Prodi: ma io spero ancora in un accordo

Prodi: ma io spero ancora in un accordo Nei due Poli si parla di voto anticipato. Letta (ppi): il premier potrebbe fare la fine di Churchill Prodi: ma io spero ancora in un accordo La crisi delle riforme rischia di affondare il governo ROMA. «Non vorrei che a Prodi accadesse ciò che accadde a Churchill dopo aver vinto la seconda guerra mondiale: fu ringraziato dagli inglesi e poi sostituito con il suo avversario». Il sospetto al quale dà corpo il vicesegretario dei popolari, Enrico Letta (prodiano doc), ha cominciato a svolazzare sabato, dopo la poco generosa relazione del governatore della Banca d'Italia verso Prodi. E ora monta come un venticello che fa uscire dalla nebbia un paesaggio inedito, anche se il presidente del Consiglio ribadisce il suo punto di vista: «Spero ancora che si riesca a trovare un patto, un accordo, perchè credo che delle riforme ne abbiamo bisogno». Stai a vedere che dietro l'operazione Cossiga, dietro l'affossamento delle riforme voluto da Berlusconi, dietro il gelo di Fazio, dietro le ripetute esternazioni di Mancino sulle riforme, dietro il Lamberto Dini che dice che la costituente che chiede Berlusconi si può fare... Die- tra tutto questo c'è lo svilupparsi di un piano per affondare Romano Prodi e la sua maggioranza che comprende la sinistra italiana nelle sue varie sfumature di colore? Il partito popolare di Franco Marini sta provando sulla sua pelle questo clima, perché è soprattutto lui a sopportare oggi il peso della salvezza del governo. E lo dice. «C'è una pretesa veramente sgradevole di defezione del ppi dalle sue alleanze - rivela Antonello Soro, coordinatore della segreteria del partito -. Da molte parti si auspica che noi realizziamo un nuovo ribaltone nel nome del Partito popolare europeo». Tradire l'Uhvo, il centro-sinistra, Prodi per passare armi e bagagli al «nemico» e affrontare fianco a fianco le prossime elezioni europee in nome della comune partecipazioni al Ppe. Il gruppo nel quale Cossiga è già stato accolto e nel quale Berlusconi spera di fare entrare i suoi, non a titolo individuale (già concesso), ma come partito. Il vero obbiettivo dell'offensiva in corso non sono tanto le riforme, ma il governo Prodi e il centro-sinistra, prosegue Soro, «nei confronti dei quali si dimostra che esistono in Italia forze più articolate dell'opposizione parlamentare, che mostrano una insospettata insofferenza. Si fanno valere anche elementi di rigidità ideologica che erano scom¬ parsi, che non appartengono alla modernità e nemmeno al buon senso». Insomma, ora che il centro-sinistra e Prodi hanno portato l'Italia nella moneta comune europea (contro qualsiasi previsione), tanti saluti e ritorno all'agglomerato di forze che è definito «grande centro» e che dovrebbe somigliare alla vec¬ chia de. Ma per realizzare questo piano non bastano Berlusconi, Cossiga, Dini e quant'altri. E' essenziale che ci stiano anche i popolari. 0, quantomeno, la loro maggioranza, in modo da ricacciare a sinistra D'Alema in compagnia di Bertinotti. La risposta di Marini alle pressioni dell'occulto partito del ribaltone è un secco «no». Alcuni esponenti popolari hanno avviato il dialogo col fronte opposto? «Rispettiamo i pareri di tutti ma la linea nasce dagli organi di partito e tocca al segretario interpretarla» taglia corto Antonello Soro. Andreotti? «Ormai le sue opinioni non sono decisive per le nostre scelte». De Mita? «Condivide le scelte di Marini. Non coltiva l'idea del ribaltone». Il presidente del Senato, Nicola Mancino? «Preferisco non commentare». E ce n'è anche per il governatore della Banca d'Italia, Fazio, che ha criticato l'azione del governo «come se nell'Euro ci fossimo arnvati per caso» aggiunge Enrico Letta. Tengono la loro trincea di prima linea i popolari e per questo hanno ricevuto i complimenti di Massimo D'Alema. Ma tutto questo non sembra sufficiente a garantire la sopravvivenza del governo. Romano Prodi è preoccupato e lo lascia capire. «Non traggo le implicazioni che qualcuno vuol tram: sul governo, perché fa parte dello spirito della Costituente agire in modo indipendente ed è nello spirito dell'Esecutivo di mantenersi indipendente da questo momento di costruzione della Costituzione. Tuttavia, ini auguro che si trovi l'accordo che è necessario». Un augurio che appare, oggi, sincero. La tentazione di uscire dalla situazione di paralisi attuale con la roulette elettorale, serpeggia in un fronte e nell'altro. Anonimi collaboratori di Fini pensano che l'I 1 ottobre potrebbe essere la data giusta per quelli che mirano al voto. I toni di requiem che usano sia Fini che Casini (contrari alla mossa di Berlusconi, ma costretti all'obbedienza), indicano che c'è poco spazio per recuperi. «Ormai siamo al 90° minuto e non ci saranno né tempi supplementari né rigori» teme Casini. Intanto Forza Italia infierisce contro An e, come fa Rebuffa, ora chiede un «chiarimento» nel Polo. Alberto Rapisarda Lo sfogo con Casini «Io non credo all'ipotesi centrista Ma se viene, meglio E ho anche ristabilito le gerarchie con Fini» BL CAMMINO DELLE RIFORME DOPO MARTEDÌ1 LUGLIO "98: fine delle votazioni alla Camera (il progetto deve essere approvato articolo per articolo senza voto finale su ciascun progetto ma con un voto unico sul complèsso degii articoli di tutti i progetti) SETTEMBRE '98: votazioni al Senato D1CEW9BE'f J/OENNAIO '99: secondo esame f Parlamento (a non meno di tre mesi dal primo voto) PRIMAVERA '99 (entro tre mesi dall'approvazione definitiva del Parlaménto): referendum popolare per confermare il nuovo testò IPOTESI D'ALEMA Il governo presenti un disegno di legge che contiene le tre leggi di rifoifha: 1. sull'elezione diretta del Presidente della Repubblica senza poteri di governo 2. sul decentramento e il federalismo 3. per eliminare il meccanismo dello scorporo $d alzare lo sbarramento della quota proporzionale (è la legge elettorale) trattandosi di leggi costituzionali, vanno votate secondo l'articolo 138 della Costituzione, dunque con due deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi e con la imnza assoluta dei votanti nella seconda votazione. : IPOTESI BERLUSCONI, FINI E SEGNI il componenti dell'Assemblea devono essere scelti fdirettamente dai cittadini con un turno elettorale lad hoc, secondo li sistema proporzionale puro, ila Costituente delfcera con la procedura dell'articolo "138; ma a differenza della Bicamerale (che trasmette i suoi deliberati al Parlamento), la Costituente ha l'ultima parola sulle riforme. Impossibile prevedere i tempi .per l'elezione della Costituente.

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