Confessa il fidanzato «Ho ucciso Roberta Voleva lasciarmi»
Confessa il fidanzato «Ho ucciso Roberta Voleva lasciarmi» Delitto di Orosei Confessa il fidanzato «Ho ucciso Roberta Voleva lasciarmi» Roberta Neri NUORO. Poco più di mia facciata e mezzo di foglio protocollo per spiegare come e perché nello scorso ottobre uccise l'ex fidanzata, una ragazza ligure sbarcata in Sardegna per guadagnarsi un futuro noleggiando videogiochi. Una lettera di 35 righe per ricostruire gli ultimi attimi di Roberta Neri, 29 anni, di Noli, provincia di Savona, uccisa a colpi di pistola nel bagno della sua casa, ad Orosei, non lontano da Nuoro. Salvatore Saba, 36 anni, un passato da guardia giurata, propensione per l'alcol e ben poca per il lavoro con la compagna, è rimasto immobile tra i difensori, gli occhi bassi, mentre nell'aula della Corte d'Assise il giudice a latere leggeva la sua confessione. S'era fatto silenzio, dopo che l'imputato aveva dato i fogli al magistrato: «L'ho scritto di mio pugno, stanotte», si era limitato a dire. Il resto era già lì, nero su bianco: «Confesso d'aver ucciso Roberta. Volevo che restasse con me. Ma lei restò indifferente, china sul lavandino: ho sparato». Da tempo non c'erano quasi più dubbi sulla ricostruzione della tragedia. Il giallo legato alla morte della ragazza era stato risolto pochi giorni dopo la scoperta del cadavere, trovato a una settimana di distanza dal delitto. C'era la perizia sulla rivoltella di Saba: i proiettili erano partiti da lì. E' possibile che ieri l'ex guardia giurata abbia ammesso le sue responsabilità per strappare attenuanti alla corte. Ora, comunque, s'atteggia a pentito: «Scusatemi se mi rivolgo a voi solo per iscritto - si legge nel messaggio -, ma ho cercato senza riuscirci, sino ad oggi, la forza di parlare. Solo così riesco a superare il rimorso e la vergogna. Ho ucciso Roberta. Volevo confessare subito, ma non ne ho avuto il coraggio. In quei giorni ho girato come un pazzo, senza riuscire a decidermi, temendo e sperando che venissero ad arrestarmi. Non riesco a pensare che sia vero, ma l'ho fatto Volevo davvero bene a Roberta, non riuscivo ad accettare che volesse andar via e lasciarmi. Avevamo litigato tante volte prima di quella sera, e sempre mi rimproverava di bere. Sapevo che era colpa mia, ma anche con la mia prima moglie il matrimonio era fallito per la stessa ragione: volevo però ancora tentare e provare». Un sabato, il 18 ottobre, l'ultimo litigio. «Avevo bevuto. E lei mi voltò le spalle dicendo che non c'era più nulla da aggiungere, andò in bagno. Avevo con me la pistola e l'ho seguita. Non avevo le idee chiare. Ho socchiuso la porta, credo che intendesse solo riprendere la discussione, chiedere di restare. E invece, vedendola indifferente, ho sparato. Chiedo ai genitori di Roberta di perdonarmi». «Sono sconvolto», ha commentato il padre della ragazza, Dante Neri. «Glielo avevo detto a Roberta che quel tipo non faceva per lei». [c. g.] Roberta Neri
Persone citate: Dante Neri, Roberta Neri, Roberta Voleva, Salvatore Saba
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