Scalfaro: salvate le riforme, ripensateci di Renato Rizzo

Scalfaro: salvate le riforme, ripensateci Appello a Berlusconi: dopo 15 anni non si può distruggere il sogno di una nuova Costituzione Scalfaro: salvate le riforme, ripensateci «Legittimo cambiare parere quando si capisce di sbagliare» ROMA. Berlusconi, ripensaci: Oscar Luigi Scalfaro guarda alle rovine della Bicamerale che incombono sul Parlamento e sulle sue personali certezze, ma ancora non si rassegna a considerarle irrecuperabili. E' vero, resta solo un pugno di giorni per un miracolo al quale praticamente nessuno dimostra di credere, ma il Quirinale con pervicacia coltiva speranze. E, così, ecco l'invito all'unico politico che potrebbe innescare il prodigio: torna sui tuoi passi, Berlusconi, non caricarti sulle spalle il peso d'aver dissolto, con la commissione per riscrivere la nostra Carta, anche un sogno che dura da «15 anni»: quello di «adeguare la Costituzione alla realtà» del Paese. Una settimana alla dead line. Il Presidente definisce «molto saggia» la decisione di ibernare sino al 10 giugno questa Bicamerale con un filo di respiro: i giorni che mancano dovranno servire «per vedere che cosa fare e come farlo». E, sapendo che la proposta di prendere tempo arriva da Marini, uomo assai vicino al Quirinale, non è azzardato immaginare che l'ispiratore dell'operazione sia proprio lui, Oscar Luigi Scalfaro, tessitore specializzato in mediazioni apparentemente impossibili. Ma prima deve passare il «momento polemico e turbinoso», deve depositarsi la polvere del crollo. Poi sarà possibile vedere «come si orientano le sedi parlamentari». Il primo commento del Presidente agli eventi che hanno awe- lenato queste ore della politica nasce al Quirinale durante un incontro con i rappresentanti della Federazione nazionale della stampa. E' un discorso che, pragmaticamente, ribadisce la necessità «d'un momento di meditazione» e che si allarga in un augurio a tutte le forze politiche «perché prevalga il senso di responsabilità». Ma il cuore dell'intervento è racchiuso in quell'elogio della duttilità intellettuale che diventa appello: «E' legittimo che qualcuno dica: "Mi pare opportuno, doveroso cambiare parere perché mi sono reso conto che quel che stiamo facendo non sortirebbe effetti buoni"». La frase s'apre ad un'interpretazione a doppia chiave: da un lato sembra legittimare la decisione assunta dal Cavaliere di rovesciare il tavolo delle riforme una volta accortosi che, come egli stesso denuncia, gli veniva chiesto più «spirito soggiacente» che costituente. Ma pare anche spronare il leader di Fi a cambiare una seconda volta opinione ripren- dendo per la coda questa Grande Occasione. E interrogandosi: se certe decisioni determinano risultati cattivi «quale altra cosa può essere utile? E come?». E poco importa se, solo il 28 maggio dal Colle e proprio a proposito di Bicamerale in crisi, erano partite parole dure verso l'ipotesi d'un Parlamento che, in modo schizofrenico, «sulle grosse scelte, prima sposa una tesi e poi ne sposa un'altra». Chi era, allora, il bersaglio di questa critica, espressa senza dichiararne i destinatari, se non un Berlusconi prigioniero d'un comportamento ondivago? Oggi, di fronte all'incombente disastro, ecco che la capacità «di cambiare parere» vira al positivo, si trasforma in suggerito gesto di «responsabilità» politica. Ma Forza Italia, con Giuliano Urbani, in serata respingerà sprezzante il consiglio: gli appelli di Scalfaro «sono stati macigni sulla via delle riforme. Quello di oggi giunge in ritardo e, comunque, non rimuove quei macigni. E, poi, diciamo la verità: i suoi interventi in questo campo sono sempre stati un ostacolo». Si chiede al Presidente: lei, per realizzare le riforme preferirebbe l'istituzione di un'Assemblea Costituente o, piuttosto, l'adesione alla via ordinaria attraverso l'articolo 138? Lui sospende il giudizio: ((Aspettiamo che sia il Parlamento a fare questa riflessione». E il governo? Rischia, forse, d'essere coinvolto dal probabile collasso della Bicamerale? La tenuta dell'esecutivo, per il Quirinale, non dovrebbe correre pericoli. Prodi ha, accortamente, navigato in mari paralleli a quelli, in tempesta, solcati da D'Alema e dai suoi neo-costituenti: «Non si è inserito ed ha rispettato l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento». Renato Rizzo II Presidente: è stato saggio rinviare al 10 giugno la decisione definitiva sulla Bicamerale Un elogio a Prodi «Non si è inserito e ha rispettato l'indipendenza del Parlamento» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

Luoghi citati: Roma