Ciampi; 600 mila posti reali di Stefano Lepri

Ciampi; 600 mila posti reali Il ministro del Tesoro dopo le polemiche sulle previsioni dei nuovi occupati Ciampi; 600 mila posti reali Fossa: sì, ma con alcuni correttivi ROMA. «Non è mica una cifra buttata lì come il milione di posti di lavoro di Berlusconi - fa sapere Carlo Azeglio Ciampi -: i seicentomila occupati in più del Dpef, in tre anni, se si conseguiranno i tassi di crescita su cui gran parte degli osservatori internazionali concorda, mi sembrano più che raggiungibili. Certo c'è ancora da operare, ma è a questo che serve darsi degli obiettivi programmatici». Dopo il sasso scagliato sabato scorso dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, la credibilità degli obiettivi del governo in materia di occupazione è l'argomento economico del giorno. A Fazio, che sulla base dell'esperienza del passato aveva dimezzato la cifra, il ministro del Tesoro aveva già risposto lunedì da Reggio Calabria. Ma ora teme che la polemica rischi di perdere il contatto con la realtà. Le cifre del Tesoro, questo il messaggio che viene da via XX Settembre, non sono campate in aria, nascono da previsioni economiche serie. Il legame tra crescita economica e creazione di posti di lavoro è fluttuante; in alcuni casi del passato, un aumento del prodotto lordo dell'1,5% non ha portato incremento alcuno dei posti di lavoro; nel 1997 (dati Istat di gennaio '98) ne ha originati 110 mila (+0,5%). A introdurre il paragone con la promessa di Silvio Berlusconi è stato ieri Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset e buon amico del leader di Forza Italia: «Era meglio il milione». Ma nel Dpef 1995-1997 del governo Berlusconi, steso dall'allora ministro del Tesoro Lamberto Dini, il milione non compariva, c'erano più realisticamente circa 370 mila occupati in più nel triennio. In tutte le direzioni colpisce il segretario generale della Cisl Sergio D'Anto¬ ni: «Io preferisco contare i posti di lavoro quando si creano, non quando si annunciano. Purtroppo la vicenda degli annunci non è stata bella». «Io i numeri non li dò, li conto» ha detto ieri con la consueta vena polemica il presidente della Confindustria Giorgio Fossa. Però anche per lui l'obiettivo non è fuori portata: «Gli strumenti che ci sono probabilmente non sono sufficienti. Ma con alcuni interventi correttivi il governo ha la possibilità di raggiungere quella cifra». La ricetta degli industriali è però fondata su ima forte detassazione per gli investimenti al Sud, che l'Unione europea non vede di buon occhio e che il governo al momento ritiene di non aver risorse in bilancio per concedere. Nella visione dì Ciampi, la base per un obiettivo ambizioso in termini di posti di lavoro è data dalle confortanti previsioni di crescita dell'economia italiana, condivise dalle principali organizzazioni internazionali come il Fmi e l'Ocse. «Certo, non possiamo sapere oggi quanto di questo incremento andrà a produttività e quanto a occupazione, la relazione non è costante; ma noi siamo qui per fare politica economica, non per stare con le mani in mano». Secondo Fazio, il vero salto di qualità si farebbe stabilendo salari più bassi per il Mezzogiorno. Il segretario del ppi Franco Marini è d'accordo, Massimo D'Alema lo sembrava ma ha rettificato, con voci prò e voci contro nel suo partito; maggioranza e governo, divisi, non sembrano in grado di concordare ima iniziativa. Stefano Lepri

Luoghi citati: Reggio Calabria, Roma