Asti alla sfida bipolare

Asti alla sfida bipolare Il malcontento dell'elettorato sconcerta il centrosinistra. La Lega, delusa, invita all'astensione Asti alla sfida bipolare Polo e Ulivo hanno «cancellato» il centro ASTI DAL NOSTRO INVIATO Attenzione ad Asti, perché qui la partita è vera. Un Polo-Polo contro un Ulivo-Ulivo. Lega eliminata al primo turno. Nessun equivoco centrista, nessun pasticcio postdemocristiano, nessuna trovata cossighiana. Se dipendesse dagli astigiani, le riforme costituzionali sarebbero belle e fatte: bipolarismo secco e nemmeno una crostata su cui scambiare patti innominabili. I «buonisti» contro i «cattivisti», continuità contro discontinuità, progressisti contro conservatori. Ma chi è l'uno e chi è l'altro? A guardarli ben bene in faccia, né l'architetto Antonio Fassone, né l'avvocato Luigi Florio sembrano poi così nuovi. Florio approda nella notte nell'aia della Mezza Luna a Bramairate, preceduto da un corredo di tricolori e dalla bandiera blu dell'Europa. Cinquanta persone gli fanno la festa: «Grazie per il calore umano». Prego. «La città è umiliata, chiusa, depressa, ve la voglio restituire ridente, pulita, ordinata». Scalda l'aria di campagna con un discorsetto piano-piano, concreto, trattenuto, da gentiluomo liberale in giacca blu: «Noi siamo civili, noi». Fassone alle 6 di sera, sudato e affaticato, va davanti al supermercato di viale Pilone, periferia, bandiere pidiessine, traffico di carrelli gonfi di spesa e massaie che non si fermano nemmeno a prendere un volantino. Manifesti sui muri annunciano che in piazza si può vedere «l'unico tapiro italiano» per la rassegna «animali insoliti». Aria di fiera d'altri tempi. Mastica piano buon senso politico: «Qui siamo stati i primi a tirarci fuori dall'alluvione, gli astigiani sono stati i primi a prendere i rimborsi, non c'è stato il più piccolo scandalo... ma la gente non se ne ricorda più». Come mai? «Perché nel voto c'è stata l'esplosione di un mal di pancia collettivo. Ognuno ci ha messo dentro il suo disgusto. Speriamo che domenica si ragioni». Ecco, quel «mal di pancia» collettivo è il motivo per cui questo voto di Asti va guardato con attenzione. Ci sono gli astigiani che scelgono il loro sindaco tra Fassone dell'Ulivo e Florio del Polo. Ma uno scontro così secco, bipolare, esemplare, didascalico misura anche la temperatura della grande politica, è un termometro per il governo, un segnalatore di gradimento che più che altro, in questa nobile città del Nord-Ovest, Vittorio Alfieri e Paolo Conte, si è manifestato come uno «sgradimento». Al primo turno l'avvocato Florio ha portato a casa il 45 per cento abbondante; l'architetto Fassone appena il 36 per cento. Il candidato leghista un 15 di impotenza e testimonianza, buono però da spendere sull'assordante mercato dei messaggi e dei richiami politici. A far la somma, più del 60 per cento, comunque, contro i partiti di governo. Il ballottaggio - lo dice la parola è un'altra partita, si riparte da zero, si rimescolano le carte, si replica lo spettacolo in un corpo a corpo che finirà sul filo: qualche centinaio di voti deciderà. Ne sappiamo già abbastanza per dire che Asti si ritrova spaccata in due come ima mela. Nel suo sobrio e angusto studiolo di sindaco Alberto Bianchino consuma le sue ultime ore di primo cittadino. Recita la parte di un Cincinnato che torna al suo orto dopo la guerra dell'alluvione che gli è piovuta sulla testa pochi mesi dopo l'elezione. Gli rimproverano onestà, scarsa comunicazione con la città al limite dell'autismo politico. E' diventato sindaco di una coalizione di sinistra-centro forte mente condizionata dal peso di Rifondazione. Ha vinto (primavera '94) in frangenti di berlusconismo trionfante. S'è giovato dell'appoggio della Chiesa che fece campagna attiva attraverso l'associazionismo contro l'industriale condidato del Polo. Adesso si dice che il cardinal Sodano, la porpora patrona di Asti, abbia consigliato al vescovo equidistanza. La partita è più sottile. Bianchino, professore di matematica, preside di scuola media, racconta