I raggili dello zoo del Nord-Est

I raggili dello zoo del Nord-Est Il mondo capovolto di Padova: cortesia, buona educazione, rivolta contro i padri I raggili dello zoo del Nord-Est «Sesso?Meglio ilpudore e la timidezza» PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Mai stati dentro alla centrifuga di una lavatrice? Se irritabili al detersivo, provate un succedaneo: sedersi al centro di 23 (ventitré!) fioletti - da 13 a 16 candeline a testa - dentro all'aria plastifica del McDonald's zona Stazione, e buttar lì la ciambella argentata della parola «amore» tra i flutti della vita e poi rimirare l'allegro sconquasso dei tuffi a catena, tra spruzzi, urletti, risate. Dolcezza da ammorbidente e acidità da candeggina. Per prima si butta Giovanna, 13 anni, unghie colorate arcobaleno e occhi venere: «Io mi sono innamorata giovedì». Giovedì. «Lui sta a Sorrento». Ma guarda. «Conosciuto un mese fa, ma praticamente frequentato solo al telefono». Solo. «E adesso mamma lo ha chiuso in un armadio». Il telefono, speriamo. «Già. E sai perché?». Immagino. «730 mila l'ultima bolletta». Appunto. Per secondo si butta il biondo Andrea, 14 anni, sorriso a rasoio e cuoricino da Nord-Est: «Io comunque non mi sposerò mai». Ah. «Metti che a lei a 60 anni le viene un ictus». Beh. «E ti diventa un vegetale». Così, di colpo. «Va su una sedia a rotelle e a te ti tocca accudirla tutta la vita. E...». Pensa al contrario, Andrea. «Cosa?». Terza è Giovanna, 15 anni, grassoccia, viene giù infagottata, ma allegrissima, tappandosi il naso: «Io sono innamorata di uno che non mi guarda neanche». Benone. «Però mi sfogo scrivendogli lettere anonime». Prego? «Gli scrivo anche tutti i giorni. Gli rac conto quello che ho fatto, la scuola, le amiche, i dispetti. Specie se sono triste. Gli dico anche quanto è bello. E gli confesso che io sono bruttina, ma ho un carattere bellissimo». La prospettiva sarebbe? «Non lo sòi Siccome non si fidanzerà mai con me, mi accontento di fidanzarmi.io con lui». Ci siamo. «Te sei matta!». «No, fa benissimo». «E chi sarebbe sto figo?». «Piantatela». «Com'è che non ti hanno ancora ricoverato?». «Non dare retta, Gio'». «Neuro, neuro...». Alt. Uno alla volta. «No, scusa, lui offende». «E comunque scriversi è bellissimo». «Meglio il telefono». «Meglio vedersi». «Per vedere una così, no». «Ah, ah!». «Scemo». Calma: nessuno vuole gelati o roba del genere? Milk-shake, per esempio? «Milsceic, milsceic!». Bon. E mentre i pupi aspirano lipidi e cacao, ricapitoliamo. Mille chilometri a Nord dei cuori infranti di Potenza (prima tappa del viaggio) diecimila sogni di vantaggio sugli incubi squatter (seconda tappa) eccoci infine tra gli sbarbati padovani, terra di schei, occupazione al 98 per cento, biancori democristiani prestamente sostituiti da paccottiglia Serenissima purché esentasse e declinata alla stessa ombra degli stessi campanili. Cortesi 'sti bimbi. Beneducati. Non è che vivano in un paradiso. Il signorino Maso che fracassò mamma e papà a martellate è pur sempre figlio di questa terra e di questa ricca noia. E giusto 72 ore fa, proprio qui a Padova, i carabinieri si son portati via un marpione che pescava (proprio) adolescenti da vendere agli eroi del miracolo veneto, fabbricanti di sedie, commercialisti, geometri, 500 mila per un'ora di sesso col brivido. «Uno schifo». «Mamma dice che sono da sparare». «Chi?». «I grandi che fanno quella roba». «Però i ragazzi sono scemi a starci». «Ci stavano per soldi». «Avevano la percentuale, l'ho letto». <(Anch'io». «Il bello è che non erano mica poveri». «No, venivano tutti da famiglie ricche». «Pensa: buttarsi via così». «Il