La Bicamerale? Sarà ibernata

La Bicamerale? Sarà ibernata La Bicamerale? Sarà ibernata Più difficile cancellarla che tenerla in vita ROMA. Ma D'Alema si dimette o non si dimette? E se sì, quando? I deputati non erano ancora entrati nell'emiciclo per l'ultima seduta del Parlamento, che l'interrogativo serpeggiava per il Palazzo prendendo sempre più la forma dell'Idra dalle mille teste. Interrogativo non secondario, perché è dalle dimissioni del presidente che si sancisce la fine del processo costituente. E dunque, inizialmente sembrava che D'Alema quelle dimissioni potesse darle già ieri in aula: un gesto di forte significato simbolico, ma che avrebbe lasciato la via a una pericolosa possibilità. Che, tra una richiesta di proroga e di ripensamenti, qualcuno azzardasse l'idea: nominiamo un altro presidente. Dunque, il problema è stato affrontato dal segretario dei democratici di sinistra in maniera «scientifica»: già ieri sera, mentre le agenzie battevano il rifiuto di Berlusconi a rimettere mano alla trattativa, D'Alema ha telefonato ai segretari dei partiti di maggioranza, più Bertinotti, e li ha informati dei passi che avrebbe intrapreso il pomeriggio successivo, al momento di affrontare l'aula. Scartata l'ipotesi di andare avanti con le votazioni, cosa che sarebbe in linea teorica possibile già mercoledì prossimo alle 19, quando Violante ha riconvocato i parlamentari sulle riforme costituzionali, bisognerà vedere cosa accadrà il giorno prima, martedì, la data più probabile per un comitato di presidenza. Ovvero, i quattro relatori, i capigruppo dei partiti, più (se ne hanno l'intenzione, e Berlusconi certamente no) i leaders politici riuniti nell'ufficio del presidente della Bicamerale. Teoricamente, fino alla data in cui è convocato il comitato di presidenza; la strada di una possibile intesa è sempre percorribile. Ma, da come si sono messe le cose, occorrerebbe un miracolo. D'altra parte, chiude¬ re la Bicamerale non è semplice: occorre un progetto di legge abrogativo della legge che l'ha istituita, e tale progetto dovrebbe avere la doppia lettura, alla Camera e al Senato. E allora, l'ipotesi più probabile è di passare dal congelamento all'ibernazione: la Bicamerale resterà in vita sino alla fine della legislatura, e si occuperà di ogni riforma costituzionale che il Parlamento prenda in esame. L'ipotesi meno probabile, infatti, è che si dia vita alla Costituente, una vera e propria assemblea «parallela» alla Camera, come chiesto da Berlusconi e da Fini. Per dirla con un'immagine di Bertinotti, «se non siamo riusciti a saltare i 50 centimetri, è mutile spostare l'asticella a un metro d'altezza». Forza Italia, tuttavia, ha annunciato che presenterà un apposito progetto di legge: i tempi di formazione di una Costituente sarebbero comunque assai lunghi, così come quelli dei suoi lavori. Mentre, a Bicamerale «congelata», si può usare l'articolo 138 della vigente Costituzione. «Certo, non si potrà portare a compimento un disegno costituzionale.oel suo insieme, ma si potrà farlo a piccoli pezzi» dice Massimo D'Alema. Ed è evidente che la maggioranza, come ha anticipato Fabio Mussi, porterà in aula le «sue» riforme: anche perché per approvarle basta il 51 per cento dei voti, la cosiddetta maggioranza qualificata. Dunque, morta la Bicamerale, viva la Bicamerale: se non si scioglie il Parlamento, la procedura per «annullarla» è lunga e complicata. Le riforme andranno avanti per una via che è molto più simile al varo di una legge ordinaria, o almeno questo sembra l'orientamento politico della maggioranza. «Perché noi, nei prossimi anni di governo abbiamo tante altre cose da fare» chiosa D'Alema. «Mentre per Berlusconi, non so se è la stessa cosa..». (ant. ram.]

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