Pechino, operazione Fiume Ciglio

Pechino, operazione Fiume Ciglio TRA ECOLOGIA E MITO Un tempo celebre per le sue terribili inondazioni è oggi in secca in molti tratti Pechino, operazione Fiume Ciglio Piogge artificiali per salvare un simbolo cinese LA Cina che si modernizza corre il rischio di perdere la gran madre della sua civiltà: il Fiume Giallo. E' storicamente chiamato anche «il tribolo della Cina», per le sue frequenti uscite dagli argini con spaventose inondazioni e cambiamenti di corso. Ma da alcuni anni è in più punti in secca, e sta diventando un fiume che scompare. Interi tratti del suo letto, specialmente a valle, nella pianura dello Shandong, sono quasi prosciugati: là dove fino ad alcuni anni fa i loro padri nuotavano, i ragazzini oggi giocano a pallone. Per evitare la catastrofe ambientale, è in corso un grandioso programma per provocare piogge artificiali sulla vasta area dell'altopiano desertico del Qinghai, dove si trovano le sorgenti del fiume. Centinaia di milioni di metri cubi di pioggia artificialmente provocata sono stati fatti cadere nei giorni scorsi sulla regione. L'operazione è stata condotta in un'area a circa 4000 metri sul livello del mare. Altre precipitazioni saranno provocate nell'arco dei prossimi tre anni. Tutto rientra nel maggior piano di protezione ambientale in cui, con cooperazione e finanziamenti della Banca Mondiale, si è lanciato il governo cinese, riguardante l'altopiano del Loess, su cui scorre il Fiume Giallo, per controllare l'erosione del suolo e la desertificazione dell'area. Nell'intero Paese, complessivamente, l'erosione del suolo si espande annualmente di circa duemila chilometri quadrati, ma il fenomeno è particolarmente grave lungo il Fiume Giallo, che si snoda in gran parte appunto sull'altopiano del Loess: parola di origine tedesca che indica formazione di rocce tenere e porose, di colore giallastro, facilmente erose da acqua e vento. La pioggia artificiale è una tecnica in cui sono particolarmente avanzati gli israelif '. ma i cinesi hanno svilupr metodi analoghi. Anche in Italia si stanno sviluppando metodi per combattere la siccità specialmente nel Sud. Al di sotto delle nuvole in formazione si agisce lanciando sali da aerei per provocare l'addensamento delle goccioline che compongono le nuvole stesse, fino a che raggiungano una certa dimensione, per cui, per forza di gravità, cadono in forma di pioggia sulla terra. Il Fiume Giallo prende il nome dai detriti e fango che porta con sé, frutto delle erosioni nei territori che attraversa, e che rendono gialle le sue ac¬ que. Lungo 5464 chilometri, trascina ogni anno 1600 milioni di tonnellate di sedimento, che in parte si deposita sul suo letto durante il corso e arriva poi alla foce, nel golfo di Bollai. Qui, si formano circa 25 chilometri quadrati di terra ogni anno, mentre il letto del fiume cresce di circa 10 centimetri all'anno. Poiché da secoli il fiume innalza il proprio letto, sin dall'antichità è stato necessario costruire argini per contenerlo. Con la formazione dei detriti per le erosioni e il costante innalzamento del letto, il corso d'acqua è praticamente diventato in molti punti un fiume al di sopra del livello del terreno, contenuto da argini alti fra i trenta e i cento metri. Ogni minimo cedimento degli argini provoca spaventose inondazioni. In passato il fiume è andato in secca o ha rotto gli argini più volte, di qui la sua definizione di «tribolo della Cina». Dal '72 è stato in secca 20 volte nel basso corso, ma il fenomeno si è aggravato negli ultimi dieci anni, per cambiamenti di clima e soprattutto per lo sviluppo economico e industriale nelle regioni che attraversa da Ovest a Est, cioè dal Sichuan allo Shandong. Nei primi sei mesi del '97, si sono avuti 180 giorni senza precipitazioni, contro i soli 19 del '72. Le sezioni in secca nel basso corso hanno raggiunto complessivamente i 70 chilometri, il doppio di precedenti occasioni. Negli ultimi vent'anni le precipitazioni sono diminuite del 12 per cento, mentre con lo sviluppo economico è aumentato il fabbisogno di acqua, per cui si saccheggia quella del fiume in costante diminuzione. L'area irrigata oggi è sette volte di più che nel 1950, con un aumento del consumo d'acqua da sei milioni di metri cubi all'anno a oltre 30. Oltre al programma di piogge artificiali, è stata fatta una grande diga a metà del corso del fiume, realizzata con concorso di imprese italiane, per creare un serbatoio d'acqua di 12 miliardi di metri cubi al fine di regolare il flusso. Il rischio è che il Fiume Giallo diventi un fiume stagionale, un «fiume che fu», dopo aver contato tanto nella mentalità e cultura cinese. Il suo bacino è stato la culla della civiltà cinese, ed esso stesso, nel bene e nel male, come la Grande Muraglia, è uno dei luoghi centrali della mentalità e coscienza collettiva, archetipo e mito. Nel periodo di aperture intellettuali del 1988 che precedette la strage della Tiananmen, ebbe un grande ruolo un documentario televisivo in più puntate dal titolo «Elegia del fiume»: un lavoro sul Fiume Giallo e sullo stato della civiltà cinese, con precisi riferimenti di attualità, cioè aperture verso l'esterno. Esso condannava la tradizionale cultura chiusa in sé e legata alla terra, ai suoi totem, sintetizzati nel Fiume Giallo e nella Grande Muraglia. Invece che quale elegiaca rappresentazione della civiltà cinese, il Grande Fiume quale rappresentazione del carattere nazionale: spesso irrazionale, erratico, legato alla terra. Violenza incontrollabile, regioni aride e spoglie, cicliche inondazioni, cicliche aridità. Testimonianza di «una civiltà moribonda», proclamavano gli autori, che concludevano: «Lo amiamo e lo odiamo, è una macchia nera nella nostra psiche». Fernando Mozzetti Il piano di protezione ambientale è finanziato dalla Banca Mondiale Per quattro anni saranno provocate precipitazioni con mezzi chimici 1 Il celebre ponte sullo Yangtzekiang (il Fiume Giallo) a Nanchino

Persone citate: Fernando Mozzetti, Mito

Luoghi citati: Cina, Fiume Ciglio, Fiume Giallo, Italia, Nanchino, Pechino