Una strana coppia u New York

Una strana coppia u New York I sindaci delle due capitali si sono incontrati nel negozio delle Fendi sulla Quinta Strada Una strana coppia u New York Rutelli & Giuliani, summit in boutique NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Alle otto della sera la Storia passa in boutique. C'erano una volta Teano e Yalta. Ora è il tempo dei summit da Fendi, sulla Quinta Strada, dove si incontrano i sindaci delle due capitali del mondo, New York e Roma: Francesco Rutelli & Rudy Giuliani, la strana coppia. Vicini eppure lontanissimi. Attratti, come solo gli opposti possono essere. Eccoli lì, in questo mondo rovesciato, dove, nella città di Giuliani, è Rutelli a far da padrone di casa, aspettandolo sulla soglia di un autentico «consolato romano». Intorno a lui, la Roma da esportazione: stiliste dedite al mecenatismo, critici benedicenti, principessine bionde che il sole di Martha's Vineyard ha reso opere d'arte, conti con un Papa in famiglia che vendono Ferrari a Long Island, modelle con una vita da Papa appena tornate da Long Island sulla Ferrari di chi paga i conti. Rudy Giuliani entra, con la stessa aria decisa con cui irrompe in una riunione di scioperanti o nel bagno di casa sua, stringe la mano di Rutelli e si mette in posa sotto un quadro che non degna di uno sguardo, in una sala che farebbe volentieri sgomberare. Sorridono entrambi, il ragazzo azzimato e il poliziotto col riporto e consegnano alla cronaca questa immagine che li accosta e ci spinge a domandarci che cosa realmente li avvicina. In comune, la strana coppia ha un destino politico sull'orlo di un burrone chiamato futuro. Entrambi hanno conquistato in maniera inattesa le chiavi della città, poi le hanno mantenute a larghissima maggioranza, profittando del consenso ricevuto e anche della debolezza dell'avversario schierato dalla controparte. Ora che le leggi italiane e americane vietano a entrambi un terzo mandato, si domandano che cosa fare da grandi e annaspano In alto: la stretta «La prima voRudy mi amè più diffìcil nelle stesse difficoltà, poco incoraggiati a passi ulteriori dagli stessi schieramenti politici a cui appartengono. Giuliani ha provato a raccogliere fondi per la scalata a qualche posizione di prestigio, senatore o vicepresidente, ha perfino sognato la Casa Bianca, poi lo hanno svegliato e, soprattutto, gli hanno dato qualche dollaro per tornare a New York a terminare il suo lavoro. Lo spostamento di Rutelli in qualche altro presti- gioso palazzo romano appare altrettanto difficile, ma la politica italiana offre per lui il vantaggio di essere un minestrone dove ogni verdura può tornare improvvisamente a galla. Nell'attesa, ognuno dei due cerca, in modo opposto, di restare nella storia della propria città, consegnandola al Duemila a propria immagine e somiglianza: la Roma aperta, giovialona, amata da tutti, scoppiettante di motorini e inaugu- razioni, giocoliera e salottiera di Ruteni; la New York silenziosa, compresa e grave, con le strade finalmente liberate dai venditori di hot dog, libri, cianfrusaglie, dai tassisti, dai messenger in bicicletta e, presto, dai pedoni, di Giuliani. Rutelli è noto perché vorrebbe piacere a tutti. Giuliani perché sta bene solo se si fa detestare. Rutelli organizzerebbe a Roma qualunque cosa: perse le Olimpiadi si è dato all'ippica e a settembre ospiterà i Mondiali di equitazione, mentre già programma la Maratona del millennio con partenza da Piazza San Pietro e il Papa per starter alla finestra. Giuliani caccerebbe da New York qualunque evento raduni più di dieci persone e richiami attenzione e giornalisti: ci ha provato perfino con i Grammy (gli Oscar della musica), probabilmente perché facevano troppo rumore. Rutelli va fiero dei seicentomila motorini, incluso il suo, che sfrecciano per le strade di Roma e se violano spesso