A GIAIPUR LA CITTA' DEI COLORI

A GIAIPUR LA CITTA' DEI COLORI una pagina scelta A GIAIPUR LA CITTA' DEI COLORI c ITTA' dei colori! Si direbbe che il popolo abbia voluto ripagarsi dell'unica tinta imposta dal tiranno, sfoggiando tra queste pareti color di rosa tutte le ti rosa tutte le tinte più vive: uomini, donne, principi e mendicanti: vestiti di cenci o di sete, di percalli o di velluti: passa per queste vie una fiumana incessante di colori inconciliabili sotto il nostro cielo, ma che si fondono con questo sole, su questo scenario, in una concordia discorde che è un vero tripudio visivo: giallo zolfo, giallo ocra, rosso, carminio, porpora, verde biacca, verde sàlice, azzurro, turchino. Il sobborgo dei tintori è una delle cose più singolari di Giaipur. I tintori esercitano il loro mestiere all'aperto, con mezzi primitivi e raffinatezze secolari, sconosciute tra noi. S'aggirano seminudi tra le tinozze, {barattoli, i lambicchi fatti di grosse zucche e di noci di cocco unite con una storta di bambù, pestano i loro semi e le loro polveri in mortai millenari, di marmo o di bronzo, dov'è scolpita la testa elefantina di Ganesa o il sorriso di Parvati dagli occhi di pesce. E ne tolgono tele, tulli che appendono a corde tese al sole o affidano a garzoncelli che le fanno prosciugare correndo, gonfiandoli nella corea come grandi aquiloni o turbinandovi dentro come in una danza serpentina. A questo popolo il colore è necessario come la luce. Donne specialmente, donne d'ogni casta s'affollano intorno alle tintorie. E la giovinetta più povera trova sempre la monetina per far gettare nella tinozza tre metri di tulle stinto, che le è reso dieci minuti dopo, vivo della tinta che ama. Sull'unito del fondo l'arti- na scelta IPUR TTA' OLORI sta sovrappone con meravigliosa sveltezza il disdegno e la tinta preferita, adoperando certe spate di setola a spruzzo, o certi rulli di bosso o semplicemente le dita intinte: e ne risultano marmoreggiature, zebrature, disegni pomellati, o zone ondulate, delicatissime. E i tulli popolari, avvolti con una grazia che ricorda in queste donne Raiputi il ceppo comune, le remote sorelle di Atene, acquistano per trasparenza sovrapposta, per gioco del sole e del movimento una luminosità che moltiplica gli effetti come nei cristalli, e fa di queste creature sfamate quotidianamente dalla carità governativa tante principesse da leggenda... E anche i piccioni sono tutti ritinti come arlecchini dell'aria. Quasi non bastasse il verde naturale dei pappagalli, il bagliore dei pavoni, Ù nero lucente dei corvi. Così che le case color di rosa hanno il marmo candido delle cimase coronato da pennuti di tutti i colori. Un'altra cosa non avevo osservato, che mi piace e m'intenerisce. Ad ogni ero ci via è una specie di tempietto ad una colonna, dove la carità dei passanti depone il becchime per gli uccelli anch'essi affamati nell'intristire dell'ultime gramigne. Sotto le piccole cupole a pagoda è un vero turbinio di pennuti minuscoli: cocorite, passeri bengalini che vengono, vanno trillano di letizia riconoscente. Anime delicate di fanciullo e di francescano, questi indù raiputi, che hanno la fame alle porte, e sentono la necessità d'un profumo e d'un flore, e dividono il pugno di grano giunto d'oltremare con le piccole creature di Brama! Guido Gozzano

Persone citate: Guido Gozzano

Luoghi citati: Atene, Parvati