«Da Scalfaro non mi aspetto nulla»

«Da Scalfaro non mi aspetto nulla» «Da Scalfaro non mi aspetto nulla» Berlusconi: dalla Procura di Milano solo panzane IL CAVALIERE INVOCA LA PIAZZA GROMA N piazza, in piazza! Dobbiamo andare in piazza per manifestare contro questi magistrati che usano in modo eversivo la giustizia. Già, perché la procura di Milano fa il gioco della sinistra e cerca di eliminare il capo dell'opposizione». La voce di Silvio Berlusconi rimbomba, in quella stanza lì al quinto piano del palazzo di Montecitorio dove i gruppi parlamentari di Fi si sono autoconvocati. Per combattere questa nuova offensiva giudiziaria, il Cavaliere compirà dei passi istituzionali... e non solo. I direttivi dei parlamentari forzitalisti chiederanno un incontro al Capo dello Stato, si cercherà un abboccamento anche con il vicepresidente del Csm Grosso, e verrà rilanciata la proposta di una commissione d'inchiesta su Tangentopoli. Ma Berlusconi sta pensando a iniziative più clamorose. Su Scalfaro, infatti, non si fa soverchie illusioni: «Da lui - dice - non mi aspetto nulla: potrebbe intervenire, come Flick, del resto, su tante procure deviate, però questo non viene fatto». E allora l'idea di una bella manifestazione di piazza solletica l'immaginazione del leader di Forza Italia, sebbene alcuni suoi consiglieri lo invitino alla prudenza, onde non spaventare gli elettori moderati che il Cavaliere vorrebbe sottrarre al centro dell'Ulivo. Nonostante gli appelli alla cautela, l'aria che si respira in mattinata, tra i dirigenti di Forza Italia, è l'aria tutta particolare di chi agogna lo scontro, la resa dei conti, con in testa il pensiero che tra breve arriverà pure la sentenza del processo alla Guardia di Finanza. A palazzo Madama, il capogruppo Enrico La Loggia annuncia che i suoi parlamentari non parteciperanno alla seduta perché impegnati nell'assemblea con Berlusconi. Dai banchi della sinistra, si invoca il carcere per il Cavaliere: «In galera, in galera», si sente gridare. Ne segue una baruffa verbale a cui il vicepresidente Domenico Contestabile, di Fi, tenta di porre fine prendendosela solo con l'Ulivo. Per cui si chiude una polemica e se ne apre un'altra sul sostituto di Mancino. Nello stesso momento, alla Camera, gli uomini di Berlusconi abbandonano, per il medesimo motivo, i lavori delle commissioni. Per tutta la mattinata, in pratica, il Parlamento è quasi paralizzato. Il «mini-Aventino» forzitalista, programmato solo per qualche ora, come era prevedibile, suscita le proteste dell'Ulivo. Ma intanto, nell'aula del gruppo di Fi alla Camera, Berlusconi sta parlando ai suoi. «Quelle di Greco - dice - sono falsità assolute e totali. E nella maggioranza c'è chi consente che il nostro non sia più uno Stato di diritto, usando la giustizia con vecchi metodi comunisti». Per dimostrare che i magistrati ce l'hanno con lui il Cavaliere cita il «caso Lentini», facendo questo paragone: «Prendiamo Ronaldo. Quando lo trattavamo noi costava 112 miliardi, all'Inter ne è costati 49, perché una società può prevedere una quota di retribuzione e una di cessione dell'immagine». Nel pomeriggio la tensione non cala. Si viene a sapere che Mancino ha bocciato un'interrogazione forzitalista contro Greco. Borrelli replica a Berlusconi per dire che tra fallimento della Bicamerale e operato dei pm non c'è nesso alcuno. Ma il leader Fi gli risponde così: «Borrelli racconta panzane». Con Greco, il Cavaliere è altrettanto duro: «E' uno che ha fatto un viaggio in Russia e ha applaudito i processi negli stadi. Non posso farmi giudicare da chi sosteneva che la giustizia serviva per abbattere lo Stato borghese». Nel frattempo, gli alleati si stringono a Berlusconi. Fini, che la sera prima, aveva espresso la sua solidarietà a Letta, invia Mantovano a dichiarare contro i giudici. Sì, An è costretta a seguire il leader del Polo anche in questa vicenda. Non è la prima volta e non sarà l'ultima. Fini ha già dovuto raffreddare i rapporti con il magistrato Mario Cicala, ex capo gabinetto di Di Pietro, perché Berlusconi era andato su tutte le furie quando aveva saputo che costui si occupava dei problemi della giustizia per An. Pure Casini interviene e in un'interrogazione al Guardasigilli Flick chiede come mai le procure usino due pesi e due mi- sure con Mediaset e con le coop rosse indagate. La giornata finisce con uno scambio di accuse tra Berlusconi e D'Alema. Dice il secondo: «Il Cavaliere si cerchi un buon avvocato e la smetta di farneticare». Replica il Cavaliere: «D'Alema non ha bisogno di avvocati perché ha i giudici dalla sua parte». La giornata finisce, questa ennesima storia «politico-giudiziaria» continua, con il capo della minoranza che invoca la piazza contro i magistrati, e la maggioranza che invoca la galera contro il leader dell'opposizione. Maria Teresa Meli CJNZA .«2ENSO di STEFANO BARTEZZAGHI DICHIARAZIONI SPONTANEE DELL'IMPUTATO «Metto un veto sopra Greco, punto il dito, lo depreco, tol^o il voto, faccio il vuoto, chi mi ama venga meco».

Luoghi citati: Milano, Russia