E ora referendum di Ugo Bertone

E ora referendum E ora referendum Igiovani imprenditori «bocciano» ipolitici SANTA MARGHERITA LIGURE DAL NOSTRO INVIATO «La Bicamerale è fallita: è una sconfitta di tutta la classe politica. Ma è soprattutto la sconfitta di tutto il Paese, a cui noi giovani imprenditori non vogliamo assistere impotenti». Tocca a Emma Marcegaglia, leader dei giovani della Confindustria, aprire per prima il fuoco sulla crisi del tavolo delle riforme. «Con l'Euro - dice - si è fatto un passo in avanti, con la morte della Bicamerale dieci indietro...». E allora, proprio mentre Fossa stempera i toni della polemica verso il governo, i giovani attaccano tutti, senza risparmiare nessuno... «In l'in dei conti - si giustifica ridendo la stessa Marcegaglia - la pensiamo nello stesso modo. E' importante usare toni diversi...». In prima fila, in platea, c'è proprio Giorgio Fossa che si pronuncerà solo oggi, dopo che al convegno dei giovani si esibirà una parte importante del «teatrino della politica»: Silvio Berlusconi e Massimo Fini, chiamati tra l'altro a rinsaldare le file del Polo in crisi in un vertice riservato (magari a Portofino, regno del Cavaliere), e Massùno D'Alema oltre ad un ospite di grande rilievo istituzionale, il presidente della Camera Luciano Violante. Si profila, insomma, una giornata d'eccezione per il vertice dei giovani della Confindustria. Intanto, all'ingresso dell'albergo che ospita i mille invitati del convegno, c'è 0 banchetto delle firme per il referendum sul maggioritario, per l'abolizione della quota proporzionale nella legge elettorale. E qui, a far propaganda, c'è una coppia d'eccezione: Mario Segni e l'ex presidente della Confindustria, Luigi Abete. «Questo referendum - aggiunge la Marcegaglia a nome dei giovani - indica con chiarezza la strada da percorrere, quella di un sistema elettorale realmente maggioritario. Indicare questa .ajteada è oggi ancora più importante di fronte al créscere dei nostalgici del proporzionale». No secco al grande cen tro, insomma, e nessuna simpatia nemmeno per la Costituente. (Anche noi l'avevamo chiesta - spiega, con buona pace di Berlusconi - ma ora non riteniamo che sia lo strumento migliore...». Il problema, incalza la Marcegaglia, è che «la nostalgia della proporzionale e del grande centro rischiano di favorire uno spostamento del baricentro del governo a sinistra e questo ci preoccupa». Il ministro dell'Industria Bersani non commenta, ma su un punto è d'accordo: «C'è il rischio - afferma - che il fallimento della Bicamerale si rifletta anche sull'economia». «Il blocco del processo riformatore - dice il ministro - sta a significare che dopo aver dimostrato all'Europa che l'Italia si è mossa seriamente su un percorso di risanamento economico, purtroppo non siamo stati in grado di compiere un passo decisivo, ovvero quello di dar stabilità a un sistema politico bipolare». E pure l'ex presidente dell'antitrust Giuliano Amato ammette che «il rischio c'è. Ma bisogna vedere come reagiranno i mercati». La «luna di miele» per l'ingresso nell'area dell'Euro sembra, insomma, ormai finita. E affiorano malumori diffusi nella base dei giovani. Ne fa, in parte, le spese lo stesso Sergio Cofferati, che duella con il pubblico sul tema dei licenziamenti individuali. E il leader della Cgil, tra l'altro, si dichiara «personalmente contrario» alla strada referendaria per bruciar le tappe verso il maggioritario. «Mi sembra - liquida secco - mia soluzione semplicistica per un problema complesso». La sala replica con un silenzio educato e freddo. Oppure, quando si toma a parlare di riduzione dell'orario e di 35 ore, con qualche fischio. Ugo Bertone

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