«Più magistrati? Non serve» di Paolo ColonnelloCarlo Federico Grosso

«Più magistrati? Non serve» ANALISI IL MALESSERE DELLE TOGHE Prima ricerca sulla Giustizia condotta da un membro del Csm: conta più la qualità del numero «Più magistrati? Non serve» Ma bisogna riequilibrareptn e giudici LMILANO A relazione, 36 pagine fitte di grafici e dati, si apre con un capitoletto davvero in controtendenza: «La falsa soluzione dell'aumento del numero dei magistrati». E spiega: «Pensare solo al numero dei magistrati significa credere erroneamente che questa sia l'unica variabile che possa incidere sull'efficienza giustizia». Claudio Castelli, magistrato milanese, membro del Csm, ci ha messo più di un anno per compilare una ricerca mai svolta prima d'ora in Italia e che La Stampa è in grado di anticipare. Una fotografia aggiornatissima dello stato della magistratura in Italia. Il documento, che verrà presto pubblicato sulla rivista ufficiale del ministero di Grazia e Giustizia, risponde a una serie di domande che spesso affollano dibattiti e polemiche sulla giustizia senza mai trovare risposte precise. Ad esempio: quanti sono i magistrati in Italia? Ce ne sono più al Sud o più al Nord? Che ruoli svolgono? Con quale tasso di efficenza? E ancora: è davvero la mancanza di organici il problema numero uno della giustizia in Italia? «L'aumento dell'organico dei ma gistrati - risponde Castelli - è una risposta ormai vecchia. Più che sul la quantità delle risorse bisogna puntare sulla qualità». E una delle prime risposte all'esigenza di razionalizzazione, sostiene il magistrato del Csm, sarà sicuramente l'intro duzione della figura del giudice uni co, che riequilibrerà il divario crescente tra giudici giudicanti e requirenti. Quello che emerge dalla ricerca di Castelli è un disagio reale che però si scontra con un dato di fatto: «L'aumento degli organici della magistratura avutosi negli ul timi 10 anni, a fronte di una sostan ziale stabilità dei precedenti 15 an ni, è stato tanto forte quanto privo di effetti sul piano della resa del servizio di giustizia...». I risultati della ricerca sono sorprendenti. Ad esempio, Castelli ha verificato che negli ultimi 25 anni, il tasso d'incremento dei magistrati requirenti (ovvero pubblici ministeri) è stato del 146,2 per cento, contro l'appena 3,4 per cento dei magistrati giudicanti: uno scompenso che sta facendo sentire i suoi effetti nell'intasamento di processi e cause civili che quasi più nessun Tribunale riesce ad evadere. 0 ancora, che c'è stato uno spostamento progressivo di magistrati in favore delle zone del Sud-Italia; che si è assistito a una dilatazione del numero dei ruoli direttivi e semidirettivi fino a crerare un numero esorbitante di «generali senza esercito». Soluzioni? Più che assoldare altri giudici «occorre porsi la prospettiva di riqualificare e inserire con mansioni superiori le migliaia di autisti e commessi e di moltiplicare la presenza di operatori informatici e di analisti di organizzazione... La carenza di strutture e personale è un pesantissimo ostacolo per il funzio¬ namento della giustizia». Ma, avverte Castelli, non sempre si tratta di dati negativi. Soprattutto se si pensa che «il precedente dimensionamento degli organici sicuramente risentiva della "sottovalutazione" (per non dir di peggio) della presenza della criminalità organizzata». Il fatto ad esempio che si sia assistito ad un aumento spro¬ porzionato di magistrati requirenti, non significa che questi siano attualmente più dei giudicanti (5955 questi ultimi contro 2144 pm, totale 8099). «L'aumento dei magistrati requirenti - scrive Castelli - va interpretato: esso risente da un lato della mutazione subita dal pretore che sino al 1989 assommava poteri di giudicante e requirente, e dalla soppressione della figura del giudice istruttore; infine, nello stesso anno, dell'istituzione delle Procure presso le Preture». Ciò nonostante «non possiamo nasconderci che tale aumento sia derivato anche da un'ottica di carattere emergenziale che ha cercato di dare risposte immediate alle necessità evidenziate dalle Procure della Repubblica senza neppure porsi la prospettiva di un rapporto equilibrato tra giudicanti e requirenti. Questa caratteristica domina larga parte del Sud Italia e sta letteralmente distruggendo alcuni Tribunali, ormai impossibilitati a far fronte alla mole d'indagini compiute creando un enorme imbuto di cui le stesse Procure avvertono la negatività». Il documento poi distingue un generico aumento degli organici con l'effettiva applicazione dei magistrati nella lotta alla criminalità. «L'organico della magistratura si è particolarmente rafforzato nella componente requirente assegnata al Sud-Italia e Isole». Ma con alcune incongruità: sono state assegnate risorse proporzionalmente maggiori alle Procure presso le Preture rispetto alle Procure presso i Tribunali (le uniche abilitate alle indagini di mafia). Inoltre l'aumento dei magistrati nel Sud ha riguardato anche funzioni come quelle di pretore non direttamente coinvolte nelle attività di indagine su grandi fatti criminali. Infine, più in generale, viene rilevata una differenza tra organici effettivi e virtuali, con una scopertura fisiologica di almeno 300 unità sottratte ai loro incarichi dalle applicazioni in Cassazione o al ministero o alla Corte Costituzionale. Senza contare il turn over delle malattie. Insomma, nonostante la pienezza degli organici sulla carta «è stato calcolato - conclude il documento - che con un aumento di 400 unità il problema sarebbe risolto». Se è vero infine che esistono sproporzioni con i bacini d'utenza (più giudici al Sud che al Nord), la relazione sottolinea che si rovesciano i dati sulla criminalità: «Il numero di abitanti dei Comuni nella giurisdizione della sezione staccata di Desio (Monza) è solo di poco infe riore al numero degli abitanti dei circondari di Caltanissetta, Enna e Gela sommati, ma nel contempo il numero di procedimenti penali pendenti nel secondo semestre '95 a Caltanissetta è di gran lunga supe riore a quello dell'intero Nord Italia e dell'intero Centro-Italia (448 contro rispettivamente 342 e 287). D'altro canto gli organici di molte sedi del Sud e delle Isole sono pura mente virtuali: se negli ultimi anni la scopertura dell'organico oscilla tra il 10-12 per cento, in Calabria e Sicilia la percentuale si avvicina al 20-30 per cento». Paolo Colonnello La maggior parte dei tribunali non riesce a far fronte alla mole enorme di indagini compiute Più procedimenti pendenti a Caltanisetta che nell'intero Nord Italia Il vicepresidente del Csm Carlo Federico Grosso

Persone citate: Castelli, Claudio Castelli