Bertinotti: lavorare per la svolta di Antonella Rampino

Bertinotti: lavorare per la svolta Bertinotti: lavorare per la svolta «Caro D'Alema, ora si può fare Valternativa» IL SEGRETARIO NEOCOMUNISTA MROMA A dica la verità, onorevole Bertinotti: lei al governo con D'Alema, come in Francia Robert Hue con Jospin, ci andrebbe? «Ah, io sì!». Sarà che sta per partire per Berlino, vertice dei partiti comunisti europei, sarà per il nuovo orizzonte politico che s'è inaspettatamente aperto con la sterzata al centro di Berlusconi, ma Bertinotti si lascia sospingere verso le colonne d'Ercole. Naturalmente, lui stesso chiarisce che l'ingresso di Rifondazione al governo è cosa remota: «Sa, il fatto è che D'Alema non è Jospin. D'Alema è più vicino a Tony Blair, a quel tipo di bipolarismo che annacqua le matrici politiche. Ecco, direi però che se Blair ha virato verso le origini del labour, D'Alema è tornato al pei di Machiavelli». Come, di Machiavelli? «Eh sì: per il pei la politica è sempre stata un gioco fatto di democrazia, classi e Principe. Massimo non si capacita che lo snodo dei rapporti politici tra i partiti della maggioranza in Italia non sia più Botteghe Oscure, ma Palazzo Chigi. E, devo dire, Prodi è bravissimo». Lei ha accusato il governo: passa in via amministrativa provvedimenti politici, e lo fa sulla scuola, sulle tasse, ha detto. Insomma, come se Prodi fosse un de... «Il quesito è fondato, e con la nostra azione ci proponiamo di scioglierlo. Questo governo è a un bivio. E' fermo, come se avesse esaurito la sua forza dopo l'ingresso dell'Italia nell'Euro. Adesso deve ritrovare una missione. E deve decidere se è un governo di centro-centro, o di centro-sinistra. In questa fase politica però, l'ordine delle pressioni che arrivano, in quanto a politiche sociali e per l'occupazione, è tale da rischiare di portare al dissolvimento della maggioranza. Se il governo assumesse il punto di vista delle grandi tecnocrazie europee, che il governatore Fazio ha proposto nella sua relazione, finirebbe per diventare una delle grandi forze che concorrono all'azione del grande centro, e que- sto lo porterebbe in rotta di collisione con noi. La nostra idea è invece che il governo awii una azione riformatrice. E questa è una cartina di tornasole». La prima alle viste è il voto in Parlamento sulla Nato. Voi voterete no, e in soccorso del governo arriveranno i voti dell'Udr. «Lo strappo sarebbe grave, anche se non risolutore, perché Rifondazione tende a fare un bilancio progressivo dell'azione riformatrice del governo. Ma vorrei dire che non sarebbe, come si crede, la nostra memoria di comunisti ad essere sfregiata. Sfregiata sarebbe l'Europa: non riesco a capire come si pos¬ sa fare la moneta europea, e quando si tratta di politica estera e difesa affidarsi invece alla supremazia americana. Allora, tanto valeva tenere il dollaro come moneta di riferimento». Il crollo della Bicamerale, l'irrompere sulla scena di tentazioni centriste, vi fanno stringere il rapporto con Botteghe Oscure. Ma non rinunciate alla critica al bipolarismo, caro a D'Alema. Come si fa a criticare il bipolarismo e insieme a combattere il Grande Centro? «Noi siamo contrari a questo bipolarismo. Certo, non so se sia ipotizzabile un bipolarismo diverso, ma dobbiamo provare a immaginarne uno che organizzi grandi famiglie politiche, mantendendo vivo un forte pluralismo, che vada oltre i due poli, e mantenga una forza anticapitalista quale è Rifondazione. Invece questo bipolarismo non prevede l'alternativa, ma solo l'alternanza. In un sistema di alternanza, è fisiologico che i due poli concorrano e competa¬ no tendendo verso il centro. Alla fine, le politiche dei due poli sono simili, non si contrappongono, ma dialogano». Ma scusi, non sarà mica il bipolarismo e D'Alema che hanno fatto emergere il Grande Centro! «No, il centro è una costellazione di forze che tende a diventare un sistema: per ora è senza leadership, ma certo può trovarla, e per ora contrariamente a quanto si crede nessuno usa l'altro. E' come se la società italiana avesse naturalmente riscoperto la sua vocazione centrista. Dentro ci stanno la grande Cisl di D'Antoni, la Compagnia delle opere, la Confcoperative, il disegno politicoeconomico di Fazio, che a me ricorda tanto il manifesto per la borghesia di Carli negli Anni 70, e una parte di gerarchie ecclesiastiche. Una parte, perché io non credo affatto che il Pontefice sia parte di questo disegno. Che è, attenzione, europeo: l'ingresso di Forza Italia nel Partito popolare europeo mi sembra una risposta alla possibile perdita di elezioni dei cristiano-democratici di Kohl». Lei disegna scenari che dal suo punto di vista devono sembrarle apocalittici, eppure sembra soddisfatto... «Ah, sì. Eravamo in una situazione bruttissima. Adesso no, adesso possiamo rimetterci al lavoro». Antonella Rampino «Questo governo è a un bivio. Dopo l'Euro deve ritrovare una missione e decidere se è centro-centro o centro-sinistra» Fausto Bertinotti segretario di Rifondazione comunista

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