Biagi di Enzo BiagiAlessandra ComazziEnzo Biagi

Biagi Biagi «Nient'altro che favoritismi» Enzo Biagi i l i r ù . BRESSANONE. «Che cosa vuole che le dica? Chiamano pluralismo quello che una volta chiamavano lottizzazione». Enzo Biagi, in vacanza a Bressanone, è amareggiato. Ma proprio tanto. L'amarezza gli accentua persino il rotondo accento emiliano. La giornata di vacanza è bella che rovinata, non lo lasciano tranquillo, lo interpellano tutti per commentare le paradossali nomine della Rai: lui giornalista gloriosamente cacciato dalla direzione del Telegiornale per disobbedienza, negli Anni Sessanta. Si definiscano pluraliste o lottizzate: che senso politico hanno comunque queste nomine? «Un senso? Macché, ma chi ci capisce niente. Sono favoritismi. Favoritismi e basta. Dovevano sistemare un cattolico, un massone, uno di centro, uno di destra, uno di sinistra e l'hanno fatto. Tutto qui. Hanno persino ripescato Nuccio Fava, quel predicatore quaresimale, e gli hanno dato il Tg3». Ma come sono i nominati? «E chi lo sa. E' ripugnante dover leggere, a proposito di queste persone; non che cosa, ha fatto, ha detto, ha scritto, ma "è vicino ai cattolici o a Storace", e in questo caso aggiungo: peggio per lui. Questo non esclude che venga premiato anche qualcuno che se lo merita, ma è il sistema ad essere triste». Ma Prodi ha dichiarato di non essere minimamente intervenuto nelle decisioni del cda Rai. «Ha forse bisogno di intervenire? Lui è gentile quando lo dice, ma nello stesso tempo è anche patetico. Non ha bisogno di chiedere, non ha bisogno di interessarsi alle questioni pratiche e domandare favori. Viene accontentato prima che chieda. Invitare qualcuno ad essere libero è come invitarlo ad essere intelligente. C'è da offendersi. E anche l'informazione ha le sue colpe. Sono i giornalisti che offrono, i potenti non hanno alcuna necessità di chiedere. Non è mica solo alla Rai, è l'Italia che va così. Romiti non va in giro a domandare favori. Glieli fanno autonomamente». Di questa rivoluzione dopo-nomine, che cosa arriverà ai telespettatori? «Non arriverà un bel niente. Non ha notato che nessuno, ma proprio nessuno, parla di programmi, ma soltanto di nomine, di "aree di collocazione", di appartenenza? Ai telespettatori non arriverà niente, come al solito, nessuno pensa a loro, ai loro desideri, ai loro gusti che cambiano». Qual è, secondo lei, il caso più clamoroso? Quello di Minoli cacciato da Raitre e gratificato di una nomina umiliante, quasi sfottente? «Si vede che di Minoli conoscevano tutta la parentela, e non gli piaceva tanto. Ma il caso veramente clamoroso è un altro». A chi si riferisce? «A Stefano Gigotti, il direttore della radio. Uomo d'azienda, aveva lavorato bene, aveva portato la radio ad ascolti mai raggiunti. Tutti parlano della radio, ormai, tutti l'ascoltano. Sui suoi meriti non ci potevano essere dubbi. Appunto, cacciato. Questo per me è clamoroso. Il cda della Rai ha preso il saloon e ha sparato anche sul pianista. Gigotti. Il pianista stava suonando bene, al pubblico piaceva: ma un attacco è un attacco, non si guarda in faccia nessuno». Alessandra Comazzi Enzo Biagi

Persone citate: Biagi, Enzo Biagi, Minoli, Nuccio Fava, Prodi, Stefano Gigotti, Storace

Luoghi citati: Bressanone, Italia, Raitre