Di normale c'è solo l'ignoranza. Affidamento più facile dell'adozione di R. I.

Di normale c'è solo l'ignoranza. Affidamento più facile dell'adozione LETTERE AL GIORNALE Di normale c'è solo l'ignoranza. Affidamento più facile dell'adozione Gli incubi di infanzia sono eterosessuali Vorrei portare la mia testimonianza di adulta eterosessuale, che è stata un tempo felicemente ed innocentemente bambina in un ambiente in cui gli omosessuali, deo gratias, hanno il sacrosanto diritto di esistere e di esprimersi in quanto tali. Se proprio devo ricordare dei traumi infantili, infatti, non li ritrovo nei bellissùni costumi di carnevale fatti per me da un amico gay dei miei genitori, né nel ricordo di un dolcissimo valzer ballato a quattro anni sotto l'albero di Natale con il compagno di mio zio. Gli incubi della mia infanzia, li ritrovo nelle inutili punizioni inflitteci (le ore di lezione passate in piedi o addirittura fuori dalla porta, i quarti d'ora «immobili») da una maestra «perbene» di provata fede cattolica, rimasta forse nelle idee e nelle pratiche pedagogiche al ventennio fascista. Gli incubi della mia infanzia li ritrovo nei miei genitori che litigano con violenza, con me chiusa in camera a pensare di chiedere asilo ed affetto ai due zii, che per me sono da sempre esempio di amore. Constato, segno dei tempi, il propagarsi di un pregiudizio figlio della più becera ignoranza. Solo vorrei sottolineare come l'ignoranza sia cavalcata da miserabili calcoh politici a destra come a sinistra. Correva l'anno 1986 o 1987, non ricordo con precisione. Rappresentante degli studenti e consigliere di Istituto al Liceo Galvani cu Bologna, mi sono ritrovata sola, con una rappresentante dei genitori, a chiedere che il Consiglio autorizzasse la partecipazione di Franco Grillini ad un'assemblea di Istituto che aveva come tema l'Aids. Inutile ricordare che all'epoca si cominciava appena a discutere pubblicamente di queste cose e che Grillini era una delle poche persone in Italia ad occuparsi in ambiente associativo della malattia che in principio, nel solo Occidente civilizzato, era diffusa principalmente tra omosessuali e drogati. Inutile spiegarlo agli altri consiglieri: un omosessuale di- chiarato non doveva parlare davanti all'assemblea degli studenti del Liceo. Influente oppositore di questa partecipazione fu l'allora Presidente del Consiglio di Istituto del Liceo Galvani, personaggio che all'epoca rappresentava i genitori cattolici e che oggi è Presidente ulivista della Provmcia di Bologna. L'ignoranza è l'unico fenomeno «normale» esistente a questo mondo: colpisce tutti, uomini e donne e si trasforma anche politicamente, per restare sempre e comunque normale ignoranza. Lettera firmata, Parigi Come difendere i bimbi abbandonati Rispondo, in qualità di esperta del ministro per la Solidarietà sociale per le politiche minorili, al signor Pio Quirico di Alessandria il quale, nella lettera pubblicata il 21 maggio, ha raccontato le traversie subite dai suoi nipoti per poter adottare un bambino. Il problema è legato al fatto che in Italia, negli ultimi anni, è diminuito il numero dei bambini dichiarati in stato di abbandono e quindi adottabili; l'adozione pertanto, solo in minima parte può ridurre il numero dei minori che si trovano negli istituti. Di fatto nelle strutture socioassistenziali sono ricoverati, su iniziativa dei genitori stessi o dei servizi territoriali o con provvedimento dell'autorità giudiziaria, minori che hanno ancora legami con la famiglia d'origine, per la maggior parte dei quali è possibile un affidamento familiare, in attuazione della legge 184/83, ma non un'adozione. Sono invece aumentate esponenzialmente le domande delle adozioni internazionali per le quali è in discussione alla Camera un disegno di legge proposto dal governo, e già esaminato dal Senato, di ratifica della Convenzione dell'Aja. Tale strumento legislativo è quanto mai importante sia per una più compiuta garanzia degli interessi dell'adottato/a, sia per un adeguato soste- gno degli adottanti e per