solo il ricorso in Cassazione. Rocco Valenti Sopra Francesco Mesiano, ieri condannato a vent'anni di carcere. A destra Nicholas Green
Luoghi citati: Catanzaro, Messina, Reggio Calabria, Salerno, San Francisco
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