Monopoli
Monopoli Monopoli ADO-DADO: NUNCIO IVOBIS GAUDIUM MAGNUM. HABEMUS SBLOCCATUS DADUS. REAL MADRID - JUVENTUS UNUM A ZERUM. DEO GRATIAS. Corre l'obbligo all'estensore della presente rubrica di rispettare quanto promesso. Vado in pellegrinaggio anch'io. Moi aussi, je suis un pélerin. Però a Madrid. Il primo a mettersi a ridere è il carabinero che alla frontiera mi controlla il passaporto, in barba a Schengen e alle disposizioni comunitarie. <(Ahiahiahiahiahi», mi fa, al che mi aspetto che continui con il classico «Turista fai da te? No Alpitur?»; invece continua con: «Usted amba da Turni? La ciudad de la Juventus?», trattenendo a stento una pernacchia. Smagliante nella mia tutina granata gli rispondo: «No, io ambo de Turin, la ciudad de el Turin, para congratularme con el Senor Mijatovic y con los Senores IIlgner, Panucci, Hierro, Sancbis, Roberto Carlos, Seedorf, Redondo, Karembeu, Raul, Morientes, Amavisca, Suker, Jaime y con el Trainer, Herr Heynkes». Il carabinero mi guarda stupito: «Cosa es el Turin?». «Ma, guardi, lasuma perda: en esto momiento està en la Serie B despues dos anos. Esperamos que proximamiente llega la Serie A, para matar la Juventus en el derby comò vos otros en Amsterdam». «Buena suerte!», mi dice il carabinero, stringendomi la mano. Gli tocco immediatamente il ferro del mitragliatore che porta a tracolla, perché col Toro non si sa mai, non leggo più le pagine sportive dei quotidiani da quando hanno cominciato a titolarle con frasi tipo: «IL TORO A UN PASSO DALLA A>, oppure «IL TORINO CON UN PIEDE IN A», o anche «I GRANATA VEDONO GIÀ' LA PROMOZIONE»: per non parlare dei trafiletti che preannunciano la prossima campagna acquisti, impostata in funzione del salto alla serie maggiore. Ad ogni modo: prendo un taxi e sbarco in centro^ «Las calles estanno entasadas», mi avverte il tassista, «y los hotel tanbièn». «Porche?», gli domando. «El Real non buscava la Copa de los Campeones despues trente y dos anos. Madrid està invasa para los pelegrinos». Scendo in strada e mi guardo attorno: in effetti è vero, le strisce pedonali e i marciapiedi sono intasati di pellegrini, proprio come a Torino: evidentemente diretti non verso la Sindone ma verso il Santiago Bernabeu, lo stadio dei Campeones. Anche a Madrid si procede lenti dietro il capocolonna, incaricato di reggere un cartello: soltanto che da queste parti sui cartelli non c'è scritto CUACOLO PARROCCHIALE DI IVREA o CENTRO CATECHISTICO CAGLIARITANO, bensì INTER CLUB CON CECCARINI SEI STATO TROPPO GENTILE, RONALDO VIOLA CLUB CE' ALMENO UNA RAGIONE PER RITROVARSI D'ACCORDO UNA VOLTA NELLA VITA CON ZEFFIRELLI, nonché ROMA CLUB TUTTA L'ITALIA AVEVA VISTO IL GOAL DI TURONE TRANNE OVVIAMENTE QUER CECATO D'UN ARBITRO. Naturalmente non resisto alla tentazione, e sotto una serie di gazebo bianchi acquisto una serie di souvenirs: innanzitutto la riproduzione fedele delle scarpette di Mijatovic; poi la copia esatta dell'asciugamani dove Mijatovic si sarebbe asciugato la faccia al rientro negli spogliatoi dopo la fine del match; quindi l'accappatoio - un facsimile identico all'originale - nel quale Mijatovic si sarebbe avvolto dopo la doppia. Dopodiché compro, nell'ordine: i tacchetti di Hierro con tanto di certificato di garanzia, il guanto destro di Bodo Illgner che ha salvato la porta del Real sul tiro di Inzaghi, una treccina di Seedorf, il tupé, toupet o toupé o come cavolo, si scrive di Heynks, i pantaloncini di Raul, la maglia di Redondo, i calzettoni di Sanchis, i parastinchi di Roberto Carlos, la canottiera di Panucci noi italiani giochiamo sempre con la cosiddetta «maglietta della salute» -, le mutande di Morientes, che però rivendo subito a un turista giapponese facendogli credere che appartenevano a una studentessa spagnola. Lentamente, raggiungo insieme agli altri il Santiago Bernabeu. Enormi cartelli ci avvertono che nello stadio non si può entrare senza la prenotazione. Io la prenotazione non ce l'ho. Guardo lo stadio da fuori. Immagino le gradinate, l'erbetta verde, le porte. Lo stadio del Real Madrid. Quasi mi commuovo. Provo le stesse emozioni che mi regalarono prima l'Ajax e poi l'Amburgo. Rivedo il goal di Magath. Mi asciugo una lacrima con un lembo dell'accappatoio di Mijatovic, con il facsimile dell'accappatoio di Mijatovic, intendo. Recito tra me e me i nomi che riaffiorano dal passato: Stein, Kaltz, Groh, Jakobs, Hieronymus, Hartwig, Milewsky, Hrubesch... Poi mi dico: be', forse sto esagerando, meglio tornare a casa. Ripasso dai gazebo bianchi e, con le pesetas ricavate dalle mutande di Morientes compro anche qualche libro, così, tanto per approfondire: I MIRACOLI DI ILLGNER, IL LUNGO CAMMINO DA ATENE AD AMSTERDAM, REAL MADRID OH MY CORAZON. Gracias.
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