TORNA IL MANIFESTO DI MARX PROFETA DELLA GLOBALIZZAZIONE
TORNA IL MANIFESTO DI MARX PROFETA DELLA GLOBALIZZAZIONE TORNA IL MANIFESTO DI MARX PROFETA DELLA GLOBALIZZAZIONE MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA Marx - Engels Rizzoli pp. II2.L 18.000 Einaudi pp. 215. L 16.000 A «professione di fede» che secondo Labriola i discendenti dei «becchini della borghesia» avrebbero ricordato in perpetuo, a «capolavoro di oratoria politica» utile agli studenti di liceo; da testo formativo per scuole e sezioni di Partito a modello di persuasione per i pubblicitari. Davvero, dopo un secolo e mezzo, del Manifest der Kommunistischen d El tdtt i t li ilii di di Partei di Marx ed Engels, tradotto in quaranta lingue e con migliaia di edizioni in tutto il mondo, resta solo questo? Ovviamente no. Con un bel saggio di Hosbawm che sottolinea <da forza delle previsioni» del Manifesto, esce da Rizzoli una nuova traduzione di Marcello Monaldi. Nei tascabili Einaudi, torna l'ottima versione di Emma Contimori Mezzomonti. Alleggerita dalle note introduttive storico-filologiche ai capitoli ma fortunatamente non dell'appendi¬ ce, è arricchita da una postfazione di Bruno Bongiovanni che traccia un bilancio di socialismo e comunismo evidenziando, rispetto al Manifesto, le successive revisioni di Marx ed Engels. Pubblicato a Londra nel febbraio 1848, il libretto venne presentato come «uscito contemporaneamente in lingua inglese, francese, tedesca, italiana, fiamminga, danese»; in realtà, a parte lunghe citazioni di brani, l'unica versione straniera integrale accertata fu quella svedese. Passò quasi inosservato. Per diventare internazionale dovette aspettare mezzo secolo ma da allora le edizioni si sono moltiplicate. Nel 1918, se ne contavano già 551 in varie lingue, tra cui l'italiana con quattro traduzioni. La prima, ano¬ nima e incompleta, l'aveva proposta il foglio anarchico «L'Eco del Popolo» di Cremona, nel 1889. La seconda, integrale ma assai scorretta, la fece due anni dopo il poeta anarchico Pietro Gori per l'editore milanese Fantuzzi. Aderente al testo e con intenti più scientifici la terza, firmata dal giornalista e drammaturgo, apprezzato da Croce, Pompeo Bettini, apparve a Milano sul foglio socialista di Prampolini «Lotta di classe» nel dicembre 1892 e l'anno dopo in volume per le edizioni di «Critica Sociale» diretta da Filippo Turati. Di analogo cambiamento di prospettiva rispetto alla divulgazione populistica del Manifesto, testimonia la traduzione cosiddetta Labriola che, realizzata probabilmente dalla moglie tedesca del filosofo, vide la luce nel 1902 e fu più volte ripubblicata insieme al saggio In memoria del Manifesto dei comunisti. Per Benedetto Croce ventinovenne fu una scoperta. Ma dopo due anni di «studi febbrili» e di ge¬ nerosa disponibilità nell'editare gh" studi marxisti del suo maestro, sentenziò che «il marxismo teorico» nato nel 1895, cinque anni dopo era già «esaurito». Pubblicando nel 1938 La concezione materialistica delia storia di Antonio Labriola, f li d i fu comunque lui ad assicurare la circolazione del Manifesto durante il fascismo quando, messo all'indice, il testo era reperibile solo in biblioteca in una collana accademica di scritti economici della Utet e consultarlo era rischioso. Le traduzioni di Bettini e di Labriola furono soppiantate da quella di Palmiro Togliatti pubblicata a Mosca nel 1943 e a Roma, presso Rinascita, nel 1947 che con le sue venti edizioni è stata la più diffusa in Italia. Passata agli Editori Riuniti, seguita ad avere ristampe e, in nemmeno due anni, dell'ultima sono state vendute trentamila copie. Cifre consistenti anche presso Ei¬ naudi: dal 1948 ad oggi, otto edizioni e centomila copie dell'ottima traduzione Cantimori ripresa anche in volumi di Laterza. A collazionarle, le differenze sono minime. Indubbiamente più letteraria e partecipata, si direbbe, la versione del «Migliore» che lavorò guardando a quella di Labriola. Ma non si limitò a correggere qualche inesattezza o ad ammodernare la lingua e rendere più esplicita la forma. In qualche punto ripristinò l'originale prudentemente addolcito dal filosofo - stregone al posto di mago e il finale «tremino», d'ammonimento ai borghesi, invece di ((paventino» - o scelse termini di valenza più ampia, come «seppellitori» togliendo al letterale ((becchini» la sua accezione negativa. Ora, dopo il fallimento dei regimi comunisti le recenti cifre di vendita del Manifesto, alte anche in Inghilterra e negli Usa dove più lenta è stata la penetrazione, ci dicono che c'è spazio per nuove letture. «Oggi ha detto Antonio Santucci nell'incontro di studio svoltosi la settimana scorsa a Parigi - risulta datata l'indicazione organizzativa per il movimento comunista nascente. E' invece assai attuale la prospettiva allora non ben individuabile dello sviluppo del mercato mondiale in termini sia economici che spirituali. L'analisi di Marx ha previsto sia la globalizzazione dei mercati che la "letteratura mondiale", la comunicazione di massa e la cultura in rete. La sua importanza sta nella nuova concezione della storia, come aveva capito il buon Labriola». Ed è forse poco? Paola Decina Lombardi Karl Marx Torna il «Manifesto» del 1848 in una nuova traduzione da Rizzoli e nei tascabili Einaudi Sull'attualità delle sue previsioni si è discusso in un recente convegno di studiosi marxiani a Parigi
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