«Bravo Silvio, hai avolo coraggio»

«Bravo Silvio, hai avolo coraggio» «In politica non esistono patti d'acciaio: tutto cambia» «Bravo Silvio, hai avolo coraggio» Cossiga: ora Forza Italia è il primo partito INTERVISTA IL roNDATORi DELL'UDII FROMA RANCESCO Cossiga ha cambiato occhiali e taglio di capelli, ha un'aria più-serena e si diverte perché è immerso nella politica fino al collo e felice del fatto che Berlusconi abbia rovesciato il tavolo della Bicamerale. Si considera il padre nobile più che l'ispiratore di questa novità. E anzi, senatore, lei è ormai considerato il nemico numero uno del bipolarismo e un \ conservatore che intralcia le riforme. E' così? «Conservatore solo perché non mi piace e non mi è mai piaciuta la Bicamerale? Ma andiamo: sarà vero il contrario. E cioè che avevano visto giusto coloro che volevano una assemblea costituente. E fra questi c'ero e ci sono io». Non è un sofisma, visto che la commissione Bicamerale comunque c'è, e che le riforme e lì che si fanno, o non si fanno? «No. Una commissione parlamentare è soltanto un'espressione del Parlamento e non è mai stata politicamente legittimata a scrivere le riforme, mentre invece una assemblea costituente lo sarebbe». Dov'è la differenza? «Nel fatto che i cittadini quando hanno eletto questo Parlamento non hanno affidato al loro deputato anche il compito di cambiare la Costituzione. E quando si chiede a un Parlamento normale di riformare la Costituzione è anche ovvio che il capo del partito di maggioranza cerchi di giocare sui due tavoli, sia quello del governo che quello delle riforme, con il pasticcio che inevitabilmente ne consegue». Ma la Bicamerale l'ha comunque voluta la stragrande maggioranza del Parlamento. . «E questo è vero. Infatti io ho sme^o di criticare la Bicamerale m_sé, ma oggi trovo incommestibile il suo prodotto che è un pasticcio di incoerenze. Uno può essere per il sistema inglese, per quello tedesco, per quello francese e tanti altri. Ma il modello deve avere senso per funzionare. Del resto non è che non piace a me. Non piace a un sacco di persone sagge e di opinioni diverse dalle mie, a cominciare dal mio amico il presidente del Senato Nicola Mancino, non piace a Elia e ad altri uomini dell'area di centrosinistra come Cassese, Manzella, Baldassarre e Barbera». Ma è lei che sta picconando di fatto la Bicamerale, spingendo Berlusconi alla rottura. «Lei è troppo buono e mi ritiene troppo importante. No, il fatto è che il prodotto della Bicamerale non sta in piedi, manca di grammatica e di sintassi, non funziona, è pericoloso per il Paese e va buttato come ogni prodotto tossico». Questa sua opinione spiega le sue improvvise lodi a Berlusconi? «E' ovvio che mi sia complimentato con il leader di Forza Italia il quale ha avuto molto più coraggio di quanto ne serva a un uomo solo come me, visto che lui rappresenta il secondo, e forse ormai il primo partito d'Italia». E ne approva anche lo stile, il modo in cui sta mandando a catafascio il lavoro che ha fatto insieme a D'Alema? «Moltissimo. E trovo anzi che lo stile di pacatezza e il senso di responsabilità di Berlusconi in questa circostanza siano esattamente gli stessi che sono mancati all'on. D'Alema, per esempio. E poi trovo coraggioso e ammirevole il fatto che Berlusconi non abbia esitato a mettere in crisi la sua alleanza con Fini». Proprio lei aveva trattato Berlusconi a sferzate. Era diventato quasi il suo nemico numero uno personale. «Ah certo che non gliele ho mandate a dire, sia in pubblico che in privato. Proprio per questo, per l'importanza e il coraggio del suo cambiamento, oggi ritengo di dover pubblicamente dargli atto di grande coraggio». Ancora una volta lei si trova in una posizione di scontro frontale con D'Alema che accusa Berlusconi di prestarsi a un ricatto. «Quella di D'Alema è un'idea curiosa. Secondo lui è un ricattatore quell'esponente della minoranza che non intende sottostare alla dittatura