«La maggioranza deve cambiare testa»

«La maggioranza deve cambiare testa» Mediazione respinta: cambiamo anche la prima parte della Costituzione ispirata dai comunisti «La maggioranza deve cambiare testa» Ennesimo no di Berlusconi: ci vorrebbe un miracolo... MILANO. Silvio Berlusconi non arretra di un millimetro. Agli inviti alla riflessione, alle richieste di tornare in Bicamerale, a trovare altre sedi per riaprire il dialogo, risponde con un secco no: «Non c'è da cambiare sede, c'è da cambiare la testa di quei signori della maggioranza. Un rinvio? Il regolamento non lo prevede». Di più. In visita a Palazzo Marino, dove incontra il sindaco Gabriele Albertini e la giunta del Polo, il leader di Forza Italia rilancia la sua visione sulle riforme: «Ci vorrà un'assemblea costituente, dovrà essere rivista l'intera Costituzione. Anche la prima parte, quella largamente influenzata dalla Costituzione comunista di qualche anno prima». E allora addio Bicamerale, arrivederci riforme perché i tempi non sono maturi. Conferma, il leader di Forza Italia: «C'è un problema di sostanza, noi abbiamo posto questioni politiche, attendavamo risposte politiche. Non sono venute. Qualcuno spera nei miracoli, io ne sarei lieto per primo, ma così...». E poi rilancia il suo slogan delle ultime 48 ore, quello dello schiaffo, della mossa a sorpresa che spiazza anche qualche allea to nel Polo. «L'Italia non ha bisogno di riforme qualsiasi, al Paese servono buone riforme», scandi sce le parole, prima di aprire il suo Cahier de doléances, quello in 4 punti, dal semipresidenzia lismo alla Giustizia. Giustizia, soprattutto. Perché, come dice, «si può partire dal particolare per arrivare al generale...». E allora spiega dei membri del Csm che devono essere estratti a sorte, dei magistrati che non si possono combattere se li hai contro per partito preso. O per politica. «Non puoi combattere qualcuno che si dichiara nemico politico. Sarebbe come avere l'avvocato Prisco (consigliere nerazzurro, ndr) ad arbitare Milan-Inter. Anche se uno dei loro tira fuori la pistola, che fa Prisco?», si chiede. E ride della sua battuta, «perché anche nei momenti difficili, bisogna saper sorridere». Solo quando parla dei comunisti, subito dopo aver parlato dei giudici, Silvio Berlusconi smette di sorridere. «Questi uomini non hanno abiurato», tuona, chiedendo genuflessioni e atti di pentimento, sicuro che ci sia ancora un filo rosso da Carlo Marx a Massimo D'Alema. E lui chiede che questo filo sia spezzato. «Mostrino di aver cambiato, quelli che hanno sposato un'ideologia che ha portato milioni di morti tra le donne e i bambini», spara a zero. Giusto con una virgola di aggiustamento: «Non dico siano stati i complici, ma quanto meno hanno applaudito». Che cambino loro e che cambi il Paese, maturino dice precisamente Silvio Berlusconi. E tanto per non buttare via mesi e mesi di discussione in Bicamerale, a studiare riforme e a riscrivere la Costituzione, suggerisce di usare quel materiale «per far aumentare la consapevolezza nei cittadini. Per capire che questo Paese ha bisogno di riforme». Torna al popolo, Silvio Berlusconi. Giura che dovrà partire da lì la nomina dei saggi, chiamati a riscrivere la Carta costituzionale. Quando? Non ne fa una questione di tempi, lo dice chiaramente: «Se non passano le riforme non succede nulla. E' urgente, è vero. Ma questa è una urgenza che si misura in anni, non in mesi. Prima, deve maturare la consapevolezza dei cittadini». Meglio aspettare, allora. Riflettere, anche se l'invito alla riflessione che arriva da mezzo mondo politico, lui lo butta nel cestino: «Tocca a loro riflettere. Sono loro che non hanno dato risposte certe alle nostre fondamentali e irrinunciabili richieste. Io non mi prendo la responsabilità di dire si a una Costituzione che fa fare passi indietro al Paese. Con il rischio che passino chissà quanti altri amai, prima di poterla riscrivere di nuovo». L'addio alla Bicamerale, a questo punto e senza ritomo. E fa niente se Gianfranco Fini non se lo aspettava, e Berlusconi adesso smussa anche quei pochi centimentri di distanza che lo separano dal leader di An: «Ma no, anche in aula Fini aveva detto che a questo punto...». A questo punto, non c'è più nulla da l'are. Falliti gli ultimi tentativi lanciati dalle agenzie, Silvio Berlusconi nega di aver affrontato la questione Bicamerale con altri leader. «Ho sentito tutto il giorno solo Gianni Letta...», giura. E a chi gli chiede, se a questo punto andrà dal presidente Scalfaro, che ancora pochi giorni fa sperava di evitare la rottura, risponde così: «Da Scalfaro? Non ne vedo il motivo». Fabio Potetti li! serata un vertice con il ministro Flick per tentare di districare almeno il nodo più difficile, quello sulla giustizia Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ieri a Milano con il sindaco Gabriele Albertini LA GIORNATA NERA DELLE RIFORME Il Presidente dello Repubblica riceve al Quirinale Massimo D'Alema, presidente della Commissione bicamerale. Luciano Violante, presidente della Camera, da Palermo: «L'Italia ha bisogno di riforme che diano forza al voto dei cittadini. E' bene che si facciano in questa legislatura». Scalfaro riceve al Quirinale Franco Marini, segretario dei Popolari Massimo D'Alema e Franco Marini si incontrano a Piana del Gesù per fare il punto sulla situazione. Con loro, ci sono Sergio Mattarella, Leopoldo Elia, Fabio Mussi e Cesare Salvi. Il presidente del Senato, Nicola Mancino, è d'accordo sulla proposta di tornare in Bicamerale: «Mi auguro che possa essere accolta da tutti. Naturalmente, bisogna porsi un limite di tempo ben definito». Silvio Berlusconi, da Palane Marino, boccia l'ipotesi di un ritorno in Bicamerale per discutere le riforme. Scalfaro riceve al Quirinale Gianni Letta, braccio destro del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. ORE 18,40 Vertice dei rappresentanti della sinistra dei ds. Chiedono a Botteghe Oscure di convocare al più presto la direzione del partito per discutere «dei nuovi attacchi di Forza Italia». ORE 19,00] Lamberto Dini, leader di Rinnovamento italiano-. «Stiamo lavorando per evitare una rottura e per vedere se il quadro costituente possa essere salvato». Ds e ppi riformulano la loro proposta: fissare per lunedì prossimo una riunione del «Comitato dei 19» e ridiscutere in quella sede non solo la forma di governo, ma tutto il testo della Bicamerale, compresa la parte riguardante la Giustizia.

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