« Piaceri? No torture »

« Piaceri? No torture » VISfO DA LEI E DA LUI « Piaceri? No torture » Leila Costa: ridotte male se queste sono le tentazioni Leila Costa SE questi sono i nostri peccati, siamo proprio ridotte male», dice Leila Costa. L'attrice e cabarettista ci scherza su, ma del dossier di «Donna moderna» non condivide una riga. Si ritiene immune da questi «vizi»? «Vizi? Lo sa che cosa diceva Oscar Wilde? Tutte le cose belle della vita o fanno ingrassare o sono immorali». Mi pare di capire che, secondo lei, un peccato è tale soltanto se è legato al piacere. «Certo. E non capisco quale piacere ci possa essere nel mettersi a dieta, riordinare la casa o ammazzarsi di lavoro. Telefonare è già meglio, ma preferisco uscire e incontrare una persona piuttosto che parlarle un'ora a distanza. Insomma, quello tracciato dal dossier è un quadro desolante: ci meritiamo ben altro, come diceva Paolo Conte». Il ritardo cronico, il consumismo, la dieta continua, il lavoro come una droga: come li vogliamo chiamare, allora? «Chiamiamoli sindromi, manie, problemi. Le donne scambiano per peccati dei costosissimi adeguamenti alla vita. Il ritardo, per esempio, non è un vezzo da dandy dell'Ottocento, ma semplicemente la conseguenza dei troppi impegni». Le sue manie? «Quando devo assentarmi qualche giorno per lavoro riempio il frigorifero di cibarie. E' una sindrome da senso di colpa. Nasce dal senso di inadeguatezza a conciliare aspetti di vita diversi. Tutte le donne sfiorano le categorie dell'inchiesta, e non soltantoo loro: so di uomini ritardatari, ossessionati dal lavoro e perennemente al telefono. Sono certa che provano ansia invece che piacere». Lei commette peccati veri? «Sì». Ne racconti uno. «Non ci penso nemmeno». Leila Costa

Persone citate: Leila Costa, Oscar Wilde, Paolo Conte