sesso dovrebbe essere una cosa bella no?». Ci siamo. Voi per esempio? Silenzio. Ma non è imbarazzo, ci stanno pensando e scelgono le parole. Esordio di Francesca, 16 anni, sguardo cerbiatto, occhiali tondi, carina, romantica e confusamente afflitta («Io più di tutto amo Emily Dickinson, la poetessa, e leggo un Harmony al giorno»). Dice: «Lo farò quando avrò incontrato il ragazzo della mia vi- ta. E sarà lui per sempre». Uno e non di più. «Sì». Ma se non funzionasse? «Funzionerà». «Io lo farò 'st'estate» dice Adriana, 15 anni, caschetto e microgonna. Com'è che hai la sca¬ denza? «Veramente è il mio ragazzo, sennò mi lascia. Dice che gli faccio venire il mal di testa. Mi tiene il muso». «E tu digli di attaccarsi alla corrente - fa il nazi Andrea -. Così vedi che gli passa il mal di testa». Domanda sbrigativa: chi lo ha già fatto? Testoline si scuotono da destra a sinistra. «Io no». «Zero». «Niente». Chi vorrebbe? «Io!». «Io!». «Io!». Nell'ordine: Stefano, 15 anni; Marco, 16; Giulio 16. Ma sapete come si fa o no? Giulio: «Mio fratello mi ha spie gato». Mmh. Marco: «Certo che lo sappiamo». Stefano: «Basta accendere la tv». Ma nessuno ne parla con i genitori? In coro: «Mamma e papiii!?». Giovanna (quella del telefono): «I genitori ti danno aiuti antichi...». Nel senso che? «Che non ti spiegano un cavolo, a parte la paranoia dei pericoli. Mia madre fa tutti 'sti discorsi sul sesso, senza mai pronunciare una volta le parole giuste... Mica chiama per nome il sesso...». Chissà com'è che hanno così paura. «Non è paura spiega Marina, bionda come una sirena -. E' riservatezza, pudore, anche timidezza». Guarda un po' che mondo capovolto: ragazzini con abbastanza sale in zucca da essere comprensivi con i genitori così pasticcioni da incasinarsi nel bicchier d'acqua delle parole. «I miei parlano solo in modo scemo». Oppure: «I miei diventano rossi se gli nomini il preservativo. Mi è successo una volta e non lo farò mai più». Oppure: «Mio padre mi ha detto di non rompere e ha alzato il tg». Oppure: «Mia madre ha avuto una crisi, mi ha fatto giurare che ero ancora pura». E' già successo di ascoltare analogo cappotamento di ruoli nel fondo Sud («Mamma non sa niente di niente, poverina») e non parliamo poi dei radicalissimi squatter che i genitori se li sono fumati da un pezzo («Fanculo a loro»). Visti da questa moltitudine di nuovi occhi te li immagini ignari e affaccendati, magari bisbigliandosi sospetti nella penombra notturna dei tinelli, però poi travolti dal mutuo casa e dal sonno. Farebbero persino tenerezza se non fossero (per l'appunto) genitori. Ma tant'è. Perciò anche tutti questi micropadovani fanno e faranno da soli tenendosi per lo più a galla. Tanti visini visti - ancora tondi e lisci - assorbiranno la vita, generando da sé piccole rughe, grandi sogni, successivi controveleni. Cresceranno grazie ai ricordi. Che sia il sesso della prima volta (bello solo talvolta), e il primo fidanzamento (brutto solo talvolta). Appesi a ciò che considerano il bene più prezioso: «L'amicizia!». Preparandosi (almeno a parole) a edificare famiglie, fabbricare pupi, scovare un reddito. «Se siamo vivi c'è un senso, no?» dice Francesca, la romanticona, restando sospesa tra queste plastiche crema, il traffico al di là dei vetri, e certe nuvole da tempesta, che fanno assomigliare la scena a un paesaggio sentimentale. Buono per tutti questi giovani cuori che adesso spariranno verso case e flutti - attraversandolo. Pino Corrias (Fine) «Mia madre mi ha fatto giurare che ero ancora pura»

Persone citate: Emily Dickinson, Fine, Pino Corrias

Luoghi citati: Padova, Potenza, Sorrento