quieto di aver fatto una «buona manutenzione» della città. Gli rimproverano di aver trascurato il «decoro urbano» e risponde di aver pensato - finalmente - alle fognature: «C'era bisogno di serietà». Ha dato un piano regolatore alla città, ha riparato i tetti degli edifici comunali, dice che sono avviati 170 miliardi di investimenti in opere pubbliche nei prossimi tre anni: «E' questo deprimere l'economia?». Eppure c'è qualcos'altro sotto la pelle di questa città, piccole eruzioni sparse, un'effervescenza di «mal di pancia»: troppi stranieri che ciondolano e delinquono, traffico disordinato, troppa buro-lentocrazia negli uffici comunali, domande di concessioni edilizie lasciate a far polvere, costi di urbanizzazione troppo cari al punto che le aziende se ne vanno, invece di venire. Un'immagine penitenzialista del Comune che provoca insof¬ ferenza per i controlli a domicilio delle planimetrie di casa per far pagare la raccolta rifiuti. Un malessere intercettato da quei praticoni di politica di Alleanza nazionale (unici veri vincitori della mano elettorale: dal 6 all'11,1 per cento) che hanno cooptato i comitati civici di protesta: quello del pizzaiolo Li Causi, nel quartiereproblema di Praia, e quello dell'architetto Giaccone nel nobile centro storico. «Mal di pancia» che Florio ha tradotto in programma elettorale da buon alhevo del «liberalismo popolare» dell'amico Raffaele Costa. Basta con il Comune che controlla, deprime, vincola, intristisce. Ha bombardato gli astigiani con una esplosione pirotecnica di segnali: foto con il cardinale Sodano, foto della prima comunione, messaggi di appoggio di Padovan della Life (la lega per la rivolta fiscale), manifestazione con Tremonti, i donatori di sangue, l'iscrizione al Cai. E una smentita: «Non sono massone». Come Costa si cimenta in battaglie contro la burocrazia (anche quella europea essendo europarlamentare) e gli sprechi. Anni fa assegnava ogni anno lo «sperperino d'oro» aU'amministratore pubblico che si era distinto negli sprechi. Gli ultimi due premiati, l'ex sindaco socialista Galvagno e l'ex presidente dell'azienda trasporti Aizzi così è la politica - sono ora suoi 8% ASSONE e NONE STA 7% o con Florio ficiale r l'astensione sponsor nella corsa. Non se ne fa un problema: «Con gli altri ci sono gli inquisiti della vecchia de». Alla richiesta di definire l'essenza del suo liberalismo, risponde con Einaudi: «Guvernè bin», governare bene. Se fosse «solo» per questo, Antonio Fassone dice che il testimone del timido Bianchino è ricco e pesante: «Ha reso credibile la politica in un momento di grave crisi per la città». Allora, '94, Asti non sapeva che stava per affondare nell'alluvione, ma già si trovava sommersa e avvelenata dalla sua tangentopoli che aveva decapitato de, psi e uffici comunali. Bianchino fu un sindaco «senza tessera», di «pulizia», di ricucitura. «Abbiamo pianificato e non si faceva da vent'anni», dice Fassone caricando di valore proprio quelle regole contro cui si esprime il «mal di pancia» astigiano. Prendiamo il traffico: se Florio promette par cheggi e liberalizzazione, Fassone risponde annunciando «progetti di disincentiva'! .e» dell'uso dell'auto: «Meno ruote di gomma, più suole private». Ecco, magari banale, ma emblematico l'esempio per questo confronto tra Polo e Ulivo, tra «mal di pancia» e... Cesare Martinetti Florio (Polo): «La città è umiliata e depressa la farò ridente e ordinata» Fassone (Ulivo): «C'è stato un mal di pancia collettivo Speriamo che adesso si ragioni» 24 MAGGIO/7 GIUGNO VERSO IL VOTO LUIGI FLORIO POLO 44,8% forza italia 27f9% alleanza nazionale 11,1% asti al centro 6,9% ANTONIO FASSONE ULIVO e RIFONDANONE COMUNISTA 35,7% ds15,4% rifondanone 8,1% ppi-lista dini 7/4% democratici per l'ulivo 3,2% • PENSIONATI 2,ó% apparentamento con Florio • LEGA NORD 13,9% indicazione ufficiale per l'astensione •ASTI DA VIVERE 0,9% indicazione per l'astensione • PER ASTI 1,6% libertà di voto Asti va al ballottaggio dopo aver escluso (15 per cento) le ambizioni del candidato leghista

Luoghi citati: Asti, Europa, Praia