il codice stradale, pazienza. Giuliani persegue i tassisti perché minacciano la sicurezza dei ciclisti, i ciclisti perché minacciano quella dei pedoni, i pedoni perché atrraversano col rosso, intralciando i tassisti. Rutelli vorrebbe uria Roma in perenne festa scudetto. Giuliani sogna una New York modello Ceath Valley in inverno. Entrambi, da quando non hanno più bisogno di assicurarsi il voto che verrà e governano seguendo l'istinto, o in Italia: lo opiare unziona York dove priorità» hanno perso consenso in patria e l'hanno conquistato all'estero. Giuliani è popolarissimo in Italia, indicato come un modello di amministrazione cittadina da partiti e uomini politici lontani tra loro. Adorato da tutti gli opinionisti italiani che non abitano a New York. Rutelli piace agli americani, comunica un'immagine di Roma viva e intraprendente, proiettata sul futuro e non solo rivolta al passato. Lo esaltano soprattutto i romani che vivono all'estero. A suo merito va trascritto che non pensa lontanamente di importare il modello Giuliani, come vaneggiano alcuni suoi colleghi, perché si rende conto che «funziona in una realtà come New York dove l'ordine pubblico è una priorità» e perché immagina come finirebbe se tornasse a casa e si mettesse a fare la guerra ai tassinari, madonnari e ambulanti di Roma. Idea che, in realtà, non condivide neppure. Alla domanda: «Ma le piace Giuliani?» risponde svicolando con un aneddoto: «La prima volta che ci siamo incontrati mi ha bloccato mentre stavo per sedermi e detto: "Fermo là! Prima devi sapere che fare il sindaco di New York è più difficile che fare il presidente degli Stati Uniti Adesso puoi accomodar ti"». Un monito indi menticabile. In scadenza davanti alle borGiuliani propone uno scambio di ruoli e Rutelli risponde: «Molti cittadini sarebbero contenti». Poco ma sicuro: barricate a Roma e mondiali di scopone a Manhattan Nell'attesa, si scambiano doni Quello di Rutelli sarà memorabile: una copia, unica e perfetta, del Marco Aurelio, che Zecca e Poligrafico stanno realizzando per consegnarla a New York nell'anno Duemila. «Bastava il pensiero!» dirà Giuliani a cui toccherà sistemarla da qualche parte nel tinello della città in modo che i visitatori italiani possano vederla quando passa no e dire, orgogliosi: «Ghel'ab biamo donato noi». All'imbocco del ponte di Brooklyn, spera Rutelli. Per sempre lì, nei seco li, testimonianza del passaggio di un antico condottiero e di una strana coppia di uomini che in mancanza di guerre e spetta coli al colosseo, combatterono venditori di salsicce e ospitare no concorsi di dressage. di mandato, sette Fendi, Gabriele Romagnoli In comune hanno solo un destino politico incerto: entrambi non possono aspirare a un terzo mandato come primi cittadini l Tutti e due cercano di restare nella storia della propria città consegnandola al 2000 a propria immagine e somiglianza «La prima volta che ci incontrammo Rudy mi ammonì: amministrare qui è più diffìcile che fare il presidente» Giuliani è popolarissimo in Italia: indicato come un modello di amministrazione da copiare da partiti diversi tra loro ma secondo il collega «funziona in una realtà come New York dove l'ordine pubblico è una priorità» GIULIANO NOME Rudolph ANNI DA SINDACO cinque PROFESSIONE DELLA MOGLIE giornalista AREA POLITICA destra SOPRANNOME // Duro AMICI (quasi) nessuno SQUADRA PREFERITA Yankees LA FRASE (guardando la candidata avversaria) «li' evidente che qui non siamo a un concorso di bellezza" RUTELLI HOME Francesco ANNI DA SINDACO cinque PROFESSIONE DELLA MOGLIE giornalista AREA POLITICA sinistra SOPRANNOME /'/ Piacione AMICI (quasi) tutti SQUADRA PREFERITA IMZÌO LA FRASE (pronunciata alla fine della campagna elettorale) -Ammazzate 'o, quanto sei bella Roma» r— In alto: la stretta di mano tra Giuliani e Rutelli. Sopra: la Quinta Strada a New York