della maggioranza. Si vede che è poco pratico di democrazia parlamentare: il capo del¬ l'opposizione ha il preciso diritto di opporsi ai disegni della maggioranza se e quando li vede in contrasto sia con gli interessi del suo partito che con quelli del Paese». D'Alema non è solo. Anche Scalfaro ha trovato quello di Berlusconi un modo d'agire criticabile. «Con tutto il rispetto per una osservazione attribuita al Capo dello Stato e che non so neppure se sia esatta, e nel più sincero rispetto per la sua autorità usata per ammonire e mettere in guardia (un diritto che a me fu ferocemente contestato), voglio osservare che il modo in cui il presidente D'Alema ha condotto i lavori della Bicamerale ha prodotto una parcellizzazione dei risultati che alla fine non poteva che portare a questi risultati...». Che vuol dire? «Provo a spiegarglielo. Immagini un architetto che le porti un progetto a rate: un giorno una stanza, un giorno il pezzo di un giardino, una terrazza, un tramezzo... Immagini che lei dica ogni volta: sì, mi pare che vada... Poi immagini a un certo punto di vedere, o di riuscire a vedere finalmente il progetto complessivo e di esclamare: Santo cielo! e questa sarebbe la casa? E' orrenda, non la voglio». Beh, andiamoci piano: l'intera assemblea era anche l'architetto e vedeva il progetto generale. «No, non sempre. C'è stata una articolazione dei lavori che ha prodotto una messa in cantiere di un mucchio di robaccia che soltanto quando ha cominciato ad essere assemblata si è visto quanto fosse disastrosa. E a quel punto il capo del partito di minoranza, ma forse ormai di maggioranza relativa dopo le elezioni di domenica, ha il sacrosanto diritto di gridare: altolà, questa robaccia non fa bene al Paese, non la voglio e non si farà». Senatore Cossiga, lei non Eensa che esista anche in potica, un'etica della parola data, dei patti Uberamente sottoscritti? «Un'etica buona per il gioco delle carte non è la stessa che deve va¬ lere in politica, dove sono in gioco gli interessi del Paese e non quelli dei giocatori. In politica non esistono patti d'acciaio: deve essere sempre praticabile la via della revisione anche radicale di tutto». Senta senatore, ce lo confessi: è stato seguendo i suoi consigli che Berlusconi ha rotto il suo patto con D'Alema: è così? «Magari fosse. Ne sarei molto bete Ma non mi sembra e non vedo la necessità di deformare i fatti. Berlusconi non ha rotto con nessuno, non c'è stata alcuna apocalisse, ma ha soltanto detto che questo testo deve essere cambiato perché così non va, e che così com'è lui non lo voterà. A me sembra un atteggiamento sereno, democratico e fermo, ma non di rottura». Lei però ha accusato più volte Berlusconi di cambiare idea troppo spesso. Adesso non teme di nuovo una sua marcia indietro? «Credo proprio di no e comunque bisogna intendersi: se Berlusconi cambiasse opinione senza che cambiassero i fatti, non sarebbe una buona cosa. Ma se raggiungesse un accordo sulla base di un nuovo testo in cui le sue richieste e proposte fossero accolte, avrebbe tutto il diritto di ricucire e andare avanti». E che basi potrebbe avere questo accordo? Sempre e so¬ 10 quelle che piacciono a lei? «A me? A me piace il semipresidenzialismo alla francese. Ma credo che l'onorevole Berlusconi potrebbe cercare e trovare una base d'accordo su molte altre formule basate sulla figura forte del capo dell'esecutivo, per esempio con un cancellierato rinforzato alla tedesca». Quindi a lei non importa che le trattative vadano avanti? «A me? Io le trovo perfettamente legittime, per non dire doverose. Quello che temo è il basso profilo delle trattative». 