Il decalogo per non fallire ancora

Il decalogo per non fallire ancora Cambiare nome, sala riunioni, tipologia di leader, ma soprattutto... non lasciare fuori Cossiga Il decalogo per non fallire ancora Vademecum per «padri della patria» ROMA. Insieme alla più grandiosa perdita di tempo ed energie, ogni fallimento si tira appresso una lezione. E tuttavia il disastro di tre Bicamerali auto-affondatesi senza rimpianto una dopo l'altra nell'arco di pochi anni, impone un più drastico, impietoso e articolato elenco di ammaestramenti sul tema. Se non c'era, infatti, due senza tre, è possibile che questa classe politica non sappia resistere alla tentazione di quadruplicare l'errore. Nel qual caso - sciaguratamente - potrebbe tornare utile il decalogo che segue, ricavato con qualche disincanto dall'ultimo fiasco della Commissione. E dunque: I. NON CHIAMARLA Pllf BICAMERALE. Giacché il nome, oltre a richiamare meste atmosfere di tipo turistico-alherghiero («Bicamerale con bagno», secondo Montanelli, «Bicamerale familiare con uso di cucina»), è ormai fatalmente acquisito all'area della jella, nella particolarissima variante istituzionale dell'inconcludenza. II. NON INDULGERE AL FASTO SCENOGRAFICO. Vedi la sala della Regina, con pomposo impavesamento di bandiere, trono presidenziale e pannello-monstre di cartapesta (oltretutto fragorosamente crollato a ottobre durante una votazione sulla giustizia). Troppo impegnativo anche il corridoio d'accesso, vigilato da tv-color e arcigni busti di veri padri della Patria. III. NON FARLA PRESIEDERE DA UN CAPO-PARTITO. Altrimenti la Commissione diventa lo sfogatoio di qualsiasi tensione, e il governo ne trae un eccessivo vantaggio. Se poi, com'è nel caso di D'Alema, il capo-partito finisce su quella poltrona in vista di più fruttuose poltrone, è ancora peg gio perché a quel punto gli stessi avversari di partito, tipo Occhetto, hanno due buone ragioni per mettersi a remare contro. IV. NON TENER FUORI COSSIGA. U qua le Cossiga - al quale fu incauta¬ mente offerta una misera audizione in qualità di ex presidente della Repubblica - si è rivelato al dunque il più crudele e creativo detrattore della Bicamerale. Di suo pregevole conio è la definizione della prima bozza dei commissari: «Una Cadillac con le ruote quadrate». Di più duraturo successo: «il patto della crostata». V. NON CENARE A CASA LETTA. 0 almeno non farsi beccare da cronisti (a digiuno, oltretutto). L'idea primordiale del cibo diviso e consumato in segreto ha infatti il potere di oscurare qualsiasi opportuna e faticosa transazione. «La prossima volta - ha concesso autocriticamente D'Alema - meglio un panino». La prossima che? VI. NON INSISTERE CON LA GIUSTIZIA. Si trattava, in tutta evidenza, di un punto così delicato da pregiudicare l'intero lavoro, soprattutto in presenza di una magistratura al tempo stesso potente e preoccupata di soluzioni «punitive». Allo stesso modo le sette (7) diverse bozze di Boato hanno contribuito alla più ripetitiva folklorizzazione dei lavori. VII. NON FISSARE CALENDARI IMPOSSIBILI. Un processo riformatore che si trascina per due anni è del tutto fantascientifico. Quando alla fine del 1998 s'è capito che, a media velocità, la commissione avrebbe esaurito le riforme nel 2001, s'è data un'accelerata pazzesca: tutto andava approvato in 35 ore. Alla ricerca del tempo perduto (e comunque conside- rando che il tempo bicamerale non coincide con quello reale, durando in realtà il mese due settimane, la settimana due giorni e il giorno una mattinata. Vili. NON ANNUNCIARE SVOLTE EPOCALI. E mitologici presidenzialismi bicefali, solenni riscritture, investiture barocche, fumisterie all'insegna di uno spirito costituente un po' sospetto. La tradizione parlamentare italiana butta piuttosto sui pasticci, o sui fatti compiuti che si assestano pian pianino aiutati da una misteriosa energia chiamata «prassi». Nessuna artificiale «sindrome da anno zero» riuscirà ancora per qualche tempo a convincere che la vecchia Costituzione è da buttar via. IX. NON SPAVENTARE I COLLEGHI PARLAMENTARI. In particolare i senatori, che invece si sono visti offrire un ridottissimo «Camerino», poi un «Senatino misto», poi un Senato «delle garanzie», poi «delle autonomie». Sul sempre più enigmatico Senato «contestuale», i lavori si sono impegolati. X. NON CELEBRARSI PRIMA DEL TEMPO. In particolare non scrivere, come D'Alema, libri di memorie su eventi incompiuti e, se possibile, evitare di intitolarli autolesionisticamente La grande occasione. Concentrarsi, piuttosto, su un dispositivo di sicurezza che renda il più semplice possibile liquidare la Bicamerale. Tanto, la vita continua lo stesso. Filippo Ceccarelli Mai più cene segrete a casa Letta (e mai farsi beccare a tavola da un cronista a digiuno) Non celebrarsi prima del tempo (e non scrivere le automemorie prima dei fatti) COSA SUCCEDE ADESSO COSI1 CON L'ART. 138 DELLA COSTITUZIONE Le leggi di revisione della Costituzione presentate da gruppi o singoli parlamentari e le altre leggi costituzionali: • sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi • sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si dà luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. COSI' CON L'ASSEMBLEA COSTITUENTE I componenti dell'Assemblea Costituente vengono scelti direttamente dai cittadini. La Costituente delibera con la procedura dell'articolo 138, ma a differenza della Bicamerale (che trasmette i suoi deliberati al Parlamento), ha l'ultima parola sulle riforme. Impossibile, al momento, prevedere i tempi per l'elezione dell'Assemblea Costituente. La prima e unica Assemblea Costituente nella storia dell'Italia repubblicana è quella uscita dalle urne del 2 giugno 1946.1556 seggi sono così ripartiti: 207 alla democrazia cristiana, 104 al partito comunista italiano, 115 al partito socialista italiano, 9 al partito d'azione (poi, partito repubblicano); 41 al partito liberale italiano; i rimanenti seggi a formazioni minori. Il compito di elaborare la Costituzione viene affidato a una commissione composta da 75 dei 556 deputati della Costituente, scelti proporzionalmente fra tutti i gruppi parlamentari. Il loro lavoro dura fino al gennaio '47. La nuova Costituzio ne entra in vigore il 10 gennaio _ 1948.

Persone citate: Boato, Cossiga, D'alema, Filippo Ceccarelli, Montanelli, Occhetto

Luoghi citati: Italia, Roma