la semplificazione e razionalizzazione del sistema. Negli ultimi due anni, inoltre, per attuare un efficace coordinamento delle politiche a favore dell'infanzia e dell'adolescenza, è stato predisposto un organico Piano d'azione del governo, in collaborazione con Regioni, enti locali, forze del privato sociale, del volontariato, dell'associazionismo. Infine è stata approvata dal Parlamento, su proposta del governo, la legge 285/97 che prevede, in particolare, interventi finalizzati a evitare il ricovero dei minori negli istituti. Anna Maria Colella, Torino La cura del cancro per ora funziona coi topi A proposito della rivoluzionaria cura per il cancro recentemente scoperta dal professor Folkman, vorrei osservare che, come lo stesso Folkman ammette molto onestamente, gli unici effetti attualmente dimostrati della sua scoperta riguardano i topi. Ma il trattamento di Folkman non è affatto l'unico che nella storia della ricerca medica si sia dimostrato in grado di guarire completamente e definitivamente il cancro nei topi. Richard Klausner, direttore del National Cancer Institute, ha recentemente affermato «La storia della ricerca sul cancro è stata la storia di come abbiamo guarito di cancro i topi. Sono decenni che riusciamo a guarire il cancro dei topi - e semplicemente non ha funzionato per gli esseri umani». Gli anticorpi monoclonali, il fattore di necrosi dei tumori, l'interferone e l'interleucina2 sono solo alcuni esempi di cure dimostratesi realmente risolutive e miracolose nei «modelli animali» ma che non hanno mantenuto le loro promesse nell'unico caso in cui sia veramente rilevante curare il cancro, l'uomo. Questa storia di risorse sprecate, di speranze deluse e di tentativi falliti suscita dubbi sempre più seri sulla produttività di un approccio basato sul presupposto di poter estendere all'uomo i risulati di ricerche sugli animali. Carmen Dell'Aversano, Università di Pisa aversano@cibs.sns.it «Ha la sclerosi multipla ma voglio lavorare» Perché? Chi l'ha detto che un malato di sclerosi multipla debba finire così? Abbandonato, incapace di lavorare, di avere degli amici, di coltivare degli interessi...? Può succedere, certo. Ma perché invece di incentivare il progetto di una grande villa dove poter raggruppare i poveri derelitti, non si prova a sensibilizzare l'opinione pubblica (e quindi le persone, nessuno escluso) affinché costoro non debbano essere esclusi dalla vita sociale e civile...? E' il solito discorso sull'handicap. Ma trasmettere propaganda radiofonica di questa fatta (ogni giorno su Radiomontecarlo, Testimonial Enzo Jannacci) è, quanto meno, fuorviante. Senza nulla togliere a Enzo Jannacci, personaggio da me apprezzato. I malati di sclerosi multipla non sono tutti «così». Io non sono così. Mi sono ammalata a 18 anni, ne ho 32. Spero di non diventarlo mai. Ma sono profondamente ferita, quando sento parlare di capolinea dove poter «sperare», «sorridere», «stare insieme». Perché «via il lavoro»? Perché «via gli amici»? Perché «via tutto»? Possibile che la forma più intelligente di solidarietà che la comunicazione sa trasmettere sia ancora quella del ghetto? Non lo so, io non possiedo gli strumenti necessari per poter suggerire un modo «diverso» per ridurre paura, sofferenza, angoscia, in coloro che soffrono di questa malattia. Ma sono sicura che esiste e che poco somiglia alla disinformazione stupida e superficiale, che incrementa la rabbia e uccide la propositività vera. Stefania Castino, Torino Chi non fa i conti in politica Nella terzultima riga dell'articolo a firma Augusto Minzolini, pubblicato ieri in terza pagina, per un errore di trasmissione è apparsa una frase incomprensibile. Il testo corretto era: «Ma per fare un esempio, se per accontentare uno dei possibili padri delle riforme si è modificato in passato l'articolo 513 e si è andati allo scontro con i magistrati, per un'Anomalia mfficilmente qualcuno sarà disposto a farlo. In politica ognuno fa i suoi conti... meno i kamikaze»; [r. i.]

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