Gli ossi di seppia di Soffiantino

Gli ossi di seppia di Soffiantino Gli ossi di seppia di Soffiantino OLTI, ancor oggi, ricordano Giacomo Sofi Santino come un artista dallo stile quasi informale, che utilizza la realtà soltanto come spunto per una ricerca eminentemente pittorica, tutta incentrata sull'uso calibrato e sapiente del colore, ad olio soprattutto, ma anche tempera, condotto con una pennellata così libera e mossa da sfiorare sempre l'astrazione espressionista. Negli Anni Cinquanta e Sessanta Soffiantino è stato infatti, insieme a Piero Ruggieri e Sergio Saroni, uno dei protagonisti della agguerrita neoavanguardia torinese impegnata a combattere il Ritorno all'Ordine novecentista, ribelle anche nei confronti del realismo metafisico di Felice Casorati predominante all'Accademia Albertina dove i tre si erano formati, mentre lóro sostenevano la necessità di un'apertura alle più aggiornate esperienze artistiche europee e statunitensi: a Gorky, De Kooning, Pollock. Da allora, però, la pittura di Soffiantino ha subito progressivi cambiamenti. Lo dimostrano i nuovi recentissimi dipinti realizzati dall'artista torinese in questi primi mesi del 1998, trenta dei quali sono esposti al pubblico (e in vendita) alla Galleria Carlina. Le multiformi conchiglie, le radici e i reperti fossili che caratterizzavano tante opere di un recente passato sono ancora presenti in queste nuove composizioni pittoriche di Soffiantino, ma hanno contorni più nitidi, più accentuata volumetria, forme meno evanescenti, un maggior «peso». Così da oggetti tipici sembrano essere diventati soggetti topici, hanno cioè un più marcato valore simbolico, una valenza quasi concettuale, per usare una terminologia in gran voga nella critica d'arte contemporanea. E' un processo inverso a quello percorso da molti artisti delle avanguardie storiche che da una figurazione, espressionista prima e cubista poi, sono pervenuti via via alla astrazione assoluta: è il caso di Kandinskij, Klee, Mondrian e tanti altri grandi maestri. Com'era avvenuto nel caso di un altro bravo artista torinese, Sergio Saroni, precocemente scomparso, anche Soffiantino in questi anni di ormai avanzata maturità (il 1° gennaio ha compiuto 69 anni) con entusiasmo ha scelto di andare verso una più dichiarata figurazione, accentuando le valenze metaforiche degli oggetti dipinti, facendo affiorare le molte, inconsce o, comunque, subliminali connotazioni sim¬ boliche di quelle «cose immobili e fredde», ma solo in apparenza. C'è in tutto questo una evidente affinità con la poesia e con l'ermetismo, soprattutto con Montale, come segnala Franco Fanelli nel prologo al catalogo: «conchiglie, gusci, bucrani e brandelli di natura pietrificata... tutto quanto sembra essere uscito dalle pagine del libro appoggiato sullo sgabello (nello studio del pittore): Ossi di seppia». Ut pittura poesis, la pittura come poesia, si potrebbe esclamare, tanto più che davvero per Soffiantino sia nella «reca con conchiglia e salamandra)) sia nella «Natura Morta con tavolozza)), gli oggetti assumono il valore di «correlativo oggettivo»: fortunata espressione della critica letteraria che sta ad indicare come anche le cose inanimate possano esprimere una vibrante condizione esistenziale. Un sentimento addirittura tragico compare infatti nelle tre Crocifissioni. «Nuovissime icone» le definisce Lorenzo Mondo nella sensibile presentazione in catalogo, rivelandone anche la fonte d'ispirazione: la pala di Isenheim del grande pittore tedesco Mathis Grunewald (14801528). Chi volesse tentare un confronto tra queste opere recenti di Soffiantino e quelle informali del passato non manchi di visitare la bella mostra dedicata a Ruggieri, Saroni e Spffiantino, Informali tra il '54 e '63, con aggiornamenti 1980-90, allestita in questi giorni a Cherasco, in Palazzo Salmatoris, con la cura intelligente e affettuosa di due docenti dell'Accademia Albertina: Franco Fanelli e Pino Mantovani, entrambi artisti e storici dell'arte. [g. e] Galleria Carlina piazza Carlo Emanuele II 17/A orari: da martedì a sabato 10,30-12,30:16-19,30 Fino al 13 giugno Palazzo Salmatoris Cherasco (Cuneo) orari: da martedì a venerdì 15-19 Fino al 7 giugno « Gli ossi di seppia di Soffiantino In alto «Alba e maschere» Quia fianco «Teca per conchiglie» due opere di Soffiantino In basso «Esisterne H» diParisot del 1963

Luoghi citati: Cherasco