«Non ci sarà un'altra Bosnia» di Maurizio Molinari

«Non ci sarà un'altra Bosnia» Dal vertice degli Otto Grandi della prossima settimana dovrà arrivare «un messaggio forte a Milosevic» «Non ci sarà un'altra Bosnia» A Roma intesa Prodi-Blair sul Kosovo ROMA. «Non vogliamo un'altra Bosnia in Kosovo, invieremo un messaggio forte alla Serbia di Slobodan Milosevic». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il premier britannico, Tony Blair, si sono trovati in «piena sintonia» durante il faccia a faccia di ieri a Palazzo Chigi, dedicato in gran parte all'escalation nei Balcani. «La situazione in Kosovo è molto seria, stiamo esaminando ogni possibilità e siamo determinati a ridurre la tensione, a non permettere che si vada avanti così» ha annunciato Tony Blair, sottolineando «l'intesa» e la «comunanza di vedute con l'Italia». L'intenzione è di arrivare con un progetto comune venerdì prossimo a Londra, quando a margine del G-8 si riunirà il Gruppo di Contatto sul Kosovo (composto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Francia ed Italia). «Stiamo monitorando con grande cura quanto avviene sul terreno - ha spiegato Prodi - perché l'Unione Europea è conscia delle proprie responsabilità». Il tono nei confronti della Serbia di Slobodan Milosevic ò inequivocabile nelle parole di Blair: «Abbiamo l'intenzione di rivolgere un messaggio chiaro e forte alle parti, primo fra tutti la Repubblica jugoslava sulla quale la comunità internazionale sta premendo con le sanzioni perché si torni alla normalità». Fonti diplomatiche confermano che Blair e Prodi «si rendono conto che lo strumento delle sanzioni non è servito a ridurre la tensione». E che quindi si parla ora apertamente del «dopo-sanzioni» ovvero della possibilità di interventi militari in area per garantire sicurezza e stabilità. «Interventi» che andrebbero oltre al previsto schieramento di forze Nato alle frontiere di Albania e Macedonia perché considerato «oramai non più sufficiente». Si profila dunque la possibilità di un'azione Nato, sul modello di quanto avvenuto in Bosnia, senza escludere altri coinvolgienti come quelli dell'Osce o dell'Ileo (di cui l'Italia assumerà la presidenza da luglio) Il ministro della Difesa, Benia mino Andreatta, punta sull'Alleanza: «Ci saranno delle iniziative assunte in ambito Nato, l'Italia ritiene che nessuno strumento di pressione sui serbi possa essere risparmiato». Ma al momento l'ostacolo è l'opposizione della Russia, sempre attenta tutelare gli interessi di Belgrado. Soluzioni di compromesso sono allo studio. «E' evidente - si fa notare alla Farnesina - che ogni decisione in merito non può che passare attraverso un'intesa con la Russia ed avvenire sotto l'egida del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». In effetti al Palazzo di Vetro qualcosa già si muove. Il Segretario generale dell'Orni, Kofi Annan, ieri ha «condannato le atrocità in Kosovo» plaudendo alla «determinazione della Nato nel prevenire un'ulteriore escalation». «Le forze militari e paramilitari serbe non devono essere messe nella condizione di ripetere le campagne di pulizia etnica che hanno caratterizzato la guerra in Bosnia», ha concluso Kofi Annan facendo già intuire gli umori in Consiglio di Sicurezza. Durante l'incontro ProdiBlair - si apprende a Palazzo Chigi - è emersa anche la preoccupazione per le rivalità interne fra gli albanesi kosovari, dove la leadership del moderato Ibrahim Rugova eletto lo scorso marzo con un plebiscito - è sempre più contestata da altri leader locali e, soprattutto, dagli indipendentisti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck), veri protagonisti della guerriglia antiserba. La Comunità di Sant'Egidio ha un filo diretto con Pristina e il suo «inviato», Roberto Morozzo della Rocca, è appena tornato da Belgrado. «Un terzo del Kosovo è zona di guerra, i profughi sono 50 mila e il patriottismo contagia la popolazione», racconta. L'emergenza profughi è stata al centro della riunione dell'iniziativa centroeuropea a Brioni, al cui termine il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino ha lanciato un appello: «Siamo sull'orlo di un precipizio. E' necessario in queste ore far scattare un piano d'emergenza per il Kosovo, perché decine di migliaia di profughi possono diventare una miccia e provocare una crisi ancora più acuta». Maurizio Molinari ~ L'incontro di Roma tra Romano Prodi e Tony Blair e il leader degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova