Sguardi di ghiaccio tra An e Fona Italia

Sguardi di ghiaccio tra An e Fona Italia Pisanu: la costituente è l'unica strada. Tatarella: andremo avanti lo stesso con le leggi ordinarie Sguardi di ghiaccio tra An e Fona Italia // Cavaliere mette all'angolo Fini: Polo più diviso che mai ROMA DALLA REDAZIONE Il capogruppo di An Giuseppe Tatarella non batte le mani al forzitalista Beppe Pisanu, ma applaude Massimo D'Alema. Silvio Berlusconi ricambia la scortesia quando è il turno del rappresentante di Alleanza nazionale di intervenire, e resta fermo, in compenso si muove il diessino Fabio Mussi, per dimostrare di aver gradito il discorso di Tatarella. Nell'aula di Montecitorio il Polo si esibisce nell'ennesima divisione, mentre gli sguardi di Fini e D'Alema si incrociano, restano incatenati per una decina di secondi, poi si lasciano, per incontrarsi di nuovo. Si parlano con gli occhi, i due sconfitti di ieri, e, al termine della seduta, si parlano sul serio, il presidente di an e il segretario ds, perché escono insieme dalla Camera, rapiti in una conversazione fitta fitta. Tra Fini e Berlusconi, invece, solo un gelido saluto, un «ciao» forzato. E come potrebbe essere altrimenti? Il Cavaliere ha messo all'angolo l'alleato e gli ha imposto la sua politica. Di più, gli ha fatto capire qual è la sua strategia futura: presentare il suo movimento, alle prossime elezioni, quelle del '99, con la scritta «Popolari per l'Europa», fare il pieno di voti centristi e moderati, e confinare il presidente di an nel ruolo di eterno secondo. Stando così le cose è ovvio che il rapporto tra i due e tra fi e an sia pessimo. Come dimostra in modo più che eloquente la giornata di ieri. La quale, per Fini, comincia con un esecutivo in cui qualcuno (Giovanni Alemanno) gli chiede conto dell'intervista al Corriere della Sera di lunedì, che sembrava una resa incondizionata al Cavaliere. «Ho detto la verità, e cioè che mi sono sbagliato», risponde il presidente di an. Ma Fini deve soprattutto fare i conti con quanti contestano tutta la sua strategia, tanto che il capo di an sbotta così: «Ci sono più berlusconiani qui che in Forza Italia». Si continua nel pomeriggio, quando, in aula, la divisione del Polo va in scena, sotto gli occhi di tutti. Il primo a parlare è il capogruppo forzitalista Pisanu Fini freme, poi non ce la fa più e alza un braccio per disappunto Quant'e diverso l'atteggiamento del presidente di Alleanza nazionale quando è il turno di D'Alema: Fini si siede al banco della Bicamerale e ascolta at tento e partecipe. Ma non sono solo gesti, comportamenti e ap plausi a dividere il centrode stra. Ci sono anche le parole, dure come granito. Pisanu in aula propone la Costituente Tatarella, nella stessa sede, dice cose ben diverse, anzi oppo ste. Dopo aver ironizzato sui forzitalisti «neocossighiani», il presidente dei deputati di Al leanza nazionale annuncia che il suo partito porterà avanti le riforme maturate in Bicamera le con l'articolo 138, come previsto dalla Carta fondamentale Quindi, niente assemblea costituente. Fuori dell'aula, nel Transatlantico, sono gli stessi leader di fi e an a parlare linguaggi contrastanti. Mentre Fini riceve i complimenti di Marini («Ti ho rivalutato, sei affidabile»), Berlusconi (il cui disegno, tra l'altro, è quello di togliere elettori al succitato Marini) spara a zero contro D'Alema. «Voleva dice - che avessimo lo spirito soggiacente", non quello costituente. La strada maestra, a questo punto, resta l'Assemblea costituente». Qualche minuto dopo è il presidente di an a parlare con i giornalisti e a dire: «Rompere è stato un errore. Ora bisognerà fare le riforme con l'articolo 138, sulla base delle intese raggiunte in Bicamerale, che non sono le migliori ma sono le uniche possibili. L'assemblea costituente, invece, è senza numeri». A Roma, la situazione è questa, però non è che nel resto d'Italia i rapporti tra fi e an siano migliori. Anzi. Una cinquantina di dirigenti di Alleanza nazionale ha firmato una lettera di protesta per la candidatura di Gaetano Pecorella nelle elezioni suppletive di Milano. L'avvocato, scelto da Berlusconi per sostituire Achille Serra, è contestato da Mirko Tremaglia e altri rappresentanti di an, per il suo passato di estrema sinistra e per aver difeso uno degli imputati nel processo per l'omicidio del giovane missino Sergio Ramelli. Polo sfilacciato un po', ovunque. Sì, è così ma Fini sa, e non lo nasconde, che è costretto a rimanere legato a Berlusconi. Per questo il leader di an (nonostante le ventilate minacce e la campagna di adesione di alcuni dirigenti di Alleanza nazionale) si è ben guardato, sinora, dal firmare il referendum di Di Pietro e ha invitato il suo partito a seguire fi, nella dura battaglia che gli azzurri vogliono ingaggiare contro la proposta di legge sul giudice unico.

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