11 presidente D'Alema dice che lui andrà avanti comunque. Che ne pensa? «E perché no, se è convinto di avere una maggioranza e di agire per il bene del Paese? Lui ha non solo il diritto, ma il dovere di far di tutto perché le sue riforme vengano approvate e poi sottoposte al referendum popolare per la loro legittimazione». Lei ha detto che Berlusconi ha di fatto cominciato le pratiche di divorzio da Fini. E Fini ha messo in guardia Berluconi dicendogli che «il Grancentrista» ha preparato la trappola nella quale il Cavaliere sta per cadere con tutta l'armatura. E' lei il Grancentrista? «Credo che Fini si riferisca alla mia proposta di unione nel Partito popolare europeo in vista delle prossime elezioni. Se è così devo dire a Firn che mi fa troppo onore ritenendomi capace di tendere da solo una trappola al secondo, e forse ormai primo, partito politico itabano. Beh, francamente devo dire che lavorare per un bipolarismo i cui componenti siano una sinistra di ispirazione socialdemocratica e un centro democratico e riformista, non sia una trappola ma un servizio al Paese. Sarebbe come se io dicessi che Fini prepara una trappola a Berlusconi legando Forza Italia a un partito di destra ormai democratica, ma che non ha niente a che spartire con il centro liberale». Insomma lei si proclama il padre nobile dell'ammissione di Forza Italia nel Partito popolare europeo. «Io sono fra quelh che si sono battuti per raccoglimento ancor prima che si verificassero certe condizioni. E questo non da solo ma insieme agli amici catalani, baschi, irlandesi, greci e del Benelux». In altre parole, Berlusconi entra grazie a lei, pagando come pedaggio la rottura con Fini. Dico bene? «Nessuna condizione. Semmai è vero che il naturale cammino delle cose facibterà la fine di quell'alleanza». Senatore Cossiga, le ripropongo una domanda che già le feci poco tempo fa. Al di là delle belle parole, lei non sta puramente e semplicemente ricostruendo la democrazia cristiar '? «A presui.. x dal fatto che non sarebbe un crimine, e constatata la simpatica soavità con cui viene considerata normale nel centrosinistra la presenza di un partito che porta l'allegro nome di Rifondazione comunista, partito che stimo ed esteticamente ajiuniro, io sono per la costituzione di un centro democratico e riformatore di ispirazione cristiana e liberaldemocratica, che si ispiri a valori umani condivisi da laici e da cattolici. Fu il laico e padre del liberalismo Benedetto Croce che scrisse "Perché non possiamo non dirci cristiani". Ora i valori cristiani sono condivisi da socialisti e liberali, e nel partito popolare europeo ci sono cattolici e protestanti, c'è il partito socialdemocratico portoghese e il liberale spagnolo, che certamente non sono e non sono stati democristiani, come i greci e altri ancora». Ma lei è comunque un fervente ex democristiano... «Sa chi sono gli unici due iscritti al partito popolare europeo, che non siano membri di un altro partito? Soltanto due persone. Il cattobeo Cossiga e il oberale Valéry Giscard d'Estaing. Siamo noi le due anime di una unione che mette insieme cristiani e liberali». Come definirebbe se stesso? «Non sono un conservatore, né un reazionario e tantomeno un clericale. Sono un democratico del Duemila. Un democratico europeo che pensa a un'Europa di forti valori condivisi, con una visione liberaldemocratica della storia e una forte e ben regolata economia di mercato». Paolo frizzanti it II risultato della Bicamerale non sta in piedi E'pericoloso per il Paese e va buttato come se fosse un prodotto tossico J j| a E'ammirevole il fatto che il Cavaliere non abbia esitato a mettere in crisi persino la sua alleanza colleaderdi ànmm 66 Ricostituire la de non è un crimine ma oggi c'è bisogno di un Centro riformatore di ispirazione cristiana e liberaldemocratica p Jj Francesco Cossiga A destra Nicola Mancino a E'ammirevole il fatto che il Cavaliere non abbia esitato a mettere in crisi persino la sua alleanza colleaderdi ànmm SAN MARINOSAN MARINO. Anchene per eleggere i 60 mParlamento unicame30.306 (in maggioran18.977 residenti all1.329 all'estero. Si candidati in lizzapresentate: Socia Francesco Cossiga A destra Nicola Mancino

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