«Agenti al soldo della camorra» di Fulvio Milone

«Agenti al soldo della camorra» Li accusano centinaia di intercettazioni telefoniche e le confessioni di 2 pentiti «Agenti al soldo della camorra» Napoli: otto in manette NAPOLI. Sotto poliziotti e un carabiniere sul libro paga della camorra. Per mezzo milione alla settimana chiudevano entrambi gli occhi quando incontravano un latitante, soffiavano informazioni preziose su indagini che avrebbero dovuto essere top secret, addirittura scortavano il boss che andava in vacanza o al ristorante per celebrare i vent'anni di matrimonio. C'è questo e altro (si sospetta anche di un sacerdote) nell'inchiesta che ha portato all'arresto di 40 persone per associazione a delinquere, omicidi, estorsioni, traffico di droga e organizzazione del lotto clandestino. Nell'elenco vi sono i nomi di otto uomini che la camorra avrebbero dovuto combatterla, invece che servirla. Sono sette poliziotti in servizio alla squadra mobile o a un commissariato del centro e un carabiniere del nucleo radiomobile di Napoli. Secondo l'accusa, gli otto erano al soldo dei fratelli Giuliano ras del rione Forcella, ma anche del boss della Sanità, Giuseppe Misso, e di quello del rione Maddalena, Raffaele Stolder. A incastrarli, oltre a centinaia di intercettazioni telefoniche, vi sono anche le confessioni di due camorristi pentiti, Antonio Borrelli c Massimo Ecora, morto suicida con la moglie un mese fa: hanno raccontato i retroscena di otto omicidi, di numerosi casi di estorsione e, soprattutto, della corruzione che fra gli Anni Ottanta e Novanta si sarebbe insinuata nei ranghi della polizia. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari c'è un capitolo intitolato: «Il rapporto corruttivocollusivo con le forze dell'ordine». Si narrano le imprese degli otto «007» che, secondo l'accusa, si sono venduti ai clan. Per i pentiti «fin dai primi Anni Ottanta il gruppo di Forcella aveva intrec- ciato relazioni collusive anche con importanti funzionari della squadra mobile, sviluppando poi questi rapporti negli Anni Novanta». Ma nel libro paga dei clan c'erano anche uomini della bassa forza della questura e dei carabinieri. I casi di corruzione riguardano soprattutto i «falchi», giovani agenti in borghese che girano per le strade in moto, sempre a caccia di scippatori e spacciatori di droga. «I pubblici funzionari infedeli ricevevano una retribuzione stabile dall'organizzazione oltre che, in alcune occasioni, dazioni illecite di altra natura come droga per uso personale e gioielli», scrive il giudice. In cambio di soldi e cocaina i «Serpico» napoletani non si sarebbero sottratti nemmeno al servizio di protezione in favore dei boss. Alcuni agenti, infatti, sono accusati di avere scortato Luigi Giuliano durante i festeggiamenti per il ventesimo anniversario delle nozze con Carmela Marzano. Il pentito Antonio Borrelli ha raccontato che «don» Luigino e consorte erano a bordo di una limousine, mentre su una vettura al seguito c'erano un poliziotto e un camorrista: «L'agente aveva la pistola d'ordinanza, l'altro una calibro nove per ventuno. Sul sedile posteriore c'erano due mitra Uzi che noi guardie del corpo avremmo potuto usare in caso di bisogno». Non basta: i «falchi» e il carabiniere avrebbero seguito i loro nuovi datori di lavoro anche in vacanza a Ischia: «In questo modo - ha spiegato il pentito - i boss potevano girare indisturbati sull'isola». Nell'inchiesta c'è anche un riferimento a un sacerdote, Franco Rapullino, considerato alla fine degli Anni Ottanta un prete particolarmente impegnato nella lotta contro la camorra. «Fuitevenne», scappate, tuonò il parroco dall'ai- tare durante un'omelia, quasi a dire che a Napoli non c'era più nulla da fare, perché le pistole della malavita avevano ucciso ogni speranza di riscatto. Massimo Ecora ha raccontato di aver visto più volte Rapullino a casa di Luigi Giuliano: «Il prete ha celebrato la cerimonia per i vent'anni del matrimonio di Luigi, e avuto in dono un'auto e dei soldi». «Sono andato a casa di Giuliano, ma solo perché lui parlava di una possibile conversione ribatte il sacerdote -. Per quanto riguarda la macchina e i soldi, si tratta di menzogne infamanti». Fulvio Milone Sette poliziotti e un carabiniere sono stati arrestati a Napoli

Persone citate: Antonio Borrelli, Carmela Marzano, Franco Rapullino, Giuseppe Misso, Luigi Giuliano, Raffaele Stolder, Rapullino, Serpico

Luoghi citati: Ischia, Napoli