SOGNO da cent'anni sul lettino

SOGNO da cent'anni sul lettino SOGNO da cent'anni sul lettino Freud ha avuto il merito di ridargli dignità, legandone il destino a quello dell'inconscio: è il messaggio decifrabile che giunge dalla psiche CI sono libri, la cui grandezza non dipende tanto dal contenuto specifico, quanto dalla loro tempestività. Libri che appaiono al momento giusto e per questo segnano un'epoca; sembra che in loro si sedimenti e diventi visibile ciò che sin allora era rimasto sospeso e come indefinito. E' questo il caso de L'interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Lo statuto del sogno, alla fine del secolo sorso, era quanto mai equivoco. Sebbene il problema del significato dei sogni abbia una storia assai lunga e culturalmente complessa, sta di fatto che, nell'epoca dell'imperante positivismo, i sogni erano abbandonati alla superstizione popolare e al disprezzo della scienza. Le teorie allora dominanti consideravano infatti il sogno come un fenomeno privo di una sua funzione specifica, inutile se non dannosa. Freud ha avuto il merito di ridare dignità al sogno, legandone il destino a quello dell'inconscio: il sogno non è il balbettio di una coscienza indebolita ma la voce dell'inconscio, il messaggio criptico e tuttavia decifrabile che giunge dalle regioni oscure della psiche. Con questa presa di posizione Freud raccoglie l'eredità del Romanticismo che, sia sul piano speculativo che su quello artistico, aveva riabilitato il discorso notturno dell'anima e posto le premesse di quel processo di relativizzazione dell'Io cosciente (la «crisi del soggetto») che giungerà al suo culmine nel nostro secolo. In mezzo sta Freud, e l'astuzia della provvidenza sta nell'aver affidato a lui, che pensava di essere uno scienziato e certo condivideva gli ideali positivisti, il compito di schiudere una porta su di un mondo animato e sfuggente, e di far così un'apertura di credito all'irrazionale. Questo mostra come, sotto l'apparenza compassata e l'inclinazione alla costruzione sistematica, Freud coltivasse lo spirito visionario e l'entusiasmo che hanno fatto di lui un grande creatore di miti. Si capisce perciò benissimo che il libro sia slato accolto al suo apparire dal silenzio o dal rifiuto; un libro, tra l'altro, che veniva meno alla consuetudine del distacco accademico, poiché in esso la riflessione era inestricabilmente intrecciata con l'esperienza e col dolore. Molti sogni in esso contenuti sono stati sognati dallo stesse Freud, il quale del resto scrisse: «Questo libro (...) mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la reazione alla morte di mio padre (...). Dopo aver riconosciuto questo fatto, mi sono sentito incapace di cancellarne le tracce». Il tempo si è preso le sue vendette sui detrattori. Senza quel libro, oggi tante persone non prenderebbero scrupolosamente nota dei propri sogni, nella convinzione di poter così trattenere presso di sé il frammento di un discorso che proviene dalla nostra più nascosta e preziosa intimità. Certo, il contenuto d«l libro, pur continuando ad affascinare, è invecchiato. Troppo macchinoso e troppo unilaterale. Noi oggi sappiamo che l'inconscio contiene più cose di quante Freud non ritenesse; che la sessualità non è il motore immobile di tutta la vita psichica; che non sempre il spgno rappresenta l'appagamento di un desiderio; che esistono certamente sogni e pazienti «freudiani» ma anche sogni e pazienti che si sottraggono alla rigida gabbia della sistematica freudiana. Per quel che riguarda specificatamente il sogno, sappiamo che il paradigma indiziario non si applica a tutte le situazioni e che esiste un altro modo di avvicinarsi ai sogni, insieme più libero e più rispettoso della loro specificità, giacché a molti sogni si può applicare ciò che è scritto nel Talmud: il sogno è la sua propria interpretazione. E destino dei grandi libri di invecchiare senza perdere di attualità. Freud è stato il primo fra i moderni a tentare di aprire le porte del sogno e di dargli un significato. Con lui è cambiata l'idea stessa della vita umana, che appare sospesa tra due mondi apparentemente inconciliabili: quello delle certezze diurne e quello dei dubbi, dei timori, delle confutazioni notturne. Egli ci ha resi più umili; perciò L'interpretazione dei sogni, al di là della sua obsolescenza, resta la testimonianza diretta di una speranza: che fra quei mondi sia possibile gettare un ponte. Augusto Romano m pppri¬ . , . o e . Nasceva nel 1898 «L'interpretazione dei sogni» di Sigmund Freud, il libro che forse più di tutti ha «divulgato» la psicoanalisi, il più letto e tradotto: fu messo in vendita nel 1900 ma concepito e composto nei due anni precedenti (come documentanole lettere tra Freud.e; Fliess). Per questo la Società psicoanalitica italiana ha scelto «Il sogno 100 anni dopo» come tema per il suo undicesimo congresso: si svolgerà a Roma, dall'I I al 14 giugno. Tra i numerosi relatori: Petrella, Bolognini, Bodei, Rossi, Semi, Molinari, Hautmann, Mancia, Argentieri, Oliverio, Gori, Mocpur^o,-Chianese, Di Chiara. Sabato 13 verrà attribuito il premio «Cesare Musatti» a Silvia Vegetti Finzi e a Francesco Orlando, per il loro contributo allo sviluppo della psicoanalisi.

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