Afghanistan: è ancora terremoto

Afghanistan: è ancora terremoto Migliaia le vittime. La guerra e la pioggia ostacolano l'opera dei soccorritori Afghanistan: è ancora terremoto «Forse la colpa è delle atomiche pakistane» KABUL. La guerra in questo Paese non è mai veramente cessata da quando, nel 1981, l'allora Unione Sovietica inviò un formidabile corpo di spedizione in aiuto del traballante regime comunista locale. Partiti i sovietici nel '92, scoppiò con rinnovata violenza la guerra civile. Poi, nel 1996, i fanatici studenti islamici di teologia, i Taleban, conquistarono Kabul, e dominano oggi la maggior parte del Paese. Solo il Nord resiste: povero, impervio, flagellato da guerra, miseria e fame. E dal terremoto. Venerdì mattina alle dieci e cinquantadue minuti (le 8,22 in Italia) una violenta scossa ha sconvolto per la seconda volta in meno di quattro mesi la regione settentrionale che confina con il Tagikistan, provocando dai tre ai cinquemila morti. Già in febbraio il Nord-Est dell'Afghanistan, una zona di difficile accesso abitata da tagiki ed uzbeki, era stato scosso da un terremoto che, con epicentro presso la cittadina di Rostaq, aveva ucciso duemila e trecento persone secondo le stime ufficiali, quattromila secondo le valutazioni del governo afghano in esilio: quello che controlla militarmente la regione e, appoggiato dalla Russia, è ancora oggi l'unico riconosciuto dalle Nazioni Unite. Il bilancio della tragedia deve ancora essere tracciato, ma ieri un gruppo di sismologi e scienziati atomici del Tagikistan, citati dall'agenzia russa Interfax, ha lanciato un'ipotesi sinistra sulle sue cause: a fare da detonatore, o quanto meno ad aggravare il sisma, potrebbero essere state le sei esplosioni nucleari condotte dal Pakistan nel vicino deserto del Beluchistan, tanto più che l'intera regione è considerata ad alto rischio sismico. Sia come sia, il terremoto è stato registrato da tutti gli osservatori del mondo alle 10,52 locali (le 08,22 italiane). L'epicentro è stato localizzato a circa 70 chilometri ad Est della città di Faizabnd, capoluogo della provincia del Badakhshan, 250 chilometri a Nord-Est della capitale afghana Kabul. La magnitudo è stata di 6,9 gradi della scala Richter secondo l'osservatorio Usa del Colorado, di 7,1 invece secondo i sismologi cinesi. «Questa volta i danni sono sfortunatamente molto maggiori rispetto a quelli provocati dal terremoto di quattro mesi fa», ha detto a Londra Abdullah Abdullah, viceministro degli Esteri del governo in esilio, affermando che già cinquemila corpi erano stati estratti ieri dalle macerie di circa trenta villaggi. Ma è possibile che le forze della coalizione anti-Taleban ingigantiscano la catastrofe per poter ricevere maggiori aiuti dalla comunità internazionale. Sta di fatto che le notizie sono ancora imprecise, per diversi motivi: la guerra, la mancanza di strade degne di questo nome in una regione montagnosa e scarsamente popolata (sessantamila abitanti), il maltempo infine, con piogge continue, nebbie e grandinate che hanno finora ostacolato i voli. L'aeroporto di Khqja Ghar, nella provincia di Takhar, è inagibile, e solo ieri sera un aereo dell'Ònu è riuscito ad atterrare a Kaizabad con le prime squadre di medici ed i primi aiuti d'emergenza: medicine, cibo, tende e coperte. Ma come ha riferito un volontario sul posto, «ci vorranno almeno cinque giorni per raggiungere a cavallo o a dorso di mulo i villaggi colpiti dal sisma». Gli operatori umanitari presenti nella zona dall'epoca del precedente terremoto non azzardano cifre sulle vittime, ma riferiscono che i distretti più colpiti sono quelli di Rostaq, Chah-ab (provincia di Takhar) e Shahr-i-Bozorg (Badakhshan). «Ci vorranno diversi giorni per fare una valutazione realistica della situazione - ha detto uno degli operatori - e soprattutto del numero dei morti e dei feriti. Però sappiamo già che il bilancio sarà peggiore rispetto a quello del terremoto di febbraio». Secondo il responsabile della Croce Rossa internazionale in Pakistan, Juan Furtes Guillen, sotto le macerie e i cumuli di pietre e fango staccatisi dalle montagne potrebbero trovarsi tremila persone. Ma da Chahab, nell'estremo Nord dell'Afghanistan, un portavoce dell'alleanza anti-Taleban inter- pellato telefonicamente, Shamsun Haq Arianfar, ha riferito che solo attorno a quella città otto villaggi sono stati completamente rasi al suolo, e che fino a ieri erano stati recuperati i corpi di 1650 vittime. «Abbiamo disperatamente bisogno d'aiuto», ha detto. A Ginevra la portavoce della Croce Rossa internazionale Helge Kvam, riferendo notizie giunte dalla capitale tagika Dushanbè, ha confermato che le vittime potrebbero essere cinquemila: il maggior numero, circa tremila, nel distretto di Shahr-i-Bozorg, e circa 1900 attorno a Faizabad. A Rostaq, epicentro del sisma di febbraio, 140 bambini sono rimasti sepolti sotto le macerie della scuola locale, ed altri 124 sono morti a Chah-ab, dove «l'ottanta per cento delle abitazioni», in gran parte costruite con fango e pietre e con i tetti di legno, «sono state distrutte». I centri abitati totalmente o parzialmente distrutti sarebbero almeno cinquanta, forse sessanta. Più di 4100 gli edifici crollati, e i feriti oltre duemila. [e. st.] La zona colpita è controllata dalla coalizione che combatte i Taleban A Rostaq 140 bimbi sono rimasti sepolti sotto le macerie della scuola I DODICI GRADI DEL TERREMOTO Il terremoto è avvertito solo Avvertito eccezionalmente Avvertito in casa, dove i dai sismografi dall'uomo lampadari oscillano Vetri e vasellame vibrano Le persone che dormono si e tintinnano svegliano, i recipienti contenenti liquidi traboccano E avvertito da tutti, qualche vetro si rompe La gente fugge in strada, Cadono comignoli e statue piccoli danni agli edifici Compaiono crepe nel suolo e negli edifici, qualche vittima Gli edifici crollano e vi I binari del treno si sono numerose vittime deformano, si aprono . voragini nel terreno Distruzione totale, come in Afghanistan Nei villaggi distrutti si scava alla i icerca dei corpi delle vittime. In alto, uno dei villaggi delle montagne del Badakhshan dopo il sisma. Nel grafico a destra sono evidenziati gli effetti dei terremoti secondo i vari gradi della scala Mercalli

Persone citate: Abdullah Abdullah, Juan Furtes Guillen, Mercalli, Richter