E' guerra; bombe su Asinara e Makallè

E' guerra; bombe su Asinara e Makallè Etiopia-Eritrea: fallita la mediazione americana, centinaia le vittime E' guerra; bombe su Asinara e Makallè La Farnesina prepara lo sgombero, partono 140 italiani ASMARA. Gli sforzi negoziali sono stati travolti dagli eventi, il piano di pace elaborato, curiosamente, da Stati Uniti e Ruanda, è stato seppellito dalle bombe. Tra Etiopia ed Eritrea, le due ex colonie che assieme alla Somalia formavano l'Africa Orientale Italiana, è ormai guerra aperta. E senza esclusione di colpi. Ieri pomeriggio, attorno alle 14, due Mig-23 dell'aviazione etiope hanno bombardato l'aeroporto militare di Asinara, danneggiando uffici e installazioni. Mezz'ora dopo altri due Mjg hanno ripetuto il raidu Una bomba è caduta sul vicino aeroporto civile, danneggiando un aereo delle Zambia Airlines in attesa di riparazioni. Sul terreno si contano un morto e cinque feriti, ma la contraerea eritrea riesce ad abbattere uno degli aerei attaccanti, alcuni dicono tutti e due. Seguono scene di giubilo. Il governo etiope sostiene che l'incursione è un atto di ritorsione, visto che l'aviazione eritrea aveva bombardato l'aeroporto di Makallè, capoluogo della provincia etiope del Tigre, ai confini orientali dell'Eritrea. Il governo di Asmara smentisce, ed anche gli esperti militari occidentali dubitano, visto che solo due settimane fa i piloti eritrei hanno completato il corso di addestramento. Ma stando a quanto riferito poi da testimoni, alle 18 i jet di Asmara attaccano effettivamente Makallè, bombardando un quartiere residenziale. Non vi sono riscontri, ma i testimoni parlano di «decine di morti» e di almeno cento feriti. Ora Bill Richardson, ambasciatore Usa all'Onu, dice di voler portare la crisi all'attenzione del Consiglio di sicurezza. Ma nelle intenzioni dei mediatori la giornata di ieri avrebbe dovuto segnare l'inizio di una soluzione pacifica della disputa tra i due Paesi. Invece gli Stati Uniti, il Canada e l'Inghilterra hanno già ordinato l'evacuazione di tutto il personale «non indispensabile» alle rispettive ambasciate in Eritrea. La Germania ha inviato un volo Lufthansa. E l'ambasciata italiana sta organizzando la partenza dei 750 connazionali presenti nel Paese: tecnici, religiosi, insegnanti, ma anche decine di «vecchi coloniali» che hanno resistito alla guerra civile e che non hanno alcuna intenzione di partire adesso. Di certo partiranno gli insegnanti della scuola italiana dell'Asinara, che conta centinaia di studenti ed è la più grande istituzione scolastica italiana all'estero. Un vo lo Egipt Air dovrebbe portarli via oggi, e due C-130 della nostra aeronautica militare saranno pronti a Gibuti per nuovi bisogni. L'Eritrea ha conquistato l'indipendenza dall'Etiopia soio nel 1993, dopo 30 anni di guerra di liberazione, ma fino a pochi mesi fa le rela zioni tra i due Paesi, i cui leader si erano battuti assieme contro la dittatura di Menghistu, erano ottime Nel novembre scorso però Asmara ha adottato una nuova valuta, il Na kar, in sostituzione di quella etiope usata fino allora. Addis Abeba ha chiesto che l'interscambio commerciale avvenisse quindi in valuta forte, ed è scoppiata la disputa: l'Eritrea ha bloccato il traffico navale dell'Etiopia, che non ha sbocco al mare, poi è intervenuta una disputa sulla frontiera, infine gli scontri ar mati. Mercoledì scorso, a Bademmé cittadina occupata dagli eritrei, do po duelli di artiglieria che avrebbero causato un centinaio di morti, un'offensiva etiope è stata respinta a colpi di Katjusha e di mortaio. Giovedì, però, sembrava tornata la speranza di evitare il peggio. Il premier etiope Meles Zenawi, pur rafforzando le truppe alla frontiera, ha accettato «le quattro raccomandazioni» messe a punto dal sottosegretario Usa Susan Rice e dal ministro ruandese alla presidenza Patrick Mazimhaka: smilitarizzazione del confine, spiegamento di una piccola forza di osservatori, ritorno deh'amministrazione civile a Bademmé e soluzione del contenzioso territoriale sulla base dei trattati co¬ loniali messi a disposizione dall'Italia. Ma il premier eritreo Isaias Afeworki ha rifiutato ieri la restituzione di Bademmé, e i diplomatici occidentali hanno iniziato a fare le valigie. Per la prima volta infatti venivano registrati combattimenti tra truppe eritree e guerriglieri della tribù Afar, appoggiati da Addis Abeba, a 80 chilometri da Assab: ed è diventato chiaro che la conquista di questo grande porto, di un accesso al Mar Rosso, era il vero obiettivo di Addis Abeba. Poi le bombe: «Stavo rientrando in ufficio quando ho visto sfrecciare due Mig - ha detto un tecnico italiano - ho pensato fossero eritrei, ma poi ho sentito un boato provenire dalla zona dell'aeroporto». Ora gli appelli al cessate il fuoco si moltiplicano. L'Italia, tramite il ministero degli Esteri, si è detta «pronta a dare il suo contributo per la soluzione globale dei motivi di contrasto». Ed anche Gheddafi ha fatto un passo avanti, proponendo una forza di dissuasione dei Paesi del Sahara. Ma la verità è che con la Somalia sprofondata da anni nell'anarchia, il Kenya traballante ed il Sudan dominato da un regime integralista islamico in guerra con le minoranze copta e animista, l'Africa orientale sta scivolando sempre più verso l'inferno, [e. st.] Due coppie di Mig-23 attaccano a mezz'ora di distanza l'aeroporto della capitale, ma almeno uno è abbattuto Quattro ore dopo i cacciabombardieri eritrei colpiscono un'area residenziale di Makallè: decine di morti e feriti Etiopia-Eritrea: A fianco, truppe eritree in marcia Sotto, vittime etiopi Più in basso la contraerea dell'Asinara spara contro i jet etiopi fallita la mediazione americana, cenERITAsinCDCOMBATTIMEDEL 22, 23 E ERITREA' Asinara COMBATTIMENTO DEL 3 GIUGNO ^ COMBATTIMENTO DEL 12 MAGGIO Addis Abeba COMBATTIMENTO K/ DEL 22, 23 E 25 MAGGIO Gi bufi H arar A fianco, truppe eritree in marcia Sotto, vittime etiopi Più in basso la contraerea dell'Asinara spara contro i jet etiopi

Persone citate: Bill Richardson, Gheddafi, Isaias Afeworki, Meles Zenawi, Susan Rice