Bufera sui listini asiatici
Bufera sui listini asiatici Bufera sui listini asiatici NUOVO brivido dalle Borse del Far East. I timori su un peggioramento delle economie nazionali, alimentati dal crollo dello yen ai nuovi minimi da sette anni contro il dollaro e dalla situazione economica in Giappone, hanno infatti provocato ieri una nuova ondata di ribassi tra i principali listini. In calo Tokyo dove il Nikkei ha registrato in chiusura una perdita del 2,23% provocando una netta inversione di tendenza anche ad Hong Kong dove l'indice ha chiuso la sessione in calo del 3,61% trascinato da forti perdite registrate soprattutto dal comparto immobiliare. Ad influire negativamente sul listino di Hong Kong sono stati anche i dati sul Pil usciti nel week-end che hanno annunciato una flessione nel primo trimestre dell'anno, la prima contrazione del prodotto interno lordo da 13 anni. In netto calo anche la Borsa malese che ha chiuso in ribasso del 3,6% sulla notizia di una contrazione del Pil dell' 1,8%, prima flessione dal 1980. La catena di ribassi non ha risparmiato l'Indonesia dove si accentuano i timori di nuove vendite di asset pubblici da parte della famiglia di Suharto che, tuttavia, ha fatto sapere che non cederà il controllo della Lamborghini. A Giacarta l'indice composito ha chiuso in calo dell'1,52% a 414,08 punti. Situazioni di panico si sono registrate anche alla Borsa di Bangkok che ha perso il 3,85% toccando il minimo da 127 mesi. Ai minimi da quattro mesi anche la Borsa di Manila che ha chiuso in calo dello 0,77% mentre una forte inversione di tendenza è stata registrata a Singapore dove il listino, partito al rialzo, ha chiuso in calo del 6,18% sulle forti perdite registrate dalla società immobiliare First Capi tal, un colosso del settore controllato dall'imprenditore malese Quek Leng Chan, dopo che il governo aveva preannunciato forti perdite nel settore. In controtendenza invece il listino di Seul che ha chiuso in rialzo dell'1,4% sulle attese di una drastica ristrutturazione del sistema bancario e l'approvazione da parte del Fondo monetario di un prestito di 1,9 miliardi di dollari. Secondo il direttore dell'Organizzazione mondiale per il commercio, Renato Ruggiero, la crisi economico-finanziaria che ha colpito i Paesi asiatici avrà un impatto limitato sull'Italia e, nel complesso, peserà per circa 70 miliardi di dollari (oltre 125 mila miliardi di lire al cambio attuale) sulla bilancia delle partite correnti dei Paesi maggiormente industrializzati. In un intervento all'assemblea di Federchimica ha affermato che per «l'Italia ci sono alcune conseguenze negative, ma ridotte». Certamente, ha continuato, «la crisi asiatica non è finita, ci saranno 70 miliardi di dollari di contraccolpo sulla bilancia delle partite correnti divisi tra i Paesi industrializzati». Dello stesso avviso anche la Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, per la quale gli effetti della crisi asiatica sono rimasti ben contenuti a tutto il primo trimestre del 1998, ma i Paesi della Regione devono ancora far fronte a parecchi problemi. «Sebbene i timori di una più larga ripercussione degli eventi in Asia siano diminuiti nel corso del primo trimestre dell'anno - si legge nel rapporto trimestrale della Banca dei regolamenti internazionali - i Paesi asiatici devono ancora affrontare costi di aggiustamento economici, finanziari e sociali».
Persone citate: Chan, Leng, Renato Ruggiero, Suharto
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