« No alla Grande Cisl » di Gian Carlo Fossi

« No alla Grande Cisl » « No alla Grande Cisl » La minoranza diMorese è per Vunità con Cgil e UH ROMA. «Simonetta stai tranquilla, non ho alcuna intenzione di dimettermi. Lo stipendio ...corre ancora»: con questa battuta, il numero-due della Cisl Raffaele Morese smentisce, in una telefonata alla moglie, l'annuncio delle sue dimissioni dato erroneamente da un tg e conferma la volontà di battersi fino in fondo contro il progetto del segretario generale Sergio D'Antoni di costituire una «grande Cisl» che raccolga le adesioni di altri importanti pezzi della cultura cattolica, come Adi, Movimento cristiano dei lavoratori, Compagnia delle opere, Confcooperative e perfino Confartigianato. E, leggendo tra le righe, intende rilanciare con forza la sua proposta di dar vita al più presto ad una Costituente per l'unità sindacale tra Cgil, Cisl e Uil, ritenendo che sia questa la strada maestra da seguire, e non l'altra, per dare maggiore vigore e presenza alle istanze sociali. Così al comitato esecutivo della confederazione, convocato formalmente per «esaminare gli ultimi sviluppi della situazione politico-sindacale», si è consumata la rottura fra le componenti di maggioranza e di minoranza (espressioni di due anime diverse e, spesso, contrastanti), nonostante che i toni dello scontro tra D'Antoni e Morese siano apparsi ieri più morbidi rispetto a quelli dei giorni scorsi. Dopo un ampio dibattito in un albergo romano, svoltosi rigorosamente a porte chiuse, l'esecutivo ha approvato a larghissmia maggioranza un documento che precisa i termini dell'iniziativa del segretario generale: la creazione di un «Forum» delle organizzazioni di ispirazione cristiana che operano nel sociale. «Cioè - chiarisce lo stesso D'Antoni - nulla a che fare con la politica: chi ha voluto leggere nel Forum il tentativo di dar vita a qualcosa di diverso dal sindacato ha capito male». E, replicando al leader della Cgil Sergio Cofferati (che aveva criticato la sua «effervescenza» in campo politico) il segretario della Cisl afferma: «Io non voglio guidare niente, né sbarrare la strada a nessuno. Ma di una cosa sono convinto: in Italia c'è bisogno di bipolarismo, non di bipartitismo. Ed è altrettanto chiaro che i cattolici devono avere più visibilità politica». Ed ancora: «La Cisl è abituata da decenni al confronto democratico. Quello che è certo ò che non rinuncerò al mio progetto. Non mi fermerò né per Morese, né per un altolà di Cofferati». Dunque, anche se non ci sono stati colpi di scena clamorosi, resta profonda la spaccatura tra le due «anime» sulla strategia della confederazione per il futuro e si avranno certamente altri confronti duri, a cominciare da quello già previsto per luglio al consiglio generale composto dai rappresentanti delle strutture di categoria e territoriali. A fianco di Morese scalpitano i metalmeccanici, una parte dei tessili e degli alimentaristi e alcune strutture regionali del Nord (Veneto, Friuli, Lombardia, Piemonte). Il leader della Firn Pierpaolo Beretta sottolinea le ambiguità insite nel progetto della «grande Cisl». «L'unità politica dei cattolici - osseiva - è finita da tempo, mi sembra improbabile surrogarla con l'unità sociale». E, intanto, ci vogliono veder chiaro pure le altre componenti cattoliche incluse nel progetto di D'Antoni. «Se si trattasse di Grande Cisl o di Nuova De - avverte il presidente delle Acli Franco Passuello - noi non potremmo essere della partita». Invece una lancia a favore del progetto viene spezzata da Giuliano Cazzola, già segretario confederale Cgil: «Nulla di male se la "cosa bianca" prova a ripartire dal sociale. Ora tocca a questa realtà contrastare, nell'interesse del Paese, il predominio della sinistra sul sistema politico e sul sottosistema sindacale ed associativo». Gian Carlo Fossi

Luoghi citati: Friuli, Italia, Lombardia, Nuova De, Piemonte, Roma, Veneto