Borrelli frena: non è tempo di amnistie

Borrelli frena: non è tempo di amnistie Il procuratore di Mani pulite: «Gli attacchi di Berlusconi? Un modo per difendersi» Borrelli frena: non è tempo di amnistie Pacioni: prima si volti pagina MILANO. Riprende per l'ennesima volta il dibattito sull'uscita da Tangentopoli. E protagonisti sono ancora i magistrati di Mani pulite, i primi - già cinque anni fa con Gherardo Colombo - a dire che si poteva uscire dal guado. Oggi rilanciano. E dopo Francesco Greco che assicura «che nessuno nega che ci voglia una soluzione», Gerardo D'Ambrosio che chiede «che le forze politiche si assumano le loro responsabilità», interviene il capo dell'ufficio. «Se il Parlamento adottasse una soluzione politica, la magistratura non potrebbe fare altro che applicarla», interviene Francesco Saverio Borrelli. Ma aggiunge: «Quale soluzione? Non vedo quale potrebbe essere se non un'amnistia, o un cambiamento delle norme, una depenalizzazione che di fatto sarebbe un'amnistia». «Lo abbiamo già detto in passato, un'amnistia potrebbe essere applicata solo in circostanze particolarissime. Non mi sembra che questo sia il momento. E per la verità mi sembra che il dibattito nasca da un articolo di Gad Lerner sulla Stampa», replica ancora Francesco Saverio Borrelli. Che non si tira indietro nemmeno dal rispondere agli attacchi arrivati da Berlusconi e Forza Italia, dopo le richieste di Francesco Greco al processo Ali Iberian. «Ci sono molti modi per cercare di difen dersi», spiega Borrelli. Ed elenca: «C'è un modo giudiziario, basato sulle norme del codice, ce ne sono altri di carattere politico-propa gandistico, sui quali ritengo di non interloquire». Più sfumata la posizione di Eie na Paciotti, presidentte dell'Asso ciazione nazionale magistrati. «Se una soluzione venisse introdotta prima di aver cambiato pagina, al lora i magistrati vedrebbero venir meno il loro lavoro. Quello cioè di applicare la legge nei confronti di tutti, d^»potenti come dei pove racci», analizza. E sottolinea: «Se il parlamento approvasse leggi severe e assicurasse ai cittadini che domani non accadrà più quello che è successo, allora si potrebbe dire di aver cambiato pagina». E' dal fronte politico, però, che arriva un coro di dichiarazioni. Molti, traducendo la richiesta di soluzione politica, prendono in esame la sola ipotesi di amnistia. Esce dal coro il solo Lucio Colletti di Forza Italia: «Mi rallegro per la opposizione dei pm. Ma tocca ai politici trovare il coraggio di affrontare il problema per dare una conclusione alla vicenda di Mani pulite». C'è anche chi giura che una strada è già pronta. Lo dice Franco Frattini di Forza Italia, presidente della commissione di controllo sui Servizi segreti: «Si tratta di varare la commissione d'inchiesta su Tangentopoli, far conoscere al Paese tutta la verità del passato in modo che si possa costruire il futuro». «I democratici di sinistra sono contrari all'amnistia, sia quando la propone Berlusconi, sia quando arriva dai magistrati», interpreta le parole del pool Pietro Folena, responsabile Giustizia dei ds. E ancora: «Non fa bene all'Italia che ci siano uomini politici che si met¬ tono di traverso rispetto a questioni giudiziarie e magistrati, da cui arrivano continui e stressanti consigli non richiesti». Salomoniche le dichiarazioni di Ennio Amodio, l'avvocato di Silvio Berlusconi in tutti i più importanti processi in cui è impegnata la Fininvest. «Non credo che ci siano ostacoli da un punto di vista tecnico, ma la questione è nelle mani del Parlamento. Tocca ai politici affrontarla», spiega il legale. «No» ad ogni ipotesi di amnistia arriva da Niky Vendola che ravvisa il rischio «che ci sia un doppio codice: uno per i galantuomini e uno per i brigatisti, una giustizia di classe». «No» anche dal verde Alfonso Pecoraro Scanio: «Un'amnistia è un insulto per quei milioni di italiani che si accingono a pagare le tasse». «Sì» all'amnistia, arriva invece dall'ex ministro della Giustizia e deputato di Forza Italia Alfredo Biondi. «Finalmente, si potrà così fare un'analisi di quello che è successo in Italia», si rallegra Biondi. Mentre per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Enrico La Loggia l'analisi vera, deve essere fatta sulla obbligatorietà dell'azione penale: «Deve essere a 360 gradi. Purtroppo per la nostra giustizia non è stata così. Almeno non nei confronti di tutti i partiti. Ciò dimostra la strumentahzzazione a fini politici dell'azione giudiziaria e l'accanimento nei confronti di Silvio Berlusco[r. m.] lle mani i politici le. amnistia he ravvin doppio pgl'accanimento nei confronti di Silvio Berlusco[r. m.] all'indoisitoria al an, il pm o dal coautori del o» e, inveso livello, cercato di are su una a che quesubito arolo. ncora una il pre è il rivoi e egursi pBiondi. «Finalmente, si potrà così fare un'analisi di quello che è successo in Italia», si rallegra Biondi. Mentre per procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli p Qui accanto la presidente dell'Associazione nazionale magistrati Elena Paciotti procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli

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