Bossi: nostra la mina anti-Bicamerale

Bossi: nostra la mina anti-Bicamerale Il ieader a Pontida esulta ricordando la spallata di Maroni: fra due anni vinciamo tutto Bossi: nostra la mina anti-Bicamerale «Costituenteper un Parlamento a Nord e uno a Sud» PONTIDA DAL NOSTRO INVIATO Ancora ventiquattro ore, per tornare in gioco sulle macerie della Bicamerale. Umberto Bossi la vede così, davanti alla spianata di Pntida, alle bandiere con il sole celtico e le camicie verdi. ((Aspettiamo martedì sera. Quando votano, vedo», non si sbilancia per adesso, come in una partita a poker. «Vediamo, sono calmo, stiamo calmi.»», ripete sotto al tendone, prima di salire sul palco con il dirigibile sulla testa, il mare padano davanti e le colline invase di bandiere alle spalle. La sortita di Silvio Berlusconi che ha chiuso la partita in Bicamerale, riapre per Bossi quella della Lega. E tanto per non sbagliare, rivendica un primato. «La Bicamerale è saltata su una mina seminata dalla Lega un anno fa», tuona dopo un minuto, quando ancora si sente gridare Umberto, Umberto, Umberto. E lui giù, a spiattellare il bluff di dodici mesi fa: «Convocai Maroni a casa mia, una domenica pomeriggio. Gli dissi che avrebbe dovuto votare per il presidenzialismo, sapevo che era un rischio ma bisognava uscire dalla palude. Maroni fu un grande attore, per due giorni disse mai e poi mai. Poi all'ultimo istante votò per il presidenzialismo». Fu una spallata, allora. Ne sogna un'altra, il leader del Carroccio? Per ora, non si sbilancia. Preferisce guardare a martedì, a giochi chiusi, quando si vedrà se il Polo è compatto nel cantare il requiem per le riforme. «Io sono un calmo, sono un sereno... Non ho fretta, cosa volete che sia un giorno in più o un giorno in meno», fa due conti il leader del Carroccio. Che un'idea post Bicamerale, però ce l'ha già. «Assemblea costituente con devolution, un Parlamento al Nord e uno al Sud», spiega. Senza dimenticare il referendum con cui le regioni della Padania dovrebbero salutare, andare via e fare squadra a sè. C'è un'altra via, per ottenere la stessa cosa Umberto Bossi la va ripetendo da giorni. «Nel 2000 ci saranno le elezioni più importanti, quelle regionali. La Lega vince tutto, il Nord se ne va», assicura Bossi. E quasi conta i mesi, che separano l'Italia dal terzo millennio e dalla Padania. L'obiet tivo, è importante. Il leader del Carroccio, lo conferma: «Dobbiamo vincere, nell'ultimo anno avevamo signorilmente lasciato perdere di raccattare voti, perchè era vamo impegnati nella costruzione della società padana». Da qui ad allora, c'è tempo anco ra per guardare a quello che potrà accadere martedì. In pillole: «La sconfitta della Bicamerale è una vittoria per il Paese», «La demo crazia cammina di pari passo con la legalità, basta ricordare Plato ne», «Questa è una brutta sinistra sembra vicina al popolo, ma poi fa come Rudinì che chiamò Bava Beccaris e i suoi cannoni», «I rapporti con Forza Italia? Bisogna fare gli interessi generali, non quelli particolari... Comqunque vediamo, se quello di martedì non è un teatrino». Di teatrini politici, Umberto Bossi fa un elenco lungo così. Parte da quello dei magistrati di Mani pulite, che «mandarono Craxi con le palle al sole ma salvarono metà politica, a partire dai comunisti. E poi ci han detto che quella era la legalità, come sosteneva quel De Petrus». Altro teatrino, quello dell'Europa: «Ci volevano in Europa sia i crauti tedeschi che gli gigolò di Parigi, ma solo per depotenziare l'economia padana. Ladri, di un ladri, tutti corresponsabili di Roma». Nessuno canti vittoria, però. Um¬ berto Bossi ne è sicuro: «Come in Eritrea ci fu il disastro di Adua, così in Europa ci sarà quello della moneta. Padani che avete i titoli di Stato, sbolognateli prima che sia troppo tardi. Che poi, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato...». «Siamo in una situazione difficile», ripete mille volte. E spiega: «La democrazia, senza libertà, diventa un ricettacolo di delinquenti. E' quello che è successo nel nostro Paese». E ancora: «Partorita la Padania, bisogna tornare alla politica partitica. Ho ricevuto mandato di tornare a raccogliere il consenso elettorale, bisogna massacrare le carogne politiche». Riparte l'applauso, forse il più forte. E fa niente se le ultime amministrative sono andate così così, che adesso la Lega riparte. E' il sogno di quelli che han fatto chilometri per arrivare a Pontida, è l'urlo di guerra di Umberto Bossi: «Voghamo la libertà!». Che scatena i cori, e lui invita a far proseliti: ((Anche con le scritte sui muri, che sono il libro dei popoli». Mai più Italia, Padania per sempre, dunque. Anche a costo di tifare Camerun ai prossimi mondiali di Francia, come consigliano in un gazebo. Fabio Potetti «Che brutta sinistra pare vicina al popolo ma fa come Rudinì e chiama i cannoni» «Forza Italia? Vedremo se quello di martedì non è un teatrino» ^JL2l Il segretario della Lega Umberto Bossi al comizio A destra la folla che gremiva il prato di Pontida dove si è tenuto il raduno leghista