Folle di gelosia fa una strage

Folle di gelosia fa una strage L'uomo era convinto che la consorte avesse una relazione con il marito della sorella Folle di gelosia fa una strage Cosenza, spara alla moglie e ai cognati COSENZA. «Sono stato io, li ho uccisi tutti, il fucile è nel motocarro, stavo venendo in caserma»: ai carabinieri che lo avevano appena bloccato, nel centro di Santa Sofia d'Epiro, Angelo Nigro non ha detto una parola di più. Si è fatto portare in caserma e solo qui ha dato uno straccio di spiegazione del perché, mezz'ora prima, avesse ammazzato la moglie e due cognati: gelosia. Angelo Nigro ha 67 anni, la moglie, Vittorina Paldino, ne aveva 3 di meno. Sarebbe stata proprio la gelosia a spingere una persona per bene come Nigro, che tutti in paese indicano come «sempre tranquillo e sorridente», ad uscire di casa imbracciando il suo fucile da caccia, un calibro 16 da due colpi. Appena fuori dall'uscio ha trovato la moglie, che pare ritenesse colpevole di una relazione con il cognato, e ha fatto fuoco. L'ha colpita all'addome e alla testa, fulminandola. Poi ha preso altre due cartucce, ha ricaricato il fucile, che da tanto tempo deteneva regolarmente, e si è diretto verso la casa dei cognati, Rosalbino Nicoletti, di 55 anni, e la moglie, Maria Teresa Paldino, sessantottenne. Le due copie abitavano ad un paio- di centinaio di metri, in località Zarella, e i loro fondi agricoli sono confinanti. Rosalbino Nicoletti, colpevole della presunta relazione con Vittorina Paldino, era proprio nel suo fondo agricolo; stava arando con una motozappa. Anche lui non ha avuto il tempo di pensare: Nigro gli ha sparato, uccidendolo. Ha caricato di nuovo il fucile e quando la cognata, atti rata fuori di casa dal rumore sordo delle fucilate, gli è stata a tiro, ha premuto altre due volte il grilletto. Tre morti in pochi minuti. Con la stessa lucidità con la quale per ben tre volte aveva inserito le cartucce nel suo calibro 16, e aveva sterminato mo glie e cognati, Angelo Nigro si è messo alla guida del suo moto carro "Ape» e si è diretto verso centro di Santa Sofia D'Epiro. I carabinieri erano stati intanto avvisati di quella sparatoria e stavano correndo a casa di Nigro. Una delle pattuglie era ancora in paese, quando ha incrociato il motocarro. «Li ho uccisi io», nulla di più. In caserma, invece, davanti ad Anna Maria Grimaldi, il magistrato della Procura di Rossano che conduce le indagini, l'uomo ha parlato prima di «rabbia», poi ha raccontato quanto è bastato per dare un movente, la gelosia. Nigro era in pensione da poco; aveva lavorato per tanti anni alle dipendenze del Comune come cantoniere e, solo nell'ultimo periodo, come bidello alle scuole elementari. «Era una persona tranquilla, sempre sorridente», dice il sindaco di Santa Sofia, Gennaro Nicoletti. Una persona tranquilla che la sera prima della strage aveva giocato a carte con gli amici in un bar del paese. Vittorina Paldino e Nigro avevano avuto tre figli, due maschi e una femmina. La figlia abita vicino all'abitazione dei Nigro, pare che si sia accorta di quello che stava facendo il padre e si sia nascosta, temendo quella furia. Da quello che si dice in paese, tra i Nigro e i Nicoletti c'erano buoni rapporti. Mai niente di strano. I carabinieri della compagnia di San Marco Argentano stanno lavorando per avere il quadro definitivo in cui è maturata la decisione di Nigro di fare una strage. Gelosia, dissidi, rabbiauna sequela di sentimenti ed emozioni che ha segnato il destino di quattro persone. Rocco Valenti La figlia si è nascosta ed è riuscita a sfuggire al massacro I PRECEDENTI 15 marzo 1995. A Macerata Campania (Caserta) e poi a Santa Maria Capua Vetere, Domenico Cavasso (37 anni), agente penitenziario, uccide a colpi di pistola sette persone, di cui quattro stretti familiari (ma una muore per infarto), e ne ferisce altre due. Poi si costituisce. 2 febbraio 1996. A Massa Fiscaglia (Ferrara), Renato Libbra, 32 anni, soffoca nel sonno i figli Matteo e Martina, di 10 e 5 anni, e si impicca. 26 agosto 1996. A Bressanone (Bolzano), un impiegato di banca, Werner Unterthiner (32 anni), uccide a colpi di coltello la moglie e i due figli e tenta il suicidio. Viene poi arrestato durante la fuga. 19 novembre 1996. A Buonvicino (Cosenza), un carabiniere di 32 anni, Alfredo Valente, uccide sua moglie, il cognato e la moglie, i suoceri e una nipotina. Si costituisce a Brescia. 16 aprile 1997. A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), un avvocato di 59 anni, Andrea Calderone, uccide a colpi di pistola i figli Franco e Giulio, di 21 e 22 anni, il fratello Michelangelo, 56, la madre Maria Giunta, 82, e si suicida con un colpo in bocca. 8 settembre 1997. A Roma, un ex poliziotto di 46 anni uccide le due figlie con un colpo di pistola alla testa e si toglie la vita. 26 marzo 1998. A Molinelle (Bologna), un uomo getta nella cisterna del distributore di benzina, di cui è gestore, la moglie e i due figlioletti, una bambina di 9 anni e un bambino di 5. Poi appicca il fuoco e si getta tra le fiamme. 15 maggio 1998. A Mede Lomellina, nel Pavese, Antonella Tempesta uccide il convivente, il marito, la madre e la cugina e si uccide. La figlia della cugina rimane ferita a un occhio. La cascina dove l'uomo ha ucciso la moglie e i cognati