Marzotto passa la mano ai manager di Valeria Sacchi

Marzotto passa la mano ai manager L'addio d'un altro grande del capitalismo familiare: «Guiderò la transizione finché sono attivo» Marzotto passa la mano ai manager Inizia a ,« .■.«. Valdagno l'«era» di Jean deJaegher MILANO. Pietro Marzotto lascia la presidenza del gruppo di Valdagno, anche se resta nel consiglio e nel comitato esecutivo dove continuerà ad «assistere» il management. Lo annuncia lui stesso al termine dell'assemblea che ha approvato, in meno di un'ora, il bilancio '97. «Due sono le ragioni - spiega -. La prima è che già un anno fa avevo rimesso al vicepresidente e all'amministratore delegato gran parte dei miei poteri. Hanno fatto un ottimo lavoro, è bene che ora il gruppo smetta di identificarsi solo con me per identificarsi con un management valido. La seconda è che ho cominciato a lavorare in azienda nel '65 e ho sempre avuto pochissimo tempo libero per figli e nipoti. Sono sicuro di lasciare il gruppo a un vertice affiatato, e a due uomini che hanno il profilo giusto. Insomma, voglio assicurare, finché sono lucido, una successione che, del resto, si è nell'ultimo anno già realizzata. Si vedrà che la Marzotto non è Pietro Marzotto, non a caso il titolo oggi sta andando bene in Borsa». Gli uomini sono il belga Jean de Jaegher, che sale dalla vicepresidenza alla presidenza esecutiva, e Silvano Storer, consigliere delegato, mentre all'avvocato Sergio Erede, già consigliere e membro del comitato esecutivo, va la vicepresidenza. Un tandem che ha dato prova di capacità, come dimostrano i conti 1997 che, a livello consolidato, vedono il fatturato salire dell'8% a 2400 miliardi, il risultato operativo crescere del 34% a 268 miliardi, l'utile netto passare da 58 a 69 miliardi mentre i debiti finanziari puntano a scendere sotto i 30 miliardi. I dividendi sono saliti a 340 lire per le ordinarie (270 nel '96), a 360 per le risparmio convertibili (290) e a 400 per le non convertibili (330). Comunica la sua decisione, il presidente, dopo aver chiuso l'assemblea e gli azionisti, tra cui i fratelli, applaudono calorosamente. E un applauso va anche a un commosso de Jaegher che assicura: «So che Marzottto continuerà ad essere presente sia come azionista che come consigliere, e solo con questa convinzione ho accettato di assumere le nuove responsabilità. Convinto di poter continuare a lavorare con lui e con Storer nello spirito di squadra e con l'obiettivo di creare valore per gli azionisti e per la società. La prospettiva è quella di una sempre maggiore internazionalizzazione, perché con l'Euro la competizione sarà sempre più forte, i vincitori saranno pochi e vogliamo essere fra costoro». Aggiunge Storer: «Sono qui da due anni, ho trovato un team affiatato» e conferma per la società mia crescita nel «core business» dell'abbigliamento su segmenti che assicurino la leadership, con linee interne e linee di griffe come Ferré e Missoni. Pietro Marzotto respinge qualsiasi ipotesi di andare in politica, anche se ricorda di essere uno dei promotori del referendum per l'abolizione del proporzionale. Insiste sul fatto che rimane azionista e membro del comitato esecutivo, batte sul tasto del «tempo libero». Dice: «Nell'ultimo anno, nonostante avessi già ceduto molte delle mie competenze, stavo in ufficio dalla mattina alla sera. Ho un mandato di vicepresidente in Confindustria che porterò a termine, ma escludo assolutamente di assumere funzioni pubbliche». Nemmeno se le offrissero un ministero? «Assolutamente no. Finché sono giovane, voglio godermi la vita. Ci sono tante cose che amo: i libri, la musica, la caccia». Insomma, almeno per ora nell'orizzonte di Pietro c'è solo il «privato». Ma non è strano che, di colpo e per la prima volta, alla testa della Marzotto non ci sia più un Marzotto? «Intanto in azienda restano tre nipoti, Gaetano e Luca figli di Vittorio, Matteo figlio di Umberto. E poi ormai il gruppo è sempre più internazionale. Tuttavia, non avrei preso la decisione di lasciare la presidenza se non fossi certo che in azienda c'è chi la assume con prospettive di pieno successo». Marzotto non esclude acquisizioni, che il gruppo sarebbe oggi in grado di affrontare con Tautoliquidità, ma precisa che, al momento, non esistono trattative in corso. Quanto alla forte presenza della famiglia nel capitale, osserva che «non esistono vincoli a mantenere la maggioranza». Da vecchio saggio, Marzotto ha scelto un tempo perfetto per dare un taglio al suo impegno di manager. I primi quattro mesi del '98 vedono il fatturato di gmppo crescere del 14% a 985 miliardi, il che significa raggiungere per fine anno quota 2600, mentre tre operazioni straordinarie di cessione (diritti sull'aumento capitale Mediobanca, un terreno a Schio, titoli della Jolly Hotel) hanno portato in cassa una plusvalenza di 23 miliardi. Valeria Sacchi «E ora libri e caccia In politica non entro» £:;&B|SÌÉÌ^:':-ìÌ Qui accanto Pietro Marzotto e nella foto a destra il successore Jean de Jaegher

Luoghi citati: Milano, Schio, Valdagno