Bazoli parte all'attacco «Da Intesa utili d'oro»

Bazoli parte all'attacco «Da Intesa utili d'oro» I piani previsti da Ambroveneto-Cariplo Bazoli parte all'attacco «Da Intesa utili d'oro» Ma entro il Duemila per la fusione ci saranno 2300 dipendenti di troppo MILANO. Fine della fase uno. E adesso, spiega Giovanni Bazoli, presidente di Intesa, poco male se la banca che sta per nascere dall'aggregazione tra Cariplo e Ambroveneto sarà «al secondo, al terzo o al primo posto nelle classifiche del sistema». Nessun timore né dai concorrenti già nati (il supergruppo SanpaoloImi) né da quelli in progress (Credito italiano-Unicredito) né da quelli che stanno per nascere (Comit-Banca di Roma). Tranquillo e sereno, Bazoli: l'idea che altre aggregazioni, fusioni, matrimoni o federazioni possa gettare qualche ombra sul futuro della sua Intesa, nemmeno lo sfiora. Sono altri, semmai, che hanno copiato lo schema tracciato da Ambroveneto e Cariplo e quindi perché preoccuparsi se altri seguiranno, se Comit, avversario storico del professore bresciano (che proprio alla Comit soffiò Cariplo), sposerà Banca di Roma e, come hanno detto i suoi amministratori, guarda a NordEst? «Noi abbiamo già avviato la macchina», riassume l'amministratore delegato Carlo Salvatori, braccio destro di Bazoli in Intesa. Come dire: il gruppo ha cinque mesi di vantaggio sull'eventuale concorrenza, cinque mesi nei quali è stato studiato e ristudiato il piano di integrazione. Fine della fase uno, dunque. Pronti gli organigrammi, studiate le integrazioni, collocati al loro posto gli uomini, ora Intesa passa dalle premesse ai fatti. Si va a sperimentare: il modello, insiste Bazoli, resta quello di un'holding (Banca Intesa) nella quale verranno concentrate le leve di governo, di reti (Bav e Cariplo) indipendenti e con una loro autonomia commerciale, creditizia e di marketing, di un'unità di prodotto (verrà accentrata in Banca Intesa la finanza bancaria e in unità specifiche i vari business, dall'asset management al laesing) e di servizi comuni concentrati tutti in Intesa servizi, società ad hoc. Alla fine, e per fine si parla del 2000, uni- Giovanni Bazoli sci di qui, taglia di là, riposiziona e riqualifica di qua, blocca il turn-over di là, ci saranno 2300 dipendenti di troppo («La loro uscita verrà incentivata - assicura Bazoli - ma non faremo ricorso a meccanismi traumatici come il licenziamento») ma l'utile netto arriverà a 1592 miliardi con un Roe (previsto da Salvatori come «stabile per il '98») in crescita, nel 2000, dall'attuale 10,6% al 14,7%. «Tutte cifre - ha assicurato Bazoli - che non sono obiettivi ma dati certi, calcolati per difetto, elaborati in cinque mesi da un gruppo di 350 specialisti sulla base dei dati macroeconomici del Paese e su quelli derivanti dalle sinergie che conseguiremo nel gruppo e dallo sviluppo interno e per acquisizioni e alleanze che porteremo avanti nel frattempo». Già, perché mentre Intesa decolla e la fase uno (di studio) lascia il posto alla fase due (via all'integrazione) Bazoli e Salvatori continuano a guardarsi attorno. L'accordo con Friuladria (Pordenone) è quasi fatto e se poi, come qualcuno mormora, a Friula- dria sono arrivate controfferte, si vedrà: «Noi - dice Bazoli - abbiamo il vantaggio delle convergenze unanimi dei due consigli». Per il resto, la caccia resta aperta, soprattutto nelle aree deboli per Intesa: l'Emilia, il Lazio, la Toscana. E mentre sul fronte assicurativo partner naturali saranno l'Alleanza e il Crédit Agricole, proprio la banca francese sarà il passepartout per l'estero dove, dice Salvatori, «saremo più presenti». Ultimo pensiero: il prossimo aumento di capitale («Almeno mille miliardi») annunciato da Bazoli ma i cui particolari verranno resi noti più avanti. Difficile, comunque, che nel corso dell'aumento il patto di sindacato (oggi forte del 71 % di Intesa) scenda a percentuali più piccole: più facile («Anzi, certo», riconosce il presidente) che ci sia una diluizione del 71% per effetto dell'acquisizione («Limitata»), quando acquisizione sarà, di Friuladria. [a. z.] Giovanni Bazoli

Luoghi citati: Emilia, Lazio, Milano, Pordenone, Toscana