«Quel teste aiuta Scottone» di Francesco Grignetti

«Quel teste aiuta Scottone» A sorpresa studente di Giurisprudenza racconta particolari a favore della difesa «Quel teste aiuta Scottone» Processo Russo: indagato in aula ROMA. Galeotta fu la strizzatina d'occhio, tra testimone e imputato. Ma che non sfuggì allo sguardo del pm Carlo Lasperanza, che poi gliel'ha rinfacciata platealmente come segnale di complicità. Al processo per l'omicidio di Marta Russo, è di scena uno studente di giurisprudenza, Stefano La Porta, che dovrebbe portare elementi a supporto dell'accusa. Ma poi quello tende a scagionare gli imputati Salvatore Ferrara e Giovanni Scattone. D'altronde era difficile immaginare il contrario. Sono amici. La Porta e Ferrara, a quanto pare, si salutano all'ingresso con lieve cenno del capo e strizzatina d'occhio. Finirà che il pubblico ministero, visibilmente adirato, annuncia che il giovanotto sarà indagato per falsa testimonianza e favoreggiamento. La frase che più di tutto ha fatto scattare le ire del pubblico ministero, il teste Stefano La Porta la dice quasi subito: «Vidi Scattone il 9 maggio tra le 12,15 e le 12,30 in sala cataloghi. Parlai con lui, era tranquillo e gioviale». Come sarebbe a dire, pensa Lasperanza, di uno Scattone tranquillo e gioviale? Mezz'ora dopo il colpo omicida che aveva steso Marta Russo, Scattone riceveva gli studenti in facoltà? Ma non era scappato via, come racconta Giuliana Olzai? E' evidente che la storia cambierebbe di molto se questa testimonianza fosse vera. Tanto più che, a sorpresa, il testi- mone La Porta aggiunge: «Quella mattina cercavo Ferrara, ma non 10 trovai. Posso escludere che Ferrara quella mattina fosse all'università. Così feci a Scattone una domanda sull'esame e poi feci un'annotazione scherzosa sulla presunta semplicità della prova di Logica giuridica. Per tutta risposta, Scattone, sempre con tono scherzoso, mi scrisse su un foglietto una sorta di schema che secondo lui sintetizzava l'esame che non riteneva facile». Tutti fatti nuovi, che mai prima d'ora il testimone aveva raccontato. Entra in gioco persino un foglietto di carta, parzialmente stinto, «è finito in lavatrice con i pantaloni», dove Scattone avrebbe esemplificato i meccanismi di Logica giuridica. Ecco, è a questo punto, quando La Porta tira fuori la sorpresa del foglietto, e sono oltre due ore che 11 testimone parla davanti alla corte, che Lasperanza non ci ha visto più. Una deposizione molto dettagliata, gli chiedono. «Fin troppo - risponde fuori dai denti il pm - ha fornito particolari che negli interrogatori precedenti non aveva indicato. Questa storia del bigliettino... Un bigliettino che La Porta non ha mai avuto. Non può escludere che Ferrara quel giorno non ci fosse perché non l'ha visto lui. Ci sono altre quattro persone che lo vide¬ ro lì quel giorno. La verità è che questo teste è inserito in quel contesto ambientale dove il muro di omertà ormai è comprovato». Ma c'è di più a fare arrabbiare il magistrato. Il teste infatti non ha ricordato quasi più niente di alcune cene in pizzeria con Ferrara, Scattone e Liparota, del 17 e 22 giugno, quando Marta era stata uccisa da pochi giorni. Tantomeno ha ricordato le «battute» sull'omicidio, ricordate dal pm, che volarono in quelle occasioni. Perciò il pm chiederà un confronto con altri testimoni. Al contrario, altro fatto mai riferito prima alla Procura, La Porta ricorda abbastanza bene un incontro con Gabriella Alletto di quegli stessi giorni. «Mi avvicinò e mi domandò se avevo un'opinione sul delitto. Me lo chiese, mi disse, perché non si spiegava il fatto che le indagini puntassero sull'istituto di Filosofia del diritto». Dopo queste dichiarazioni, il teste La Porta s'è trovato indagato. «Andava indagato da subito», commenta il sostituto procuratore, quasi rammaricandosi di non averci pensato prima. Ma naturalmente una decisione del genere ha scatenato un mare di polemiche. Gli avvocati della difesa gridano alla «intimidazione» dei testimoni. Rispondono dalla parte civile che «La Porta è palese¬ mente inattendibile». E il padre di Giovanni Scattone, Giuseppe, che finalmente vede per la sua parte una giornata meno pesante, sia pure con tono pacato usa parole pesanti. «Mi sembra strano che un giornalista possa intimorire un testimone telefonandogli la sera prima della deposizione (riferimento a una polemica della procura di qualche giorno fa, ndr) e che invece il pm non intimorisca i testi, presenti e futuri, indagandoli quando dicono qualcosa di sgradito all'accusa. E' coerenza, questa? Come si fa a indagare una perso na solo perché dà una risposta? Per quei pochi minuti che l'ho visto in televisione, mi è sembrato uno con la faccia pulita come Giovanni e Salvatore». Quanto al comportamento della pubblica accusa, commenta: «E' un anno che dovremmo perdere la pazienza. Invece non lo facciamo e non lo faremo mai». Francesco Grignetti Mezz'ora dopo il delitto vide l'imputato «tranquillo e gioviale» in una sala Un racconto che contrasta con quello fatto dalla superteste Giuliana Olzai A sinistra Ferrara e Scattone in aula Sotto Stefano La Porta, testimone dell'accusa ora indagato per falsa testimonianza e favoreggiamento

Luoghi citati: Ferrara, Roma