Polo-Ulivo, l'ora dei kamikaze

Polo-Ulivo, l'ora dei kamikaze Polo-Ulivo, l'ora dei kamikaze // Cavaliere: ho evitato che D'Alema diventasse re OUEL qualcuno, ovviamente, non risponde ai nomi di Cossiga, Bossi o Cossutta. Quelli semmai sono i vincitori: loro le riforme non le volevano fin dall'inizio, perché si esaltano solo nella confusione, nel caos. La stessa cosa si può dire per quei magistrati come Borrelli e Colombo che avevano dichiarato pubblicamente il loro disprezzo per una Costituzione che aveva tra i padri il loro imputato preferito, il Cavaliere. Non piangerà molto per la fine della Bicamerale neppure Romano Prodi e tutta quell'area dell'Ulivo - basta leggere alcuni giornali - che ha sempre teorizzato che di Berlusconi non ci si può fidare, che un tipo del genere va combattuto e basta. E un tornaconto nell'esito che si profila, ce l'avranno anche quei personaggi che potevano essere chiusi nelle loro carriere da un approdo riformatore. Il presidente del Senato, ad esempio, che ha cominciato la sua campagna per la successione a Scalfaro prima sparando sul modello uscito dalla Bicamerale eppoi mettendo in discussione lo schema bipolare. Oppure Sergio D'Antoni, che appena qualche mese fa qualcuno indicava come il segretario del nuovo sindacato ulivista e che adesso, invece, dovrebbe essere il mallevadore di tutti quelli che vogliono costruire una nuova de. Probabilmente il segretario della Cisl punta solo a garantirsi un ruolo per il futuro. Vittime ma non kamikaze sono, invece, Fini e Casini gli alleati di Berlusconi. Loro non avrebbero fatto saltare le riforme. Anzi. Hanno accettato loro malgrado la decisione del Cavaliere. Quando la rottura sarà consumata del tutto, infatti, Fini sarà costretto a spiegare a quel 79,8% di italiani che voghe no l'elezione diretta del Presidente della Repubblica (secondo un sondaggio pubblicato da questo giornale), perché è stata gettata alle ortiche questa opportunità. E per lui, che ha sempre militato in un partito presidenzialista (prima nel msi eppoi in an), sarà un problema non da poco. Rimane Berlusconi: insigne stratega o spericolato kamikaze? Ieri il Cavaliere ha fatto il punto con Casini: «Non ci hanno dato niente, tanto valeva rompere. Io non credo all'ipotesi centrista, ma se viene tanto meglio. Se D'Antoni viene, bene, altrimenti niente. Intanto, però, con questa decisione ho costretto Cossiga a venirmi dietro e ho ristabilito le gerarchie con Fini. Ho impedito a D'Alema di essere incoronato. In più ho fatto contenti i nostri elettori». Che dire? L'analisi di Berlusconi è rivolta solo all'oggi. Sul futuro, sulla tanto declamata ipotesi centrista il Cavaliere a quanto pare ha in mano poco e niente. In fin dei conti, quindi, la decisione di Berlusconi sembra più una combinazione di umori che un ragionamento politico: dire ho costretto Cossiga a venirmi dietro, senza accorgersi di aver accettato la linea di Cossiga è quantomeno bislacco; né tantome¬ no si può motivare una decisione di tale portata con la gioia di aver umiliato Fini e schiaffeggiato D'Alema. Inutile, poi, parlare del consenso degli elettori quando non sono in vista elezioni. E già, se c'è una domanda che rimane senza risposta è: cosa farà d'ora in avanti il Cavaliere? Può seguire l'ipotesi centrista? Per ora sul piano degli schieramenti l'ipotesi è velleitaria: il ppi non si muoverà certo dall'Ulivo, né tantomeno Dini. Chi vuole rifondare la de dovrebbe sapere che staccare un democristiano dal governo è difficile quanto santificare un miscredente. Al massimo l'offerta del Cavaliere verrà buona per strappare maggior potere a D'Alema, un potere che sarà poi usato dai centristi dell'Ulivo per conquistare i voti di Forza Italia. Anche l'ingresso nel ppe, ricco di promesse per il futuro, viene pagato per ora dai forzisti con un'umiliazione: i parlamentari europei del Cavaliere possono aderire solo a livello personale. Una riedizione delle forche caudine. Fin qui il gioco politico. Se poi si vanno a vedere i dati elettorali si scopre che chi ha scommesso sulla prospettiva centrista ne ha cavato poco: nelle ultime elezioni l'udr di Cossiga ha solo preso una quota dei voti del Polo. Tutto questo sorvolando altri particolari di poco conto. Che nessuno dei centristi pensa di assegnare la leadership della nuova creatura, semmai verrà alla luce, a Berlusconi. Ed ancora, che non tutta Forza Italia è disposta ad accettare un'idea del genere, legata al modello istituzionale del Cancellierato e al ritorno al proporzionale. Senza contare che se fra un aimo si svolgeranno i referendum per l'abolizione della quota proporzionale il Cavaliere rischia di ritrovarsi contro nemici di sempre come Di Pietro, quelli che applaudono alla sua decisione come Cossiga e Segni, e le sue vittime di oggi, D'Alema e Fini. Inutile dire che per lui si prefigura il ruolo in commedia che ebbe Bettino Craxi nel referendum del '92. 11 Cavaliere potrebbe rispondere a tutto questo dicendo io sto così, ma i miei avwrsari non statino meglio. Sarà. Ma intanto l'Ulivo continuerà a governare nei prossimi tre anni, sceglierà l'uomo che siederà sulla poltrona del Colle pei un settennato e deciderà di andare al voto quando sarà sicuro di vincere. A tutto questo Berlusconi per non scomparire risponderà con un'opposizione sempre più dura. Farà concorrenza a Cossiga (sempre che l'ex Presidente non finisca per appoggiare il governo dell'Ulivo) e a Bossi. Diventerà anche lui un'Anomalia del sistema. Ma, per fare un esempio, se per accontentare imo dei possibili padri delle riforme si è modificato in passato l'art. 513, e si è andati allo scontro con i magistrati, per un'Anomalia difficiltà qualcuno sarrà disposto a farlo. In politica ognuno fa i suoi conti... meno i kamikaze. Augusto Minzolini «Per il capo di An ora c'è il problema di spiegare ai suoi perché sta fallendo il presidenzialismo» Chi vuol rifondare la vecchia de sa che non è facile staccare un ex de dal governo A sinistra il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema. Qui sopra il leader del Polo Silvio Berlusconi